Gasparrini e Altieri raccontano “La comunità di Vicchio” nel Settecento
VICCHIO – E’ davvero un bel libro, quello in uscita per le edizioni Noferini di Borgo San Lorenzo, scritto a quattro mani da Adriano Gasparrini e Alfredo Altieri. Che hanno unito la loro comune passione per la ricerca storica locale per raccontare, usando fonti dell’epoca, “La comunità di Vicchio nel Settecento”. Libro interessante, basato sul manoscritto del podestà vicchiese Mannucci, libro scritto bene, e che bene ricostruisce la vita a Vicchio di quasi tre secoli fa.
Il volume è introdotto da una prefazione, non formale, del sindaco Roberto Izzo e dell’assessore alla cultura Carlotta Tai. La riportiamo integralmente perché molto bene illustra le caratteristiche e il valore del libro.
Accogliamo con vera soddisfazione la stampa di un nuovo libro su Vicchio curato da Adriano Gasparrini, che da tanti anni studia con passione la storia del Mugello, e da Alfredo Altieri a cui dobbiamo la scoperta in una biblioteca di Firenze di un manoscritto di straordinario interesse datato 1743.
Dobbiamo confessare la nostra sorpresa quando abbiamo appreso che l’estensore di questa relazione era proprio il podestà di Vicchio, Valentino Felice Mannucci, che durante il suo mandato aveva voluto censire tutti i beni di qualche valore che si trovavano in questo territorio percorrendolo palmo a palmo: è entrato nelle sacrestie per rovistare nei registri parrocchiali, è salito sui campanili (quando non erano pericolanti) per trascrivere le iscrizioni delle campane, ha parlato con i proprietari per avere informazioni su ville e oratori.
Sembra che il suo scopo finale fosse quello di pubblicare un libro sull’intero Mugello ma anche se il progetto non è andato in porto non c’è dubbio che ci ha fatto un regalo straordinario. I suoi scrupolosi appunti, rimasti in gran parte finora sconosciuti, ci descrivono un ambiente completamente diverso da quello odierno, innanzitutto per le trasformazioni intervenute nei due secoli successivi, seguite dalla traumatica fine della mezzadria e dall’abbandono dei poderi negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso.
A prima vista salta agli occhi l’inesorabile deperimento degli edifici sacri e civili, logorati dalla «voracità del tempo» (come la chiama icasticamente Mannucci) e ancor più dai ricorrenti terremoti, il più violento dei quali, quello del 1919, causò tali rovine da poter affermare che non vi sia rimasto un solo elemento del patrimonio architettonico qui descritto che non abbia mutato i propri connotati. A ciò si aggiungono gli sconvolgimenti causati dalle guerre, le soppressioni di istituzioni religiose, la distruzione o lo snaturamento di tante ville, oratori e cappelle che punteggiavano la nostra campagna. Senza contare che più recentemente vi è stato il generale abbandono delle numerose parrocchie rurali da parte del clero.
Questo libro non si limita a riprodurre e commentare scrupolosamente il testo del Mannucci ma vuole tratteggiare le condizioni economiche e sociali di Vicchio nel corso del secolo XVIII cercando e studiando i documenti conservati negli archivi pubblici e privati. Ne viene fuori una ricostruzione a tutto tondo della vita quotidiana dei nostri progenitori che indaga anche su aspetti poco noti, ad esempio i crimini più ricorrenti.
Sappiamo bene che anche in questa parte del Mugello coloro che hanno lasciato una traccia del loro passaggio non sono gli strati più umili ma poche famiglie di possidenti, tra le quali quella dei Buoni, oggi estinta, ai quali è intitolata una piccola piazza del nostro centro storico. Per una felice coincidenza un gruppo di nostri concittadini ha ritrovato e acquistato un prezioso Decimario dove vengono descritti i beni di questa casata e si è così potuto disporre di una ulteriore fonte per la ricerca.
Se alcune parti del libro saranno apprezzate solo dai lettori specializzati, non mancano però dettagli curiosi e divertenti che lo rendono godibile a tutti, tanto più che è stato arricchito con illustrazioni, disegni, carte e cabrei di notevole valore, parte dei quali riprodotti per la prima volta.
Non dubitiamo che la lettura di queste pagine riscuoterà l’interesse di chi è nato e vissuto a Vicchio perché vi troverà tante tracce del proprio passato ma siamo certi che susciterà l’attenzione anche di chi risiede o frequenta il paese in tempi più recenti, visto che tanti nostri concittadini provengono da altre parti d’Italia o del mondo. Si tratta di un’operazione culturale molto importante constatando che le nuove generazioni sono proiettate nel futuro e spesso sono portate a considerare le vicende dei propri progenitori come un’inutile zavorra. Nulla di più sbagliato: se il passato non è certo da rimpiangere è pur vero che di esso siamo pur inconsapevolmente eredi per cui bisogna conoscerlo e riappropriarsene criticamente in modo da interpretare meglio il presente e affrontare con più consapevolezza le difficoltose sfide che ci impone il nostro tempo. La conoscenza della storia del paese in cui si vive è un elemento basilare per rinsaldare la memoria collettiva e far crescere il senso di appartenenza alla propria comunità, al di là di ogni angusto localismo.
Per questo rivolgiamo un sincero ringraziamento agli autori per il lavoro che hanno svolto.
Il Sindaco di Vicchio
Roberto Izzo
L’Assessore alla Cultura
Carlotta Tai
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 10 maggio 2017
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