Chiesa di Santo Stefano a Cornetole
SCARPERIA E SAN PIERO – Ecclesia Sancti Stephani de Cornietula è il termine antico che identifica la chiesetta di Santo Stefano a Campomigliaio posta in posizione più elevata sulla riva destra della Carza a circa tre chilometri da San Piero a Sieve.
Cornietula, corrotto nel moderno Cornetole, è un vocabolo abbastanza desueto in Mugello e ancor più difficile sembra la sua attribuzione alle caratteristiche locali e ambientali per una sua valutazione critica attendibile. Tuttavia, con qualche licenza, l’analisi del termine (cornietula o corniola) può ricondursi ad una toponomastica di carattere vegetale e alla pianta del corniolo, piccolo arbusto a crescita plurisecolare, dai frutti commestibili e legno molto duro, largamente usato in passato per l’oggettistica di usura ma anche per le sue proprietà tintorie e officinali, ritenuto addirittura sacro da alcune comunità ortodosse. Non è da escludere che la zona fosse in passato ricca di questa pianta e proprio le sue preziose e molteplici qualità, determinassero dispute e contese tra le Signorie del Medioevo.
Proprio nella chiesa di Santo Stefano sembra rogato un atto notarile del 1210 con cui si riconoscevano diritti per la coltivazione di alcuni appezzamenti di terra all’abate della Badia del Buonsollazzo. Nella zona ebbero vaste proprietà anche i Medici, spesso in attrito con i monaci di quel Monastero per limiti di proprietà ed usufrutto dei terreni.
L’abate del Buonsollazzo avrebbe a lungo reclamato alcuni diritti di proprietà nel popolo di Cornetole, fino a che un atto notarile del 17 settembre 1317 riconosceva definitivamente i beni a Bernardino di Ugo di Giambuono de Medici, ormai custodi di quelle terre da tempo immemorabile. In epoca più tarda altre illustri casate signorili quali i Rigogli, i Pepi e i Rinuccini furono presenti nel popolo di Santo Stefano, proprietari di ville, boschi, terreni e strutture poderali come quella di Meletro o del Crognolo, attuale Palazzaccio.
Le notizie più antiche sulla chiesa di Santo Stefano a Cornetole risalgono invece al 1122 per una “ricordanza” conservata fra le carte della Badia del Buonsollazzo. Nello stesso documento troviamo citata come suffraganea di Santo Stefano, la rettoria di San Martino a Briano, piccolissimo luogo di culto, oggi completamente scomparso, collocato un tempo nelle adiacenze dell’omonima poderale di Briano di Sopra. Dal 1341 San Martino era inglobato nel Comune di Spugnole e agli inizi del Seicento la chiesetta manteneva ancora intatto il proprio ruolo di parrocchiale, custodita e mantenuta da Napoleo Giovan Battista Borghi, rettore di Spugnole che vi officiava regolarmente. Trasformata in oratorio, avrebbe subito un rapido declino con progressivo decadimento strutturale, tanto da non conservare più alcuna traccia della sua presenza già nelle prime decadi dell’Ottocento. Inizialmente la chiesa di Santo Stefano ebbe fra i propri tutori le famiglie dei Pitti e dei Gaddi e solo più tardi il patronato sarebbe passato ai Medici, proprietari maggiorenti della zona.
In varie epoche la chiesa fu annessa a quella di San Pietro a San Piero a Sieve e disunita dalla stessa solo nel 1782, quando divenne parrocchia autonoma. L’edifico antico fu probabilmente trasformato in una struttura più moderna sul finire del Cinquecento e sarebbe stato nuovamente ricostruito, insieme alla canonica, tra il 1848 e il 1850, secondo un aspetto architettonico non molto diverso da quello attuale, ad eccezione della torre campanaria collocata allora nella parte anteriore, sul lato destro della facciata.
La ristrutturazione radicale avvenuta nella prima metà del Novecento avrebbe generato un aspetto completamente nuovo del complesso, dovuto alla demolizione del campanile e alla sua ricostruzione sull’angolo posteriore sinistro della chiesa, mantenendo tuttavia la planimetria quadrangolare della torre. Allo stesso intervento dovrebbero appartenere anche le modifiche della facciata, con l’abbassamento della parte cuspidale del prospetto, l’eliminazione del rosone circolare, sostituito dalla bifora attuale con pilastrino centrale e l’apposizione della tettoia di laterizi a protezione dell’ingresso. Per la sua lontananza dalla matrice, dal 1930 la chiesa fu dotata di Fonte Battesimale.
L’interno è ad unica navata, con copertura a volta e cornice modanata all’imposta che segue l’intero perimetro dell’aula. Il presbiterio è rialzato di due gradini, delimitato da un arco trionfale poggiante su colonne quadrangolari e illuminato da una finestra aperta nella parte superiore della parete destra.
L’arredo si mostra essenziale, conseguenza delle disposizioni post conciliari e dell’adeguamento liturgico compiuto nella seconda metà degli anni sessanta del Novecento. Con quell’intervento furono sostituiti gli altari laterali, tolta la balaustra a colonne che delimitava il presbiterio e demolito l’Altar Maggiore di gusto barocco, con il Crocifisso di legno policromo del XVII secolo, ora disposto sulla parete di fondo sopra il tabernacolo.
Sulle pareti laterali dell’aula, in prossimità del presbiterio, sono due piccoli altari speculari con mensa di pietra e nicchia centinata. Quello di destra ospita la statua di Santo Stefano (XIX secolo) patrono della chiesa, mentre nella nicchia dell’altare sinistro trova giusta collocazione una splendida terracotta policroma della Vergine Orante databile alla fine del Quattrocento.
Il manufatto, popolarmente conosciuto come la Madonna dell’Umiltà, riproduce la Vergine in ginocchio e a mani giunte, secondo lo stile prossimo a Matteo Civitali o alla sua scuola. Profondamente radicata nella devozione popolare, l’immagine era particolarmente venerata in alcuni momenti dell’anno liturgico, con funzioni solenni che si tenevano nelle ricorrenze del 15 agosto e dell’8 settembre, giorno celebrativo della nascita della Madonna.
Nel presbiterio, accanto alla porta di sacrestia, è la statua in gesso di San Giuseppe col Bambino databile al XX secolo. Il Fonte Battesimale è collocato in controfacciata, a destra dell’ingresso; ha struttura circolare in pietra serena realizzata nel 1966 e impreziosita da un’elegante terracotta di Padre Edoardo Rossi da Bosco ai Frati (1874 – 1934) riproducente il Battesimo di Gesù.
L’opera, era un tempo a corredo del vecchio Fonte realizzato dallo stesso frate e collocato nei locali della sacrestia; fu traslata nell’attuale posizione nel 1998. In passato si poteva ammirare in chiesa anche un dipinto su tela del XVII secolo raffigurante la Sacra Famiglia con San Giovannino, dal 1974 ritirato dall’Istituto di Soprintendenza alle Gallerie per un intervento conservativo e tuttora in restauro.
Massimo Certini
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – agosto 2021
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