Il Museo Archeologico Comprensoriale del Mugello, a Dicomano

Palazzo Comunale di Dicomano sede del Museo Archeologico
DICOMANO – Nell’immaginario collettivo, un luogo per la raccolta di reperti storici e archeologici, si realizza come un ambiente polveroso e anonimo, povero di attrazioni, riservato a pochi addetti ai lavori e tecnici che nello studio di pochi frammenti manufatti vi cercano risposte alla storia e ai costumi di antiche civiltà.

Padiglione delle stele
Questa sensazione sembra svanire di colpo appena si varca l’ingresso del Museo Archeologico Comprensoriale del Mugello allestito al piano terra del Palazzo Comunale, in piazza della Repubblica a Dicomano.

Stele fiesolana (calco) da Il Trebbio a Londa VI sec. a.C
Inaugurato nel lontano inverno del 2008, il Museo Archeologico, come gli altri presenti nella valle, è il frutto di un ampio progetto di museo diffuso promosso in passato dalla Comunità Montana in completa sinergia con la Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana, istituzioni comunali e volontariato locale.

Stele fiesolana dal Trebbio a San Piero a Sieve VI sec. a.C
Una proposta ambiziosa ma importantissima, che ha permesso di tutelare e valorizzare opere d’arte e oggetti di interesse storico e scientifico relativi ad ogni settore della cultura, indispensabili per la conoscenza del territorio.

Valva per fusione da I Monti a San Piero a Sieve VII sec. a.C
Piccolo ma affascinante lembo della Toscana, il nostro territorio conserva e restituisce periodicamente tracce di una prolifica attività umana che ha generato nel tempo un patrimonio inestimabile, in grado di caratterizzare ogni epoca, dalla Preistoria alla Storia, dal Medioevo al Rinascimento.

Vetrina 1 – Al centro bulini provenienti da Bilancino

Vetrina 3 – Olle di impasto da I Monti a San Piero a Sieve VII sec. a.C

Vetrina 14 – Oggetti in argilla depurata e metallo da varie località
La rilettura di ognuno di questi periodi è possibile seguendo un itinerario di visita percorribile in senso antiorario, visitando vetrine eleganti e ben allestite che ci propongono un numero consistente di reperti raccolti in oltre quarant’anni di ricerca sull’intero territorio, alcuni frutto di un’attività archeologica organizzata, altri dovuti a ritrovamenti fortuiti.

Vetrina 15 – Ceramica decorata e metallo da varie località XIV-XVI sec.d.C

Vetrina 6 – Olpe a vernice nera e tesoretto di Victoriati da Poggio Colla a Vicchio III sec. a.C.

Askos (contenitore per unguenti) da Poggio Colla a Vicchio VII sec. a.C
Attraverso questi reperti è possibile ad esempio, tratteggiare il costume e la vita di cacciatori e raccoglitori che 30.000 anni fa si dedicavano alla raccolta e alla trasformazione di erbe palustri lungo un tratto della Sieve poco distante da Barberino, ora sommerso dalle acque del lago di Bilancino. Molti degli oggetti dedicati a questa attività insieme a raschiatoi, nuclei, schegge della stessa epoca sono visibili nelle prime teche espositive.

Brocchette in argilla depurata da Massapaia a Vaglia IV-V sec.d.C

Cippo dal podere Bellosguardo a Pontassieve VI sec. a.C

Frammento con stampiglia in Bucchero da I Monti a San-Piero a Sieve VII sec. a.C.
Proseguendo nella visita, l’evidente evoluzione nella forma dei manufatti ci indica una documentazione relativa al periodo “arcaico orientalizzante” (VII-VI sec. a.C.), con le sobrie “ollette” in bucchero e altro vasellame emersi dal contesto etrusco de i Monti, indagato nel 1983 al lato della Fortezza di San Martino a San Piero a Sieve. Il sito sede di una necropoli e di un’area produttiva con due fornaci, ha restituito oggetti molto particolari relativi alla produzione di monili e ceramica di pregio, forse destinati ad un commercio esterno con il resto dell’Etruria.

Ingresso al Museo Archeologico
Non meno suggestivo lo spazio dedicato a Poggio Colla (VI-III secolo a.c.), che ci restituisce splendidi monili e pietre lavorate provenienti da una stipe votiva e da un’ampia zona circostante il sito. Dello stesso contesto fanno parte anche raffinate coppe con alzata, eleganti anfore in bucchero (la ceramica nera degli etruschi) e singolari oggetti in oro finemente lavorati. Non mancano i particolari sorprendenti e curiosi come l’orma di un piede infantile impressa su un frammento di tegola.

Olpe a vernice nera da San Martino a Poggio III sec. a.C
Ma l’impatto emotivo e di maggiore suggestione si avverte sicuramente con l’accesso al padiglione delle stele; ampio spazio corredato di due teche semicircolari, dove sono custoditi cippi e stele funerarie di tipo “fiesolano” scoperti in località come Londa, Sandetole, Trebbio, Sant’Agata, Frascole, Montebonello e Travignoli.
Tutte appartenenti allo stesso periodo storico, riferito alla civiltà etrusca del periodo convenzionalmente definito “arcaico orientalizzante” (VIII-V secolo a.c.), appartenevano al corredo funerario monumentale dei ceti più agiati, che usavano segnalare comunemente la presenza delle proprie tombe con questi singolari monumenti visibili anche da grandi distanze. Della pittura primitiva che impreziosiva questi manufatti, (esempi esplicativi sono convenientemente descritti sui pannelli di corredo alle teche) non resta ovviamente alcuna traccia, mentre sono ancora completamente leggibili le decorazioni scolpite nella roccia viva, tutte di particolarissima ed accurata fattura, artisticamente equiparate al tumulo principesco cui erano destinate.

Orecchini in oro da Poggio Colla a Vicchio IV-III sec. a.C.jpg
Così, accanto alle linee ormai note della stele di Frascole con il suo ritratto di aruspice (sacerdote) dai lineamenti spigolosi e dal lituo ricurvo, sono godibili ora altre opere con rappresentazioni analoghe, come quelle impresse sul cippo del podere Bellosguardo a Pontassieve, che reca da un lato la figura fantastica di un grifo, e dall’altro l’immagine di un guerriero con lancia e scudo. Immagini di quotidianità, scene di caccia e musici, compaiono invece sui tre livelli della stele di Travignoli, dispersa nel 1825 e successivamente ricomparsa a Fiesole nel 1911.
È alla luce di queste opere maggiori dunque, che acquistano nuovo e più complesso significato anche tutti gli altri oggetti esposti nel museo, testimonianze tangibili di civiltà trascorse e altrimenti destinate all’oblio.
Anche il periodo medievale appare ben rappresentato nell’ampia e articolata rassegna espositiva, con reperti appartenuti all’uso quotidiano dell’epoca, individuabili in oggetti in vetro, manufatti in cotto o ceramica anche decorata, vasellame e monete, provenienti dal massiccio numero di insediamenti fortificati che punteggiavano ogni rilievo delle nostre coline.

Ingresso al Museo Archeologico
Notevoli anche i riferimenti al periodo rinascimentale visibili nella vetrina n°16, arredata con eleganti frammenti di maiolica policroma provenienti dagli scavi avvenuti nella Manica Lunga di Cafaggiolo.
Una raccolta di “prove storiche” di valore straordinario dunque, che offre una percezione unica del nostro passato, per certi versi sconosciuta e apprezzabile solo in questo contesto museale; memoria di popoli eccelsi che seppero cogliere e adottare opportunità esistenziali diverse secondo il proprio costume o l’epoca vissuta; opportunità che lo scorrere del tempo ha proposto naturalmente anche in quest’angolo remoto di Toscana, posto a cerniera tra l’Etruria settentrionale e quella padana.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 6 Maggio 2020