La bella storia di Rossano Bettini. Un ricordo a dieci anni dalla sua scomparsa
MUGELLO – Da diversi anni c’è in casa un bel volume spesso oltre quattrocento pagine, con la sovraccoperta bianca ed una singolare scritta nera nel centro di una cornice definita dai colori della bandiera italiana, come i tre segnalibri cuciti nella rilegatura: ‘Robustezza Molta. Istruzione letteraria Quinta Elementare. Attitudine all’avanzamento Nessuna’. Sul lato del tomo il titolo, che ci fa capire di chi si parla: ‘Rossano Bettini. Una bella storia italiana’.
Si tratta, appunto del libro, uscito nel 2015, che i figli di Rossano Bettini, noto industriale sanpierino, hanno voluto dedicare al padre scomparso qualche anno prima. La storia di una vita, ma anche di un periodo storico, che prende avvio con il 19 aprile 1928, l’anno della nascita del protagonista, e si conclude appunto con la sua dipartita, il 12 agosto 2010. Lo scrittore, Matteo Cecchi, è riuscito davvero in un lavoro straordinario nel raccontare le vicissitudini e le iniziative di Rossano, contando su documenti anche scritti di pugno da lui stesso, e sui tanti racconti dei familiari più vicini: principalmente i figli Stefano, Simone e Sandro, ed il fratello Vincenzo. La scritta stessa riportata sulla sovraccoperta è tratta dalle Note Caratteristiche del suo Foglio Matricolare. Ma l’impresa nell’impresa è stata quella di inserire la trama principale – la vita di Bettini – su uno sfondo storico-sociale che ne abbraccia la durata con avvenimenti e aneddoti che la contestualizzano e ad essa si legano. Non avevo mai avuto il tempo di leggerlo davvero questo libro, arrivando a sfogliarne soltanto le pagine, fra l’altro ricche di foto d’epoca e non, dove ho potuto riconoscere anche tante persone: oltre a Rossano, la moglie Angiolina – coprotagonista anche nella – , i figli, ed anche la mamma Beppa. L’occasione è arrivata nell’estate di quest’anno, il decimo dalla morte di Rossano, e sono contenta di averlo fatto proprio adesso, sia perché è valsa la pena ripercorrere tanti passaggi della nostra storia locale e nazionale, sia perché ho sentito di onorare una persona che, con la sua semplicità, volontà e intelligenza, ha costruito tanto, in termini di lavoro e di affetti.
Rossano lo si conosceva ovviamente per fama in Mugello: perché fondatore e titolare di due delle più grandi realtà industriali della zona (prima La Fortezza, e poi la ROSSS), per la reputazione di ‘genio’ della meccanica, ed anche un po’ per quel carattere estroverso e burbero allo stesso tempo. Io ci ho avuto a che fare quando era già in là con gli anni, pluripremiato a livello nazionale per la sua opera, nominato Cavaliere, ma comunque sempre pronto a rispondere alle richieste di partecipazione a varie iniziative pubbliche. E non solo quella della consegna del premio ‘Innovazione e Creatività 2008’, ricordata nel libro, quando si rivolse agli attori principali – gli studenti dell’Istituto scolastico – con parole di incitazione e fiducia nelle proprie possibilità, presentando loro lo studio della meccanica come una valida e sicura porta d’accesso al mondo del lavoro in Mugello. Ma anche quando, durante un concorso letterario dall’emblematico titolo ‘L’uomo e il lavoro’, organizzato nel 2009 dall’ente locale, fu individuato non a caso per consegnare il primo premio; un’altra occasione per stimolare i giovani presenti. E poi quando, sempre in uno di quegli anni, arrivò in Comune con le lacrime in tasca, come spesso succede a chi ha già percorso un bel tratto di esistenza, offrendo candidamente la disponibilità ad un suo contributo economico, da utilizzare per una visita ad un luogo della Resistenza, o per una qualsiasi altra iniziativa culturale. La generosità è sempre stata un lato fondante del suo carattere, ed il libro ne rende giustizia pienamente.
In poche righe è complicato riassumere un testo così denso, se non riportando qualche emozione suscitata. Mi sento soltanto di dire che questo volume dovrebbe essere nelle case di ogni famiglia del paese, e di quelle dove comunque ci sia qualcuno che crede ancora che i valori dell’onestà, dell’operosità e del rispetto meritino di essere preservati. E, se fossi il dirigente di un istituto scolastico qualsiasi, vorrei che fosse presentato ai miei ragazzi, e magari anche consigliato come testo di lettura. Perché si impara più dagli esempi, come lo è questa ‘bella storia italiana’, che da mille discorsi.
Elisabetta Boni
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 3 settembre 2020