MUGELLO – Tra il 1922 e il 1924, negli anni della Marcia su Roma e dell’omicidio Matteotti, il Mugello rimbalzò un paio di volte nel dibattito parlamentare, sempre in sedute di straordinaria importanza, drammatiche addirittura. Lo citò per primo Filippo Turati nel novembre 1922. Il patriarca del socialismo italiano attaccò violentemente Mussolini, da poco artefice della marcia sulla capitale. Giudicava quell’atto non una rivoluzione ma un mini colpo di stato all’interno della classe dirigente. Turati citò, a conferma, un verso del poeta mugellano: ‘levati di lì che ci vo’ star io’, come si fosse trattato di un banale ricambio nella stanza dei bottoni. Chi è il poeta mugellano?
Due anni più tardi, il 7 giugno 1924, a conclusione del dibattito sul discorso della Corona, toccò a Benito Mussolini. Matteotti, nella seduta del 30 maggio, aveva sferrato un attacco diretto al duce, ritenendolo responsabile delle tante violenze avvenute in campagna elettorale. Vi erano stati parecchi morti ammazzati, scorrerie nei circoli e nelle case del popolo, assalti alle sedi sindacali. Sarà proprio quel discorso, assieme ad altre cause, a convincere Il Duce che Matteotti andasse eliminato. Rapito e ucciso appena undici giorni dopo. Il capo del governo risponderà al deputato socialista ricordando i cadaveri fascisti. Li elencò uno per uno, una ventina, fino ad Annibale Fontani, sindaco quarantenne di Londa in Mugello, ucciso a colpi di piccone da un sovversivo nell’aprile di quello stesso anno. Annibale era stato un fascista della prima ora, intruppato nella III legione fiorentina aveva partecipato alla marcia su Roma. Divenne un martire del regime.
Riccardo Nencini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 19 Gennaio 2020
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