La battaglia sulla Futa, 77 anni fa
MUGELLO – La mattina del 18 settembre 1944 il passo del Giogo di Scarperia era saldamente in mano alla fanteria americana del generale Clark. Una volta consolidate le posizioni sul monte Altuzzo le truppe alleate ricevettero l’ordine di continuare ad avanzare verso Firenzuola aprendosi il cammino palmo a palmo e con gravi perdite. I tedeschi resistevano in gruppi isolati protetti dalle fortificazioni sulle alture che dovevano essere aggirate ed espugnate una ad una. Quella stessa mattina, sul fianco orientale la prima divisione britannica occupava il passo della Colla di Casaglia per poi procedere verso il poggio dei Ronchi.
Nel primo pomeriggio del 18 settembre la disorganizzazione tra i paracadutisti tedeschi che difendevano quel settore del fronte divenne sempre più evidente. Piccoli contingenti presidiavano improvvisate posizioni per breve tempo poi si ritiravano velocemente in altre più arretrate. Tuttavia, durante la notte tra il 18 e il 19 settembre fallirono vari tentativi del 362° Reggimento fanteria di catturare il Poggio, un gruppo di case sovrastante Marcoiano. L’attacco all’abitato iniziò prima dell’alba del 19 settembre, mentre l’11° Battaglione si spingeva in direzione del Monte Castel Guerrino. Il Poggio venne raggiunto a mezzogiorno dopo un violentissimo bombardamento dell’artiglieria che costrinse i difensori ad abbandonare le postazioni per cercarsi un riparo. Appena cessato il cannoneggiamento gli americani furono addosso ai tedeschi prima che questi avessero avuto il tempo di uscire dai loro rifugi.
Nella notte tra il 19 e il 20 l’11° Battaglione inseguì i paracadutisti che si erano dileguati sparendo oltre il Monte Faggio all’Ombrellino, e all’alba, dopo successive concentrazioni d’artiglieria, sferrò l’attacco al Monte Gazzaro e giunse al Passo dell’Osteria Bruciata, mentre il l° Battaglione, occupò senza problemi Roncopiano e Castro San Martino, poi Poggio Sorcino e tutto l’altipiano sovrastante il Santerno.
A questo punto, liberati tutti gli avamposti a est e ovest con un’avanzata a tenaglia conquistare il Passo della Futa sulla statale 65, la principale direttrice verso Bologna, risultò relativamente facile. Il l° Battaglione si mosse all’alba del 21 e a mezzogiorno, superato un fosso anticarro, aveva occupato il Poggio Bianco, mezzo chilometro a sud di Santa Lucia. I fanti americani vedevano davanti a loro la torretta di un Panther posta all’apice di un poggio che controllava l’accesso all’abitato semidistrutto, un bunker sulla destra della strada e robuste casematte. I mortai da 120mm del Il° Reggimento paracadutisti fecero tutto il possibile per fermare gli americani, ma due compagnie, manovrando sulla sinistra, riuscirono a proseguire lungo i pendii coperti di abeti sovrastanti l’abitato di Santa Lucia e dopo mezzogiorno avevano raggiunto i Trogoli, sul crinale occidentale. Quella sera stessa il Passo era in mano degli Alleati: quella posizione che più di ogni altra era simbolo della Linea Gotica e alla quale i genieri tedeschi avevano dedicato mesi di lavoro, fu conquistata da un solo battaglione in uno dei combattimenti meno cruenti di tutta l’offensiva.
Ma in cosa sbagliò il generale Albert Kesselring, comandante supremo delle truppe tedesche in Italia, si chiede Douglas Orgill celebe studioso inglese di storia militare?
“In realtà l’attacco portato da Mark Clark contro la Linea Gotica era stato un’eccellente dimostrazione della verità dell’insegnamento che Clausewitz (Carl von Clausewitz, Della guerra, 1832) aveva dettato più di un secolo prima, cioè che il terreno montagnoso, soprattutto quando sia difeso con il cosiddetto “muro di ferro” costituito, come nel caso della Linea Gotica, da caposaldi intercollegati, si rivela a lungo andare favorevole non già ai difensori quanto piuttosto agli attaccanti.
L’argomentazione di Clausewitz era che l’attaccante è sempre in grado di scegliersi il punto sul quale concentrare una forza superiore e quindi sfondare, anche se in quel punto specifico le sue perdite rischiano di essere elevatissime. Nell’istante stesso in cui ha luogo lo sfondamento, il terreno montagnoso si trasforma in un elemento negativo paralizzante a danno del difensore, il quale non riesce, a motivo della natura del suolo, a raccogliere e a dislocare in tempo una riserva mobile.
Inoltre il movimento retrogrado deve essere sollecito nell’abbandonare tutte le opere di difesa sui lati della breccia, in quanto, col nemico che si fa sotto nel varco, le truppe dei difensori di sinistra e di destra vengono a trovarsi di colpo nell’imminente pericolo di essere tagliate fuori sulle loro posizioni statiche tra le alture. E cosi l’attaccante, pur avendo subito perdite ingenti nel punto dello sfondamento, godrà adesso dell’inestimabile vantaggio di potersi impadronire di grosse fette
del resto della linea con perdite relativamente lievi.
Ciò è appunto quanto accadde quando Keyes (generale Geoffrey Keyes comandante del II° corpo d’armata americano n.d.r.) attaccò la Linea Gotica ad Altuzzo: egli riusci a portare forze preponderanti di fanteria sul punto decisivo, giovandosi inoltre di una netta superiorità di tiro d’artiglieria. Sul passo del Giogo le tre divisioni americane impegnate nell’operazione ebbero 500 uomini uccisi e più di 2000 feriti,” Perdite, queste, davvero gravi per il corpo d’armata di Keyes, ma non si può fare a meno di pensare che i tecnici della Todt, nel periodo in cui prodigavano le loro cure alle inutili casematte di cemento armato del passo della Futa, destinate ad essere aggirate di fianco, abbiano sperato in un bagno di sangue di ben più vasta portata-“ (Douglas Orgill, La Linea Gotica, Feltrinelli 1967, pp.266-267)
(Tratto da: tuttatoscana)
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 20 settembre 2021
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