Vorrei qualcosa di te
che di te mi parlasse
che di te mi dicesse lo sguardo,
il colore profondo delle more di rovo,
la luce assolata di un pomeriggio estivo.
Vorrei qualcosa di te
che di te mi parlasse
che di te mi dicesse il sorriso,
la fila perfetta di confetti sponsali,
il profilo sinuoso dei monti all’orizzonte.
Vorrei qualcosa di te
che di te mi parlasse
che di te mi dicesse le parole,
il sapore del miele di un’ape laboriosa,
il suono soffuso di un oboe solitario.
Vorrei qualcosa di te
che di te mi parlasse
che di te mi dicesse le mani,
pennelli colorati per un viaggio onirico,
gesti da un podio per un’atmosfera di sospiro, senza respiro.
Vorrei qualcosa di te
che di te mi parlasse
che di te mi dicesse la pelle,
il profumo delicato che in te di te si fa essenza,
il contatto vibrante di un palpito di vita.
Vorrei qualcosa di te
che di te mi parlasse,
che di te mi dicesse l’incedere,
l’alito lieve di un passo di danza,
l’eleganza armoniosa disegnata nell’aria.
Vorrei qualcosa di te
che di te mi parlasse
che di te mi dicesse l’immagine,
un volto inconfondibile tra mille altri,
i tratti di un ologramma via via più sfocati.
Vorrei qualcosa di te
che di te mi parlasse,
che di te mi riempisse il vuoto,
il senso vertiginoso dell’assenza,
il tempo infinito dell’attesa.
Vorrei qualcosa di te
che di te mi parlasse.
Misano A., 6-7 luglio 2019
Bruno Becchi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – luglio 2019