Trentatré castelli degli Ubaldini nel territorio di Firenzuola
FIRENZUOLA – Il territorio del comune di Firenzuola, secondo un elenco citato dal Repetti, avrebbe avuto attorno al XIV secolo la presenza di ben 33 castelli tenuti dagli Ubaldini. Questa potente famiglia ha dominato per i primi tre secoli del secondo millennio i territori a nord di Firenze fino alla Romagna ed al Bolognese, in particolare la fascia appenninica tosco-romagnola allora chiamata Alpes Ubaldinorum , che dopo la conquista da parte della repubblica fiorentina sarà rinominata Alpi Fiorentine.
Di questi insediamenti castellani rimangono ancor oggi tracce più o meno visibili: a volte sovrapposte da successivi insediamenti, a volte ruderi di muraglie o resti di cisterne, dispersi in luoghi remoti e dimenticati. In alcuni ritrovamenti emergono soltanto flebili segni riconoscibili solo da occhi esperti: avvallamenti, terrapieni, reperti murari, pietre lavorate. Questi insediamenti o forse meglio definibili “presidi” che per la loro prevalente funzione erano costituiti da torri recintate (rocche) con più o meno munite difese al contorno (muraglie o steccati, da residenze fortificate (ville), da recinti difensivi ed alloggi in legno (bastie). Questi manufatti, ben lontani nella foggia dal Castello di Montaccianico, imponente fortificazione con doppia cinta muraria, casa madre della consorteria, nei pressi di Sant’Agata oltre il Passo de La Vecchia, rispetto ai nostri “castelli” delle Alpes. Non è dato sapere l’origine di questa struttura puntuale di presidi, ma certamente questa fascia appenninica è stata per quasi due secoli frontiera guerreggiata per tra il longobardo Ducato di Toscana ed il bizantino Esarcato di Ravenna,.
Tutti gli insediamenti di cui si parla saranno ceduti o conquistati dai fiorentini dopo un lungo conflitto con gli Ubaldini del Mugello, protrattosi tra il la metà del XIII secolo a quasi tutto il XIV, volto al controllo dei valichi e delle vie di collegamento tra Firenze, Bologne ed il nord Europa e frutto dell’espansione del Comitatus fiorentino attraverso la fondazione di nuove città, presidio della Repubblica prima e della Signoria poi, che nello specifico si manifestò con la fondazione delle “città nove”: Santa Barnaba (1306), l’attuale Scarperia, e di Firenzuola (1332).
Questi insediamenti, quando non distrutti nelle campagne di conquista, saranno tenuti con alterne vicende dai vicari fiorentini a controllo del territorio e delle popolazioni locali, fortemente radicate ai loro antichi signori e poco inclini ad inurbarsi nelle nuove fondazioni. Comunque, con il pur travagliato consolidamento del “castello” di Firenzuola, dal 1380 lo stesso viene ufficialmente annoverato tra le rocche ed i castelli del Comune fiorentino. I 33 castelli saranno abbandonati e coscientemente demoliti per evitarne ogni uso incontrollato e ridotti cave di pietra.
La visita di questi luoghi oltre l’intrinseco interesse storico, può indubbiamente essere un’occasione per spettacolari ed appassionanti escursioni sulla catena appenninica Tosco-Romagnola, ricca di naturalità paesaggistiche e di inimmagibili sovrapposizioni storiche. Non può passare inosservata la prevalente collocazione dei presidi su crinali o salienti topografici, soprattutto nel territorio montano delle “Alpes”. Molti affermano, per motivi strategico difensivi, senz’altro considerati dai fondatori, ma in realtà la motivazione prevalente è stata economico-funzionale: la viabilità da un lato e la fiscalità dall’altro.
La viabilità transappenninica del tempo era una rete di sentieri atti al transito di persone o animali da soma, giammai utilizzabile da carri od altri traini, che nella tratta Firenze-Bologna utilizzava prevalentemente il Passo di Fonte Manzina (Osteria Bruciata) ed occasionalmente il Passo del La Vecchia (strada) nei rapporti tra Montaccianico ed il Castello di Montegemoli presso Cornacchiaia, o il Passo della Mandria, tra il Monastero di Luco ed i suoi possedimenti presso Rifredo od il Monastero di Moscheta, il prossimo Passo del Giogo sarà reso transitabile con la nuova strada costruita da Firenze nel 1361 in alternativa al “vecchio tracciato Sant’Agata-Corniolo sotto il controllo Ubaldino. Il passo de Lo Stale (Passo de La Futa), proprietà del della Badia di Settimo presso Firenze, consentiva il collegamento verso Bologna sull’attuale itinerario della “Via degli Dei”. La traversa Futa-Raticosa era un incerto percorso poco utilizzato che diventerà strada granducale soltanto a metà del 1700.
Questa rete, per i commerci fiorentini, doveva un sicuro transito, sia nei confronti di razzie od aggressioni sia in termini di agibilità. A quest’ultimo riguardo i corsi d’acqua o le frane costituivano un grosso ostacolo per la preservazione delle merci e per imprevedibili piene o smottamenti che potevano costringere a lunghe soste o perigliose deviazioni. La costruzione di ponti come la manutenzione dei percorsi avrebbero richiesto ingenti costi, impensabili per quel tempo e per quella situazione topografica. Quindi che non meglio di pur impervi tracciati di crinale, senza attraversamenti di fiumi e geologicamente stabili. (ndr anche la SNAM nella realizzazione dei due metanodotti “Algerini” scelse questa soluzione di tracciato, per gli stessi motivi).
Tornando ai nostri castelli, tenendo conto che attraverso questa rete potevano transitare nemici ma soprattutto mercanti, ai quali si poteva imporre un pedaggio, importante entrata per l’economia curtense, si può comprendere che la loro localizzazione doveva essere funzionale alla difesa ed al controllo dei transiti delle persone e delle merci. D’altronde la stessa Repubblica fiorentina prima dell’apertura del conflitto con gli Ubaldini scoppiato nei primi anni del XIII secolo, aveva stipulato accordi con gli stessi per la tenuta in sicurezza delle strade che attraversavano i loro domini appenninici. Il pedaggio d’altronde era ed è sempre tato una tassa riconosciuta ed accettata nei confronti del proprietario del tracciato, che si impegna a mantenere agibile il percorso. Al tempo corrispondeva solitamente ad un quinto del valore della merce. Purtroppo il dominio del territorio articolato in un contesto a macchia di leopardo, tra poteri e signori disarticolati, se non in conflitto tra loro, determinò un forte ostacolo allo sviluppo commerciale di Firenze e delle nascenti città comunali ed un inevitabile conflitto di vita o di morte.
Di seguito l’elenco dei 32 castelli Ubaldini nel territorio del Comune di Firenzuola, i castelli delle “Alpi” ai quali si affiancavano altri castelli del “Podere” in quel di Palazzuolo e Marradi, i territori del crinale Appenninico confine tra Toscana e Romagna ed ancor prima tra Ducato Longobardo di Toscana ed Esarcato Bizantino di Ravenna.
Una opportuna precisazione sulla caratteristica di questi incastellamenti. Non dovete pensare che fossero dei manieri con mura torri e ponti levatoi, potevano essere una torre con annessa costruzione ed un recinto difensivo, il tutto in muratura (Le Piagnole) oppure in pali di legno (bastie) od anche careggiati fortificati a corte (Castelvecchio). Un fossato ed una cisterna per l’acqua piovana erano comunque sempre pressanti e queste componenti sono spesso le uniche tracce ritrovabili.
(1- continua)
Franco Poli
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