
SCARPERIA E SAN PIERO – Un’angusta stradella a nord-ovest di Sant’Agata sale decisa verso le pendici del Monte Calvi attraverso un territorio che porta i segni di una passata ed intensa attività agreste. Il piccolo complesso rurale si materializza d’incanto all’apice di una modesta selletta che lo precede, visibile attraverso una furtiva breccia aperta nella boscaglia lussureggiante che lascia apprezzare il profilo di poche costruzioni antiche e la sagoma snella del campaniletto a vela di San Michele a Lumena.
La chiara matrice etrusca del toponimo offre il fascino di presenze remote e di un’attività umana che si perde in ere lontanissime, tuttavia documentabile solo dall’epoca medievale. Già nei primi secoli dopo il Mille la zona era ambita dalle maggiori casate nobiliari del tempo che vi avevano edificato le proprie dimore fortificate. All’inizio del XIII secolo, ad un Guinizingo de Cavalcanti apparteneva l’omonimo castello di Guinizingo presso il quale era la chiesa parrocchiale di San Martino.
Di queste antiche strutture non rimane oggi alcuna traccia mentre avanzi murati del castello di Lumena (Lomena) restano visibili attorno ad un terrapieno posto a breve distanza dalla chiesa attuale, identificabili come elementi che costituivano la base della cinta fortificata. Del castello di Lumena si fa menzione per la prima volta in documenti del 1159, quando il Vescovo di Firenze vi esercitava diritti feudali avvalendosi di analoghi poteri anche per la vicina chiesa di San Michele edificata probabilmente in epoca precedente come suffraganea della pieve di Sant’Agata.
Altri documenti rogati nella seconda metà del Duecento raccontano di risarcimenti ordinati dal Comune di Firenze in favore dei “fedeli” della Repubblica danneggiati dai Ghibellini, indicando la zona come sede di ripetute azioni militari, probabilmente determinate dalla sua posizione strategica. Con una provvisione emessa dalla Signoria di Firenze il 18 luglio del 1306, quello di Lumena con gli altri popoli compresi nel Comune di Guinizingo era invitato a trasferirsi nella “terra nuova” di Castel San Barnaba (Scarperia) edificata per contenere la superbia degli Ubaldini.
Nei censimenti catastali di metà Trecento dunque non si contavano in Lumena che poche case, poste nei poderi di Belvedere, Postagrocce, Ricavo e allo Sprocchio. Dal 1489, con bolla pontificia di Innocenzo III, il patronato della chiesa di San Michele era definitivamente unito al Capitolo Fiorentino. Il devastante terremoto del 1542 che causò danni gravissimi in tutto il Mugello si rivelò fatale anche per la chiesetta di Lumena che rovinò completamente. Sui ruderi della struttura primitiva si sarebbe costruito un nuovo tempio impiegando per la sua erezione molti dei materiali appartenuti alla diruta chiesa di San Martino a Guinizingo, probabilmente demolita allo scopo.
La storia della chiesa compresa fra i secoli XVII e XIX appare caratterizzata da un percorso di anonima attività pastorale, tuttavia essenziale per il conforto spirituale di un popolo che nelle prime decadi dell’Ottocento aveva ormai raggiunto le 187 unità. Finalmente all’inizio del XX secolo, il Conte Filippo Sassoli de’ Bianchi già titolare della vicina villa dello Sprocco, vi interveniva con un radicale restauro ripristinando le coperture e riportando in luce anche internamente, l’antico paramento a filaretto. Per questa sua opera di carità il Conte ottenne in perpetuo il patronato della chiesa concesso con privilegio pontificio. La chiesa appare collocata dunque su un modesto rilievo, inglobata in un piccolo complesso che insieme alla canonica accoglie anche pochi ambienti rurali ed il piccolo cimitero.

La tangenza della modestissima via d’accesso con il rilievo che ospita la chiesa preclude una vista globale della facciata raggiungibile percorrendo un breve sentiero a gradoni lastricato. La facciata è a capanna preceduta da un portico a tre arcate aggiunto nella seconda decade del Novecento.

Sotto il loggiato, a destra dell’ingresso, sorprende la presenza di una grande edicola apposta nel 1925 in ricordo dei caduti nella prima Guerra Mondiale. Il manufatto si distingue per la notevole eleganza della lunetta in maiolica policroma raffigurante un Cristo in pietà sorgente dal sepolcro realizzato dalla manifattura Chini di Borgo San Lorenzo.
L’opera raccolta in un’elaborata cornice di cotto mostra palesi attinenze ai modi e allo stile di Galileo Chini proposti con analoga intensità in altri manufatti ancora visibili in Mugello.

Sopra l’architrave d’ingresso alla chiesa resta la figura stilizzata di un angelo in pietra, ora in forte deperimento.

L’interno è a navata unica con copertura sorretta da travatura lignea e il presbiterio rialzato di un gradino. Tutte le pareti mostrano un paramento a vista di piccole bozze regolari, un tempo impreziosite da eleganti formelle della Via Crucis realizzate dalla manifattura Chini ed ora rimosse per motivi di sicurezza.

Sulla parete destra restano tracce di un affresco databile al XVI secolo, mutilo nella parte superiore e riproducente un San Michele tra Santi.

Due gli altari laterali, entrambi con dossale cuspidata di marmo nero e mensa di pietra sorretta da esili colonnette.

Sopra l’Altar Maggiore si trova ancora un tabernacolo dorato e sotto la mensa il dipinto dell’Adorazione dell’Eucarestia firmato Andreina e Liliana donato alla chiesa negli anni Sessanta del Novecento. Gli ingressi alla sacrestia e ad un locale di servizio si aprono ai lati della parete di fondo che ospitava in passato un notevole dipinto dedicato al titolare San Michele Arcangelo.

L’opera, un olio su tela attualmente conservata a Sant’Agata nella Raccolta di Arte Sacra Don Corrado Paoli è attribuita a Lorenzo Lippi che l’avrebbe realizzata attorno al 1640 circa. Fu donata alla chiesa dal Conte Sassoli de’ Bianchi in occasione del restauro da lui voluto e finanziato nel 1917. Gli ultimi fenomeni sismici che interessarono questa parte del Mugello nel 2019 hanno reso impraticabile questo grazioso luogo di culto che ormai come in passato anela ad un necessario ed amorevole intervento di tutela che gli consenta di raccontare ancora e per lungo tempo, la storia e l’identità del popolo di Lumena.
Massimo Certini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 7 gennaio 2025