
SCARPERIA E SAN PIERO – Quando i Goti guidati da Totila scesero in Italia, dopo aver sbaragliato gli eserciti bizantini nelle pianure di Faenza, proseguirono nell’avanzata verso la Toscana mandando un’armata contro Firenze dove stava il bizantino Giustino. Scesero per la via più breve devastando la valle mugellana e lasciando una lunga striscia di sangue; poi misero sotto assedio Firenze passando dalle Salaiole. Era, infatti, quella la Faentina “romana”, la strada più frequentata e praticabile del tempo. Giustino a quel punto chiese aiuto a Belisario a Ravenna, il quale inviò un grosso esercito con a capo i luogotenenti Bessa, Cipriano e Giovanni di Vitaliano.

Totila, informato di ciò, levò subito l’assedio e tornò sui suoi passi ritirandosi a nord in un luogo che, secondo l’antico storico Procopio, era detto “Mucelle” distante circa un giorno di cammino da Firenze. Insomma, riborda un’altra volta nel nostro povero Mugello! Intanto, l’esercito Bizantino guidato da Giovanni riconquistò Firenze e inseguì nella valle i Goti, i quali pensarono bene di lasciare la “zona Sieve” e cercare una collina dove meglio resistere allo scontro. Lo racconta sempre Procopio, il quale dice chiaramente che “levarono i loro accampamenti dalla piana e si rifugiarono su un vicino colle”. Da quella collina, individuata da vari storici come quella dei Crocioni sotto Scarperia, videro secondo il Brocchi “un esercito di ventimila romani in sull’ordine di battaglia (…) vedutolo lo sbeffano con alte grida e sonoro schiamazzo”. Lo scontro, fin troppo equilibrato, si trasformò in breve in una vera e propria carneficina. A un certo punto si diffuse tra i soldati bizantini la falsa notizia della morte di Giovanni e i soldati, presi dal panico, si sparpagliarono. Bastò quello per perdere la battaglia e far ritirare i Bizantini in Firenze e nelle altre città fortificate. Totila, consapevole delle enormi perdite subite e davvero distrutto dalla battaglia, non li inseguì e preferì dirigersi altrove.

Era stata una specie di “vittoria di Pirro”. Il conflitto negli anni seguenti e fino alla definitiva conquista dei Goti (535-553) proseguì nel contado con grandi distruzioni trasformando il Mugello in un campo armato; la ripresa fu lentissima e ci vollero decenni perché la valle ormai spopolata si riprendesse. Per l’individuazione del luogo della battaglia ai Crocioni, oltre alle testimonianze di molti storici e a vari indizi, è la tradizione popolare a venirci in aiuto.

La dislocazione ottimale del colle vicino al fondovalle, la vastità del luogo, la gran quantità di ossa umane trovate dai contadini nei secoli scorsi, i pezzi d’armatura e monete romane rinvenute, insomma tutto quello che si può trovare solo su un terreno teatro di una grande battaglia…. Sono andato giorni fa a Scarperia sotto la grande croce e.. sì, sì… lì mi è davvero apparso davanti agli occhi proprio il terribile Totila in persona! Era scuro in volto e se ne stava lì sul suo cavallo nero; lo sguardo spaziava sulla valle mugellana devastata; era sporco, sudato, provato ma fiero e orgoglioso. Il destriero si è poi impennato per un ultimo saluto alla grande quantità di caduti che giacciono ai suoi piedi e che nemmeno la pietà umana ebbe allora il tempo di seppellire, in quel luogo maledetto che gli uomini stenteranno ad abitare o rifrequentare per secoli. Sarà la natura a pensarci. Lentamente, la terra s’impossessò pietosamente di quei corpi, li custodì in un tenero abbraccio e, per estremo rispetto, voglio pensare che impedì perfino agli alberi di crescere e affondare le proprie radici là dove i corpi erano sepolti. E, se avete notato, ancor oggi sulla collina dei Crocioni non crescono alberi.
Fabrizio Scheggi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 12 Ottobre 2020