MUGELLO – Nel febbraio di quest’anno (e quindi nel momento più sfavorevole che si potesse immaginare) è uscito il libro di Marco Sterpos dal titolo “Il poeta, la donnissima e il generale. Il grande amore di Giosué Carducci” (Modena, Mucchi Editore). Ora che torniamo a respirare un po’ e le librerie hanno riaperto vogliamo parlarne con l’autore, che è nato nel 1939 a Borgo San Lorenzo e ha vissuto per molti anni a Luco di Mugello. Ricordiamo che Sterpos due anni fa ha pubblicato con lo stesso editore il volume Amarcord da una vita, contenente le riflessioni sulla sua lunga carriera nella scuola come docente e preside, prima in Mugello poi in Valdarno, ma anche memorie della guerra vissuta da bambino, di sport e della sua esperienza su Facebook.
Professore, al Carducci lei ha dedicato un’attenzione speciale sin da giovane facendone oggetto della sua tesi di laurea. Oggi, dopo tanti anni di attività di ricerca in campo letterario, si è deciso di raccontare la tempestosa e travolgente passione del vate dell’Italia unita per Lina Cristofori Piva, per la quale Carducci stesso coniò l’inedito termine di “donnissima”. Perché ha scelto la chiave romanzesca anziché quella del saggio accademico? Bella domanda. In realtà avevo inizialmente pensato di raccontare questo amore scrivendo una biografia di Lina Cristofori Piva, ma poi ci ho rinunciato rendendomi conto che ricostruire questa storia documenti alla mano era praticamente impossibile perché, se è vero che di essa sappiamo l’essenziale è altrettanto vero che ci sono anche molte cose che non sappiamo, con non pochi vuoti da riempire. Ciò perché su questa storia è stata calata per almeno un secolo una soffocante cappa di censura moralistica, come se si fosse trattato di una vicenda indicibilmente vergognosa e dell’unico amore extraconiugale del mondo: basti pensare che delle lettere di Lina, che certo sono state scritte a centinaia, se ne sono state recuperate a stento una settantina e solo da pochi anni e che sicuramente sono state fatte sparire anche lettere dello stesso Carducci nonostante che ne siano state pubblicate quasi seicento. Stando così le cose ho preferito utilizzare sì i tanti documenti rimasti (non solo lettere ma anche le poesie carducciane dedicate a Lina) ma riempiendo i vuoti che essi lasciano con la fantasia, in un libro di quelli che Manzoni chiamava «componimenti misti di storia e d’invenzione». Sono stato indotto a ciò anche perché con il libro autobiografico che ho scritto due anni fa, dopo tanti libri di critica letteraria ho scoperto la scrittura creativa e così in questo libro a entrare nei panni di Giosuè (o Giosuè come volle chiamarsi anni dopo) e Lina e immaginare le loro vicende mi sono molto appassionato e anche divertito.

Il libro spiega bene come questa donna abbia sconvolto la mente e i sensi del Carducci divenendo addirittura la sorgente ispiratrice della sua poesia (un tema peraltro che ricorre nella storia della letteratura italiana, da Dante e Petrarca fino a Dino Campana, per restare nelle nostre vicinanze). Qui però la vicenda amorosa ha peculiarità davvero singolari: non mi figuravo un Carducci così pazzamente geloso! Qual è il segreto della forte carica seduttiva della Cristofori? A vederla non sembra la classica femmina fatale…. In realtà già tra i contemporanei c’era chi giudicava Lina non bella o addirittura brutta, ma che Carducci lo facesse impazzire è dimostrato con assoluta certezza dalla rovente passione per lei di cui Giosuè inonda tante sue lettere. E certamente da lei sono stati molto attratti anche non pochi altri uomini, scatenando le furibonde gelosie di Carducci, forse non sempre ingiustificate. Mi sembra indubbio quindi che fosse donna che aveva e sapeva far valere un potenziale erotico molto forte, insomma una grande amatrice. Ma al di là di ciò, e nonostante che abbia forse avuto qualche avventuretta, Carducci era per Lina il vero grande amore che ebbe fine solo con la morte, ed inoltre il grande potere che essa esercitava su Giosuè derivava anche dal fatto che era donna colta e raffinata e sapeva comprendere la sua poesia come pochi in Italia. E si deve registrare anche il fatto che negli ultimi dell’amore tra lei e Giosuè Lina si vide insidiato il ruolo di prima ammiratrice e ispiratrice del poeta nientemeno che dalla regina Margherita, che nel novembre 1878 ebbe con Carducci un famoso incontro nel quale gli dichiarò grande ammirazione e mostrò di comprendere le sue poesia, affermando di conoscerne a mente molte: e il poeta la ricambiò con un’altrettanto famosa ode, Alla Regina d’Italia. Di tutto ciò Lina certo non poté essere contenta.
La storia è godibile e di facilissima lettura perché intessuta di tanti piccoli particolari frutto in gran parte della capacità di immaginare ambienti e situazioni di quel tempo, servendosi però di un solido strumento documentario costituito dalle 600 lettere inviate dal poeta all’amata. Come ha fatto ad offrirci una cronaca passionale con tanta verosimiglianza? Se questa verosimiglianza c’è la si deve al fatto che Giosuè e Lina sono diventati in tanti anni che li ho studiati, vere e proprie “persone di famiglia”. Il che vuole dire che li ho amati e li amo (quasi sempre l’autore ama i suoi personaggi) e quindi mi è stato facile immedesimarmi in loro, vivere le loro emozioni, i loro sentimenti, i loro momenti di esaltazione, le loro delusioni, i loro pensieri.

Il terzo protagonista del libro è appunto il marito di Lina Cristofori, il generale Domenico Piva. Da come ha ben tratteggiato la sua figura non sarebbe giusto liquidarlo sbrigativamente come un cornuto consapevole e contento. Grandeggia invece per il suo tenero eroismo, non è vero? Il buon generale Piva è indubbiamente il personaggio che più mi è stato difficile da decifrare. Fu un eroe garibaldino ed un uomo di provata onestà, però certamente non un genio: amava ardentemente sua moglie, la quale per lui provava al massimo rispetto e compassione (lo rammentava per lo più come “pover uomo”). Sebbene nessuno lo abbia finora affermato, secondo me egli era perfettamente al corrente della storia tra Lina e Giosuè e aveva deciso di non ostacolarla. Basterebbe da sola a dimostrarlo quella sua lettera a Carducci di cui parlo alle pagg. 209-210 nella quale egli quasi implora il poeta di rimediare a una sua lettera che ha gettato Lina nella disperazione, anche venendo a trovarli, e conclude professandosi devotissimo ammiratore del poeta: lettera autenticissima rimasta dimenticata a Casa Carducci per più di un secolo e da me pubblicata in una rivista letteraria. Ma, come dice lei, guardiamoci bene da considerare il generale Piva il classico “cornuto contento”: questa sua accettazione dell’amore di sua moglie per un altro io la spiego con un amore, davvero eroico, che il buon Domenico provava per lei: convinto che Lina fosse una donna superiore nata per vivere nelle alte sfere della letteratura e della poesia alle quali lui, onesto ma incolto militare non poteva assolutamente aspirare, pensava che la moglie avesse diritto a vivere un grande amore con quel Carducci che anch’egli ammirava come sommo poeta.
Adriano Gasparrini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 4 Ottobre 2020