Chiesa di San Niccolò a Ferraglia (Vaglia)
Sfuggente e frammentata appare la storia nel territorio di Ferraglia, appendice collinare sulla destra della Carza poco distante da Fontebuona, con piccolo agglomerato di annose costruzioni che la posizione dominante e rare notizie di archivio documentabili all’XI secolo, indicherebbero come luogo di vedetta o antico castellare.
Tutta la zona di Ferraglia fu in antico proprietà dei Medici e più tardi della famiglia Corsini mentre i Pitti-Gaddi vi conservarono a lungo il patronato sulla chiesetta di San Niccolò.
La chiesa vecchia sorgeva all’apice della collina, nel luogo dell’attuale Campo Santo. Demolita per insostenibile precarietà strutturale fu ricostruita più in basso nell’attuale posizione, conservando del primitivo edificio le antiche campane e una splendida tavola giottesca attribuita a Lorenzo di Bicci. Le testimonianze più antiche dell’edificio che vediamo oggi sembrano risalire ad alcune citazioni registrate durante il sinodo fiorentino del 1286, mentre nel 1385 con decreto del vescovo Acciaiuoli le era annessa la chiesetta di San Lorenzo a Pezzatole. Nella seconda metà del Settecento tutto il complesso parrocchiale mostrava preoccupanti cedimenti strutturali con chiesa e canonica minaccianti rovina. I periodici interventi conservativi tenuti nei tempi successivi, hanno tuttavia garantito l’integrità della struttura che appare ancora in decoroso stato di conservazione grazie anche ad un ultimo restauro avvenuto ormai qualche decennio fa.
Dalla collina che ospita il Campo Santo, abbiamo un gradevole colpo d’occhio sulla parte tergale del complesso, inserito graziosamente fra le costruzioni medievali del borghetto che lo circonda. La copertura è a due spioventi con campaniletto a vela composto di due fornici arcuati. La facciata di bozze a vista presenta un semplice portale con tettoia sorretta da mensole di legno.
L’interno coperto a cavalletti è ad unica navata, con architettura semplice, priva di qualsiasi elemento che ne attesti i caratteri di antichità, forse celati dai fasti di un ultimo restauro troppo lineare e permissivo. Il presbiterio è rialzato di un gradino rispetto all’aula e accoglie l’Altar Maggiore di “materiale”ancora orientato secondo la celebrazione “a Deum” in uso prima del Concilio Vaticano II. Gli altari laterali sono due, entrambi di pietra, sorretti da colonne circolari.
Su quello di sinistra, in una piccola nicchia centinata si conserva una statuetta del Sacro Cuore mentre sulla parete opposta in Cornu Epistolae, un’altra nicchia centinata a fondo azzurro con decorazioni a stelle d’oro ospita la figura policroma dell’Immacolata Concezione.
Sempre sulla parete di destra, poco prima dell’altare della Madonna, una teca protetta accoglie la figura in gesso di Sant’Antonio recante i simboli propri dell’iconografia classica con il giglio della purezza, il libro della sapienza e l’immagine del Bambino che esprime il senso di profonda intimità con Dio.
Ancora sulla stessa parete ma in prossimità del presbiterio è visibile un semplice pulpito in muratura sorretto da mensole, recante la croce e le mani incrociate simbolo della pace.
Scheda e foto di Massimo Certini