Il Mugello, un cervo, Barbarossa e gli Ubaldini. La storia di un falso
MUGELLO – Nel 1184 durante la visita dell’imperatore Federico Barbarossa, nel corso di una battuta di caccia in suo onore, Ubaldino Ubaldini afferrò un cervo per le corna e lo trattenne, in modo che l’imperatore lo potesse trafiggere e uccidere. Federico, rimasto impressionato dal coraggio di Ubaldino, gli donò la testa come trofeo e gli concesse di utilizzarla come insegna e come arma sullo stemma della casata. In più l’imperatore volle che durante il suo soggiorno, il detto Ubaldino, montasse il cavallo che conduceva sempre con sé e che la sera si sedesse presso la sua mensa.
L’origine di questo episodio sembrerebbe confermata dal contenuto dell’iscrizione, su una lapide marmorea, attribuita a Ubaldino detto del Cervo (che secondo la tradizione assistette ai fatti) e datata, appunto, 1184. In questo marmo, infatti, viene raccontato l’episodio e si fa seguire dalla genealogia che avrebbe dovuto corroborare le pretese dinastiche della famiglia sui possedimenti del Mugello.
Il testo dell’iscrizione, è stato riportato in diverse versioni. Ho scelto quella di Giovanni Ferro, tratta dal suo “Ombre apparenti nel teatro d’imprese” del 1629, che è la seguente:
De favore isto
gratiae refero Cristo,
factus in festo serenae
sanctae Mariae Magdalenae,
ipsa peculiariter adori;
ad deum pro me peccatori,
con lo meo cantare
dalla vero, vero narrare,
nulla ne diparto.
Anno millesimo
Cristi salute centesimo
Octuagesimo quarto,
cacciato da’ veltri,
a furore per quindi eltri
mugellani cespi un cervo
per li corni ollo fermato,
Ubaldino genio anticato,
allo sacro imperio servo
u co’ piedi ad avacciarmi
et con le mani aggrapparmi
alli corni suoi d’un tracto
lo magno ser Federico
che scorgeo lo ‘ ntralcico
accorso lo svenò di facto
però mi feo don della
coronata fronte bella,
et per le ramora degna,
et vuole che la sia
della prosapia mia
gradiuta insegna
lo meo padre è Ugicio,
e Guarento avo mio
già d’Ugicio, già d’Azo,
dello già Goticchino,
dello già Luconazo.
Questo antichissimo marmo era conservato nelle case degli Ubaldini a Firenze, che erano in via Martelli e in via del Cocomero (ora via Ricasoli), proveniente probabilmente da qualche castello mugellano. Nel 1804, dopo la morte di Giuseppe, ultimo discendente della casata e in seguito alla vendita delle proprietà, fu portato nella villa il Monte, vecchio possedimento della famiglia. Qui venne dimenticato in una soffitta, fino a quando Paolo Cecchi, fattore della villa, che nel frattempo era passata in proprietà alla famiglia Vai, lo ritrovò e lo fece murare in una sala al pian terreno, dove era presente perlomeno fino ai primi del 900, come ci testimonia Pio Raina nel suo “L’iscrizione degli Ubaldini”.
Il testo dell’iscrizione fu pubblicato per la prima volta da Vincenzo Borghini nel 1585 nella “Seconda parte de’ suoi discorsi”. Nel 1588 Giovan Battista Ubaldini lo ristampò nella storia della sua famiglia allo scopo di nobilitare gli ascendenti della casata, la quale aveva fondato le pretese feudali su due concessioni di Federico Barbarossa e di Federico II. La prima, quella che qui ci interessa, era un falso costruito per poter accampare dei diritti, perchè l’episodio del cervo sarebbe avvenuto il 22 luglio 1184 (festa di S. Maria Maddalena) nella quale l’imperatore non era nemmeno in Italia, vi giunse difatti nel settembre di quell’anno
La data di stesura dell’iscrizione: 1184, viene indicata probabilmente basandosi sull’errore datario di Giovanni Villani sulla venuta a Firenze di Federico (Cronache Fiorentine libro 5 c. 12). Il cronista sbaglia l’anno ma non il giorno, difatti l’imperatore giunge a Firenze il 31 luglio 1185, evento nel quale dichiara che l’autorità del comune di Firenze possa esercitarsi solo all’interno delle mura, e nel quale restituisce il contado ai nobili a lui fedeli tra cui gli Ubaldini.
Nel 1184 il Barbarossa venne in Italia, solo nel settembre e si fermò solo marca Veronese dove si incontrò tra ottobre e novembre con papa Lucio III.
Il Villani dunque sbaglia l’anno ma non il giorno, l’imperatore dunque giunge il 31 luglio a Firenze (ma nel 1185), si presume passando per quella che all’epoca era la via che veniva da Bologna passando per il Mugello e quindi l’estensore dell’iscrizione pensò che sarebbe stata plausibile una fermata, alcuni giorni prima (il 22 luglio), nel possedimento della Pila, dove si sarebbe svolto l’episodio del cervo.
Si ritiene quindi che il marmo, sia stato confezionato dopo la stesura della Cronica di Giovanni Villani, che è stata scritta a partire dal 1332.
L’estensore del testo della lapide è quindi un personaggio trecentesco, il quale, in un periodo in cui il dominio degli Ubaldini era messo in discussione dalle pretese di Firenze sul Mugello, tentò, creando artificiosamente una prova, di rafforzare le pretese dinastiche della famiglia. Per lungo tempo il componimento attribuito a Ubaldino del Cervo, fu considerato autentico, tanto che diversi autori, fino all’ottocento, lo hanno considerato uno dei primi esempi di poesia volgare.
Sergio Moncelli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 14 febbraio 2019