Chiesa di Santa Maria a Pulicciano
BORGO SAN LORENZO – L’intero territorio di Ronta costituisce un bacino inestimabile di nozioni indispensabili allo studio e alla conoscenza della storia più antica del Mugello. Reperti e tracce della presenza umana risalenti al periodo Neolitico si uniscono ad altre testimonianze non meno interessanti delle successive epoche etrusca e romana favorendo un quadro approfondito e cronologicamente attendibile della storia locale.
Dal colle di Pulicciano transitava quella viabilità antica che univa la bassa Annejanum (Borgo San Lorenzo) alla più settentrionale borgata di Castellum (Marradi), percorso intensamente frequentato in epoca romana e medievale. Proprio dai romani deve aver preso forma in Pulicciano, una prima fortificazione divenuta poi roccaforte degli Ubaldini e riconfermata loro da un diploma di Federico II emesso il 25 novembre del 1220. Il valore strategico attribuito alla rocca di Pulicciano nel periodo medievale è ancor oggi facilmente percepibile dall’esame della sua collocazione geografica, privilegiata e dominante la sottostante valle dell’Ensa.
Dopo il passaggio alla repubblica Fiorentina avvenuto nel 1254, il castello fu sede di numerosi scontri armati e vicende determinanti la crescita e la difesa del potere cittadino. Alla fine del XV secolo, Pulicciano figurava ancora fra gli organismi fortificati più importanti e meglio organizzati a difesa del Comune di Firenze. Come ogni struttura militare dell’epoca, anche Pulicciano ebbe il proprio luogo di culto, probabilmente edificato già agli inizi del XIII secolo, identificato al tempo come Santa Maria in Castello e affidato al patronato del popolo. Inserita nel piviere di San Giovanni Maggiore, la chiesa pagava 32 staia di grano all’esercito fiorentino per il sostegno dell’assediata Montalcino durante l’epico scontro tra Siena e Firenze combattuto a Montaperti nel 1260.
Più volte rimaneggiato nei secoli, il complesso attuale sorge sul luogo dell’antica rocca, con la canonica posta ad un livello inferiore sul fianco destro della chiesa e il massiccio campanile a pianta quadrangolare collocato nell’angolo posteriore destro. Un primo intervento conservativo e di ristrutturazione della chiesa fu compiuto nella prima metà del XVII secolo, in massima parte ad opera di don Lorenzo Pananti, sacerdote appartenente ad una delle famiglie più facoltose della zona che si adoperò per un radicale rinnovo degli arredi interni. Con decreto vescovile del 22 luglio 1640 la chiesa diveniva prioria e sul finire del XIX secolo il priore Gioacchino Materassi vi interveniva con un nuovo restauro, dando al complesso un aspetto poco diverso da quello attuale.
La facciata è a capanna, con croce metallica sull’apice e oculo circolare aperto nella parte superiore del prospetto. Un elegante motivo a formelle ogivate segue il profilo del sottotetto. Ai lati dell’ingresso sono presenti quattro lapidi commemorative una delle quali, posta nel 1921, ricorda i seicento anni dalla morte di Dante.
Forse il Poeta, coinvolto nelle vicende di Pulicciano, fu presente anche allo scontro armato fra ghibellini e guelfi neri avvenuto nel castello il 12 marzo del 1303.
Elegantissimo il portale d’ingresso, con stipiti e trabeazione di pietra che reca inciso il nome del priore Materassi e la data del restauro MDCCCXCVIII (1898). Sopra la trave, coperta da una piccola tettoia di laterizi, è una splendida lunetta cuspidata in maiolica policroma delle Fornaci San Lorenzo apposta nel 1927. Il manufatto realizzato su disegno di Galileo Chini si propone con effetti di notevole impatto cromatico che esaltano la figura centrale dell’Assunta e valorizzano i particolari laterali dell’opera, con gli scorci dell’antico castello e della chiesa, inserita in un contesto poco diverso dall’attuale. Nella parte inferiore, sorretti da protomi leonine, sono gli stemmi a rilievo della Croce del Popolo e della famiglia Materassi.
L’interno offre un colpo d’occhio suggestivo e gradevole, in massima parte dovuto all’opera di restauro secentesca compiuta da don Lorenzo Pananti, con arredi che conferiscono eleganza e armonia all’intero ambiente sacro. La navata è coperta a capriate e pavimentata in cotto, con mattoni posati a lisca di pesce; una balaustra a colonnette cilindriche divide l’aula dal presbiterio, a sua volta rialzato di due gradini. Sopra l’ingresso è la cantoria con l’organo realizzato nel 1882 e decorato con pannelli a motivi floreali.
Gli altari laterali sono quattro, tutti di pietra serena e caratterizzati da un’architettura similare con colonne circolari, trabeazioni modanate e timpano.
Sul primo altare di destra si conserva una tavola della Vergine col Bambino fra Santa Brigida e Santa Lucia attribuita a Giovanni Balducci e databile al 1611, lo stesso anno di costruzione dell’altare. Sul gradino che precede l’altare si colloca il Fonte Battesimale a pianta ottagonale con pannelli policromi in bassorilievo, realizzato da Padre Edoardo Rossi da Bosco ai Frati nel 1922.
Il secondo altare di destra porta lo stemma dei Pananti e la data di costruzione, 1635. Conserva un dipinto di scuola fiorentina della stessa epoca, raffigurante Gesù Crocifisso fra San Sebastiano e San Francesco.
Fra i due altari è collocato un raffinato pulpito in legno di noce eseguito nel 1909 dall’artigiano locale Giuseppe Romagnoli su disegno del dott. Francesco Magnani.
La tela sul primo altare di sinistra porta la data 1654 e rappresenta la Madonna della Cintola fra Sant’Agostino, Santa Brigida, Santa Caterina d’Alessandria e San Niccolò da Tolentino.
Alla base di questo altare è sistemato il gruppo del Compianto di Cristo morto, popolarmente conosciuto come il gruppo delle Verginelle. L’opera è composta da sei personaggi in terracotta policroma fra i quali, attorno al Cristo deposto, si riconoscono le figure di San Giovanni Evangelista, la Vergine Maria, Marta, la Maddalena e Maria di Magdala. I ripetuti e grossolani interventi conservativi hanno alterato parte delle caratteristiche originali del manufatto che tuttavia i tecnici del nostro tempo non esitano a giudicare prossimo alla tecnica e allo stile di Benedetto Buglioni, datandolo alla fine del XV secolo. Realizzato come arredo dell’adiacente oratorio della Compagnia, nel 1984 fu traslato nell’attuale posizione al fine di tutelarne l’integrità.
Il secondo altare di sinistra ospita un pregevole olio su tela dipinto da Orazio Fidani nel 1630 e raffigurante l’Annunciazione. Nel presbiterio si focalizza l’opera pittorica di maggior pregio, riferibile alla pala d’altare centinata raffigurante l’Assunzione di Maria e Santi.
Si tratta di una tempera su tavola di pittore anonimo realizzata nella seconda metà del XVI secolo. Da lungo tempo attribuita alla scuola di Andrea del Sarto, l’opera ha ricevuto nuova considerazione dagli storici che la classificano ora prossima ai modi di Santi di Tito. Il dipinto si colloca al centro di una struttura monumentale in pietra serena con colonne cilindriche e capitelli compositi che sostengono una trave modanata recante lo stemma dei Pananti.
Ai lati dell’altare si affiancano due portali in pietra serena per l’accesso alla sacrestia e ai locali di servizio, caratterizzati da un timpano arcuato interrotto e dallo stemma dei Pananti posto nella chiave dell’arco. Sulla parete destra del presbiterio è murata una piccola maiolica policroma frammentata, raffigurante l’Annunciazione e proveniente da un semplice tabernacolo campestre un tempo presente nella zona. Nonostante il pessimo stato di conservazione, l’oggetto si propone come reperto di notevole valore storico, raro esempio di un’esigua produzione di targhe in ceramica prodotte dalle fornaci di Cafaggiolo nel Cinquecento. Sulle pareti del presbiterio restano visibili altre opere pittoriche provenienti dalle chiese limitrofe.
Un piccolo sentiero selciato scende al vicinissimo oratorio della Compagnia dedicato alla Vergine Annunciata posto poco più in basso del complesso parrocchiale. Di origini molto antiche, il piccolo luogo di culto era attivo e molto frequentato almeno fino alla seconda metà del secolo scorso; oggi è ancora custode di uno splendido affresco realizzato da Mariotto Albertinelli verso la fine del Quattrocento raffigurante l’Annunciazione.
Massimo Certini
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 29 agosto 2021
complimenti per l’articolo molto dettagliato. bellissime le immagini.