La morte nera in Mugello
Fu la peste il coronavirus dei nostri avi. Intorno alla metà del Trecento devastò l’intera Europa. Il male giunse via nave a Messina dal Mar Nero. Topi! Fu un fenomeno di proporzioni sconfinate, tali da cambiare la natura del continente.
Dopo decenni di pace, la peste riappare nel Seicento. Quassù si abbatté, terrificante, nel 1630. Solo a Firenze le vittime accertate furono più di 9.000. L’unico sistema conosciuto per combattere la peste era l’isolamento. E infatti furono sbarrati i passi appenninici e vigilati dai soldati. A Barberino venne ucciso un uomo calato in paese da Bologna. Si temeva potesse contagiare la popolazione. Anche allora scene di panico e spesso rimedi violenti. 150 soldati a guardia del Giogo, vietate fiere e mercati, rari i generi alimentari, chiuse le manifatture di lana, elemosina di riso ai poveri. Quarantena imposta in ogni villaggio e preghiere all’Onnipotente.
Nel 1632 la pestilenza sembra finita. Il conto dei morti è spaventoso: 200 a Borgo, 15 a Luco, a Piancaldoli 1/7 dei residenti. Anche il vicario di Scarperia, Orazio Rucellai, non ce l’ha fatta. Solo nel 1634, con la popolazione ridotta di un terzo, il Mugello pian piano si risolleva.
Quattrocento anni dopo, di fronte a un virus sconosciuto, il mondo reagisce con modalità non troppo diverse: quarantena e blocco delle attività commerciali e produttive nei luoghi del contagio. Eppure una differenza è palese, indotta dalla globalizzazione. Nel ‘600 potevi isolare una valle, una città, oggi, se non sei governato da una dittatura, il blocco è impossibile. La salvezza è nella scienza, non nell’oroscopo e nei vaticini.
Riccardo Nencini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 23 febbraio 2020
Perfettamente in sintonia con quanto espresso.
Certo ci riferiamo alla Scienza espressione della Curiosità dell’Uomo, del pensiero più alto dell’Uomo, alla Scienza che ricerca la spiegazione quanto possibile oggettiva e quindi ripetibile, che ha sete di conoscere ma cerca anche di trarre conseguenze utili alla vita dell’Uomo…..
ma questo non basta a garantire che questo Sapere si traduca in azione virtuosa, c’è necessità di una sinergia Scienza-Politica, di un superamento della distanza di intenti….