Ed ecco l’istrice! Con i cambiamenti climatici non solo sparizioni ma anche nuovi arrivi
MUGELLO – Dato il costante aumento della temperatura terrestre, abbiamo visto (articolo qui) che ci sono specie animali e vegetali a rischio estinzione (“in uscita,” se così si può dire). Ma ve ne sono molte altre “in entrata”.
Se il geko (articolo qui), un animale a sangue freddo, ha risentito lentamente del variamento climatico, un caso più eclatante è quello dell’istrice, che ho potuto seguire in diretta essendomi trasferito dal Polesine a Vicchio all’inizio del 1973.
L’istrice era in Mugello un animale sconosciuto, però ben presente in Maremma, cioè nel sud della Toscana. Dopo la fine della Piccola Glaciazione, circa 160 anni fa, il clima ha iniziato a migliorare, pur con alti e bassi, così piano piano questo animale ha allargato il proprio areale e negli anni ’70 l’allargamento è divenuto velocissimo, proprio a causa del cambiamento delle temperature. L’ho verificato un paio d’anni dopo il mio arrivo quando ho sentito parlare di cani da caccia, su Monte Giovi, feriti alla faccia dagli aculei del roditore: evidentemente i cani non ne avevano mai visto uno e non avevano idea che bucasse! Poi seppi che un signore ne aveva ucciso uno che gli devastava l’orto nei pressi del passaggio a livello sulla statale: questo significava che avevano superato il più grosso ostacolo naturale alla loro espansione verso Nord, la Sieve.
Un anno dopo ebbi una segnalazione di tane all’Incastro, località all’altezza delle Caselle. Da lì in poi non c’erano più barriere all’espansione verso l’Appennino, essendo stati superati tutti gli ostacoli (strade, ferrovie, zone intensamente abitate) e così in poco tempo l’istrice ha colonizzato e superato la montagna, scendendo sul versante romagnolo. A Castagno d’Andrea le tane sono presenti ormai da qualche decennio intorno ai mille metri.
L’amico Duccio Berzi, il grande “luparo” della provincia di Firenze, mi portò un giorno nei pressi di Mucciano, dove mi mostrò una “città degli istrici”, con varie tane e molti sentieri perfettamente lisci, perché spazzati in continuazione dagli aculei dei roditori. Mi raccontò che un giorno aveva accompagnato al rifugio “La Serra” un gruppetto di zoologi svizzeri per studiare le tracce del lupo ma loro si mostrarono interessati, con sua grande sorpresa, soprattutto alle abbondanti tracce di istrici presenti nella zona.
Del resto è comprensibile la sorpresa di svizzeri che si ritrovano animali tipicamente africani quasi sull’uscio di casa! Fu proprio dall’Africa che i Romani importarono questo animale, allevato per le sue carni gustose. Così si è acclimatato e, fuggito dagli allevamenti, è entrato stabilmente nella fauna delle zone più calde del paese. Quando gli si è presentata la buona occasione, il miglioramento termico, ha moltiplicato la sua presenza sul territorio arrivando alla pianura padana.
Anche tra gli uccelli ci sono elementi “in entrata”. A parte l’enorme espansione delle gazze, fino ai primi anni ’90 presenti in numero molto modesto e oggi visibili ovunque, mi piace ricordare il caso dei gruccioni, uccelli africani che da noi capitavano (raramente) durante l’estate. L’amico Renato Costi, valoroso ed appassionato ornitologo mugellano, mi segnalò una prima nidificazione nel 1996 in una proda sabbiosa tra Ronta e Luco. La nidificazione è un fatto importantissimo, perché è il primo passo verso un possibile insediamento stabile in un determinato territorio, pur non essendo ancora un passo definitivo, data la grande mobilità degli uccelli. Ma l’importanza del Mugello nel fenomeno delle migrazioni merita un discorso più ampio.
Paolo Bassani
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 18 aprile 2021