VAGLIA – Un ambiente collinare dalla natura particolare caratterizzato da un folto mantello di boschi antichissimi, prati rigogliosi e limpide sorgenti, relegano Bivigliano a luogo ameno, in ogni tempo meta ambita di vacanze e di riposo, collocato a breve distanza dalla città, nell’angolo più meridionale del Mugello occidentale. Le citazioni più antiche della località sembrano leggibili in documenti del 925 e più tardi in carte analoghe rogate nel 1068, quando Bivigliano aveva ormai assunto il titolo di “Comunis et districtus.” Che la zona abbia mostrato sempre qualità di elevato interesse sociale ed economico, è dimostrato poi da una consistente raccolta di antichi documenti relativi a lasciti e contrattazioni di proprietà, rogati già nel corso dell’ XI secolo. Donazioni al vescovo di Firenze di boschi e terre posti in Bivigliano si registrano infatti nel 1083, con analoghi lasciti ed investiture di beni avvenuti ancora nel 1158 che avrebbero incrementato l’enorme patrimonio di “sostanze” posseduto dalla Mensa vescovile fiorentina sulle pendici del Monte Senario.

Nel 1188 anche le Monache Sant’Apollonia possedevano beni e terre in Bivigliano, parte lavorate dai propri coloni, parte concesse a livello ai coltivatori locali. Nel secolo successivo, attorno al 1241, un tal Giuliano da Bivigliano, per rimedio alle proprie debolezze terrene, donava allo stesso episcopio fiorentini, l’ottava parte delle sue terre e boschi, poste sul monte Asinario, tutti quei beni cioè che successivamente il vescovo Ardingo avrebbe donato ai sette Beati fondatori dell’Eremo del Monte Senario. Alla metà dell’XI secolo risalgono invece le prime note scritte relative alla chiesa intitolata a San Romolo, confermando approssimativamente le ipotesi di molti storici contemporanei, che indicano in un tempo imprecisato ma di poco anteriore al Mille, il probabile momento di costruzione di questo edificio di culto. Sancti Romoli de Bivilglano compare registrato nel celebre Libro di Montaperti, tra i popoli che presero parte all’epico scontro fra Siena e Firenze nel settembre del 1260.

Unita alla pieve di Larciano in Val di Faltona, della quale rimase a lungo suffraganea, la ritroviamo citata poco dopo nelle Rationes Decimarum del 1276-77 per le decime ecclesiastiche che era chiamata a corrispondere. Di patronato del popolo, verso la fine del XV secolo San Romolo a Bivigliano deve aver ricevuto il beneficio del Fonte Battesimale “ab immemorabili,”non solo per la sua lontananza dalla chiesa madre ma più probabilmente per il consistente incremento demografico avvenuto nella zona.

Dal 1798 la chiesa assume il titolo di prioria e nei secoli successivi l’intero complesso parrocchiale è sottoposto a periodici interventi conservativi e di restauro che ne hanno progressivamente impreziosito forme e architettura, promuovendo costantemente il gradevole aspetto di struttura romanica che oggi ci appare. Collocata nell’immediata periferia del borgo, la chiesa si mostra esternamente secondo un paramento di grandi bozze squadrate disposte in filaretto regolare. Il campanile quadrangolare si appoggia sul fianco destro del complesso, sostenuto da robusti barbacani su uno dei quali è incisa in numeri romani la data di costruzione. Don Orazio Raffini lo volle riedificare in sostituzione della precedente struttura a vela nel 1846, momento di radicale ricostruzione anche della canonica.La facciata si prospetta su di un ampio piazzale pavimentato con ampie lastre di pietra. L’ingresso è invece rialzato, raggiungibile da due brevi rampe di scale che danno accesso ad un bel porticato sostenuto da cinque pilastri quadrangolari. Sul lato sinistro del portico si conserva l’antico Fonte Battesimale in pietra.

Nella parte superiore della facciata si colloca l’oculo con l’immagine di San Romolo, opera di Fanfani di Monticelli apposta nel 1966, mentre la lunetta sopra la porta d’ingresso, reca scolpito il simbolo del martirio. L’interno privo di finestre, è ad unica navata coperta a due spioventi sorretti da capriate lignee. Le pareti mostrano ancora un elegante paramento di bozze a vista che si conclude nell’abside semicircolare al centro della quale è collocata una splendida terracotta invetriata.

L’opera datata intorno al 1494 e attribuita alla bottega di Andrea Della Robbia, mostra in una suggestiva cromia, le figure della Vergine col Bambino tra i Santi Romolo, Jacopo, Francesco e Giovanni Battista. Nella predella compare invece una Pietà con la Madonna, Giovanni evangelista, San Paolo e Sant’Antonio Abate. Ai lati della stessa predella gli stemmi della Croce del Popolo e il giglio di Firenze e nella parte sinistra il nome dei due committenti dell’opera, Fiore e Checho di Capo. L’Altar Maggiore è opera di Dino Nardi da Bivigliano, collocato dopo le disposizioni del Concilio Vaticano II, durante l’importante restauro del 1966 che vide anche la ricostruzione del porticato esterno. L’arredo ligneo del presbiterio proviene invece da Tosi, dalla bottega artigiana di Fabrizio Boninsegni ed è stato collocata nel 2007 da don Luca Mazzinghi, attuale priore.

Nella navata vi sono due altari laterali di pietra commissionati nel Settecento dalla famiglia Ginori. Entrambi ospitano opere di Pietro Annigoni, rispettivamente a destra la tela raffigurante Sant’Antonio da Padova apposta nel 1978 e a sinistra la tela della Madonna del Rosario del 1984.

Sulla parete sinistra, all’altezza del presbiterio, si apre la Cappella del Battistero, impreziosita da una pregevole scultura di legno intagliato policromo realizzata a grandezza naturale e raffigurante San Giovanni Battista.

L’opera databile agli inizi del XVI secolo (1515-1520 circa) e attribuita in passato a Michelozzo, mostra peculiarità distintive tipiche dello stile donatelliano, per altro perseguibili in opere analoghe presenti nel palinsesto artistico fiorentino della stessa epoca, anche se studi più recenti indicano Francesco da Sangallo come probabile artista esecutore dell’opera.

Fra le opere artistiche di pregio in dote alla chiesa, è da segnalare infine una piccola (cm 30X20) e singolare formella di pietra scolpita, forse appartenuta ad un antico tabernacolo. Il grazioso manufatto che riproduce a rilievo una Natività, è stato ritrovato qualche anno fa in prossimità della chiesa di San Romolo e datato intorno agli inizi del XIII secolo.
scheda e foto di Massimo Certini
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – novembre 2018