La lunga storia dell’albergo del Covigliaio
FIRENZUOLA – La storia della locanda e poi albergo del Covigliaio è durata oltre due secoli. Per centocinquanta anni, è stata gestita dalla famiglia Panzacchi. Dall’inizio del novecento ha subito molti cambi di proprietà e di gestione. Tento qui di ricostruire gli eventi degli ultimi cento anni, con immagini d’epoca, anche se il susseguirsi delle vicende non è molto chiaro e spesso contraddittorio.
Nel 1762 fu ultimata e inaugurata la strada della Futa, che divenne il principale asse viario appenninico tra centro e nord Italia. Al Covigliaio venne aperta una stazione di posta, dove i viaggiatori potevano rifocillarsi e cambiare i cavalli. Di questa stazione di posta rimane un’immagine di William Cooper del 1802 (vedi foto). L’edificio aveva un ampio porticato all’esterno per il ricovero delle carrozze, si sviluppava poi su tre piani con il pianterreno utilizzato per locali di servizio e il primo e il secondo come camere e locali di appoggio per i viaggiatori. Con l’inaugurazione della ferrovia Porrettana, nel 1864, e della Faentina, tra il 1888 e il 1893, la strada Bolognese vide calare drasticamente il passaggio di merci e persone, in quanto si preferiva utilizzare il treno, che era un mezzo assai più comodo e veloce delle antiquate diligenze. Con la soppressione della stazione di posta, negli anni sessanta dell’ottocento, i Panzacchi, proprietari della stazione fin dal settecento, tentarono con successo la strada del turismo riconvertendo il loro immobile in un comodo albergo, ingrandendolo e adattandolo alle mutate esigenze della clientela.
Nel 1881, secondo quanto appare nel bollettino CAI di quell’anno, la locanda, chiamata Casa della Posta, è gestita da Attilio Panzacchi, ai villeggianti era offerta la pensione completa a cinque lire al giorno. Il collegamento con la stazione di San Piero era assicurato, via Barberino, da un servizio di diligenze, due volte la settimana, al costo di due lire a persona; era possibile comunque usufruire del servizio di vetturini sia per la stazione sia per l’albergo. Attilio nacque nel 1838 era figlio di Giuseppe, che nel censimento del 1841, venne registrato come proprietario e maestro di posta e locanda, e di Maria Fiorentini. Fu negli ultimi anni dell’ottocento che trasformò la vecchia locanda in un maestoso edificio, mantenendo i tre piani, ma dotandolo di tutti i confort più moderrni: sala da pranzo, sala di lettura, sala da gioco, belle camere e ottima cucina; utilizzando anche una ricca sorgente d’acqua, posta a poche decine di metri, per alimentare bagni e docce all’interno della struttura. Si scelse un nome francese per chiamare l’albergo: Hotel pension Covigliaio. All’epoca si trovava al centro di un parco di 130 ettari ricchi di boschi e con intorno una catena di monti che lo riparano dai freddi venti di tramontano. Per raggiungerlo occorrevano circa tre ore di carrozza a cavalli, dalla stazione ferroviaria di San Piero a Sieve.
Interessante è una cartolina (foto qui sopra) spedita nell’agosto 1899, nella quale lo scrivente comunica di essere giunto fin quassù senza toccar ferrovia, sempre con sei cavalli, proprio un viaggio all’antica. Le cose miglioreranno nel 1910, con l’inaugurazione del servizio automobilistico gestito dalla Sita. I Panzacchi gestirono l’albergo fino ai primi del novecento. Del 1904 è una missiva, su carta intestata Albergo Pensione Covigliaio, indirizzata al marchese Ruspoli, al quale si chiede di pagare una parte del soggiorno, da lui prenotato ma non goduto a causa di una indisposizione della moglie. E’ firmata H. Corsi Rochat, la famiglia Rochat possedeva un albergo sull’Appennino pistoiese; il firmatario gestiva l’albergo o era un dipendente? Purtroppo non lo sappiamo.
Intorno al 1910 risulta già proprietà della famiglia Chiostri, che gli darà il nome di Grand Hotel del Covigliaio. Fu una gestione assai proficua, l’albergo durante l’estate risultava sempre affollatissimo e meta anche di gite automobilistiche sia da Bologna che da Firenze. E’ durante la sua gestione che il 28 agosto 1910, venne solennemente inaugurata la linea di vetture automobilistiche che congiungeva San Piero a Sieve a Bologna, riducendo in modo significativo i tempi di percorrenza con la stazione di San Piero: invece delle tre ore necessarie con la carrozza a cavalli si poteva coprire la distanza in appena un’ora e mezzo. La Guida del Mugello del 1912 lo indica ancora come proprietà dei signori Chiostri.
Sicuramente tra il 1914 e il 1916 fu gestito dalla famiglia Baglioni, proprietaria di un hotel di lusso a Bologna lo testimoniano una pubblicità, del 1914, trovata sul quotidiano “Il resto del carlino” e da alcune lettere scritte da Velia Ruffo, nel 1916, al marito Giacomo Matteotti inviate su carta e buste intestate Baglioni’s hotel Covigliaio.
Il successivo proprietario fu Felice Mercuri; non sappiamo esattamente l’anno in cui acquisì l’albergo, lo gestiva sicuramente durante la visita della regina Margherita, avvenuta il 31 maggio 1924. In questo periodo l’albergo mutò il suo nome in Grand Hotel du Parc Covigliaio, le camere arrivarono a trenta. Negli anni trenta la questione si fa più complicata: L’Annuario toscano guida amministrativa del 1930 indica il nostro albergo con il nome Grand Hotel Mercuri.
Nel 1933, nell’Annuario Generale d’Italia di quell’anno lo indica come Grand Hotel Baglioni, mentre L’Annuario toscano guida amministrativa come Grand Hotel Mercuri. Gestione condivisa o poca attenzione dei redattori della guide ai cambiamenti?
Nella pubblicazione Gli alberghi in Italia del 1936 risulta già denominato Gianna e quindi acquisito dalla famiglia Tonini. Nel 1940 viene indicato Vincenzo Torrini (in realtà avrebbe dovuto essere dei Tonini, un refuso?) come proprietario (Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia-Parte seconda 1940), mentre negli anni 50 risulta proprietaria dell’attività Gianna Ducci.
I Tonini portarono avanti l’attività fino agli anni 90, quando la concorrenza dell’autostrada e la crisi del turismo in queste zone portarono un drastico calo della clientela. L’immobile fu convertito in una casa di riposo ancora oggi attiva.
Sergio Moncelli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 7 Dicembre 2024
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