Sia la fascia a motivi vegetali dell’abside che il cielo stellato delle vele della cappella, i poligoni con volti di fanciullo sui costoloni, lo zoccolo a finto marmo e la finta mensola bianca che lo percorre, sono elementi che contribuiscono a creare quel gusto “gotico”, scelto per adattarsi allo stile delle chiese in cui si interveniva, che erano in realtà prevalentemente di origine romanica.
Questo stile composito, riconoscibile in varie altre parrocchiali della zona, prediligeva anche l’impiego di citazioni araldiche, che oltre a conferire un aspetto “antico”, celebravano le famiglie, non necessariamente nobili, ma tutte notabili, di coloro fra i parrocchiani che avevano contribuito alle opere di restauro o di rinnovamento.
Nella Cappella del Rosario, ad esempio, sono ricordati la famiglia Amerighi, che ne deteneva il patronato, con uno stemma applicato sulla chiave di volta, don Gaetano Bettini, il parroco che promosse il restauro, con un dipinto sulla parete destra e infine su quella sinistra, di papa Pio X, sotto il cui pontificato la chiesa fu restaurata. Le finestre della navata centrale sono chiuse da vetrate che raffigurano altri stemmi nobiliari policromi, collocate anch’esse nel 1904.
Anche per queste è possibile che Leto Chini fornisse i disegni, mentre è in dubbio quale manifattura le abbia realizzate, essendo le Fornaci San Lorenzo state fondate soltanto nel 1906, mentre le ditte precedentemente dirette dai Chini non risulta producessero vetri.
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