
DICOMANO – Le prime notizie su Samprognano a Riconi o Zamprognano in antico, risalgono almeno all’XI secolo, quando questo territorio era inglobato in una vasta Corte appartenente ai Conti Guidi di Battifolle che comprendeva anche le Ville di Torricella, Farneto, Paterno, Rossoio, Ampinana, Fabiano, Orticaia e Cornia. Il dominio su questi popoli e castelli era stato concesso ai Guidi dall’imperatore Arrigo IV e riconfermato poi da un diploma di Federico II nel 1248.


Con la sottomissione dei Guidi, tutte le terre entrarono in possesso della Repubblica fiorentina ma dopo il 1336, i Guidi ne riacquistarono il controllo per aver contribuito con le proprie truppe alla riconquista del castello di Ganghereto che si era ribellato a Firenze. Non abbiamo notizie certe sulle origini della villa posta in Samprognano. Dalle prime stime catastali sappiamo che nel marzo del 1330, in questo territorio era censita una sola casa; dato per altro incerto poiché non confermato nelle successive indagini catastali del 1427-29, che non registrano costruzioni nella zona.

La zona di Riconi o Samprognano appare comunque legata per lungo tempo alla presenza e alle attività che la famiglia degli Albizi svolse in questa parte del Mugello.


Di origini aretine, gli Albizi erano in Firenze dal XII secolo dove svolsero con successo il mestiere di mercanti nell’arte della lana. Il loro emblema araldico portava due cerchi d’oro concentrici in campo nero, simboli di due gomitoli di lana dal cui commercio la famiglia aveva fatto fortuna.
Nella prima metà del 400 avviarono un’innovativa e fiorente attività commerciale via mare con i paesi europei, scambiando le merci dei mercati fiorentini nei porti meridionali francesi. In politica mirarono con alterne vicende ai vertici del potere repubblicano, trovandosi spesso in contrasto e antagonisti dell’operato dei Medici, con i quali tuttavia contribuirono alla guida del Senato cittadino. Le loro proprietà erano estese a molte zone del Contado e in questa parte del Mugello occupavano molte delle terre e dei poderi appartenute in passato ai Guidi.


All’inizio del Settecento avevano già costruito la loro residenza in Samprognano non identificabile nell’odierna dimora signorile di Riconi ma in un altra costruzione gentilizia posta più in alto, nella zona di Verragoli. Appare verosimile dunque, che l’attuale Villa di Riconi abbia origini settecentesche, costruita in posizione più favorevole e in sostituzione della precedente, secondo le linee ed un’architettura tipiche del tempo. In passato la data di costruzione (1748) e i simboli dei Conti Gentili erano impressi su di uno stemma di pietra arenaria posto all’ingresso settentrionale della villa, poi consunto e reso illeggibile dallo scorrere del tempo.


Probabilmente l’effige fu apposta dopo il 1803, quando il Conte Giuseppe Gentili, acquistava dagli Albizi, l’intero immobile con tutta la sua tenuta. Nei tempi successivi i suoi eredi, l’avrebbero ampliato, restaurandolo e dotandolo di nuovi annessi, arricchendone gli arredi secondo l’aspetto che vediamo oggi.
La villa rimase a lungo proprietà dei Gentili, per essere acquistata poi dalla famiglia dei Masieri fra il 1931 e il 1932. Ed è proprio in questo periodo che forse si apprezzavano pienamente le caratteristiche strutturali del complesso che inglobava anche gli ambienti funzionali della fattoria, comprensivi di cantine, granai e annessi agricoli. Al tempo, i padiglioni interni conservavano ancora il fascino delle dimore signorili settecentesche, ricchi di arredi e suppellettili di pregio che impreziosivano la Sala delle Armi, il Salone del Biliardo, la Biblioteca.

La villa fu spesso omaggiata da visite di personaggi illustri come S.A.R. Umberto di Savoia principe di Piemonte, che vi soggiornò il 31 maggio del 1926 e Angelo Giuseppe Roncalli, poi Papa Giovanni XXIII, che vi si ritirò più volte dopo il 1939, riposando in una camera a lui dedicata e munita di letto a baldacchino. Rimasta incustodita per un breve periodo, la villa fu oggetto delle attenzioni dei “soliti ignoti” che la saccheggiarono completamente nella seconda metà degli anni settanta del Novecento. Poco dopo fu acquistata dai Magherini ˗ Brilli e attorno al 1981 l’intero complesso divenne proprietà della Cooperativa Agricola il Forteto che ebbe cura degli ultimi interventi di restauro.


Come ogni dimora signorile del tempo anche la Villa di Riconi era munita del proprio oratorio gentilizio, anch’esso restaurato per la prima volta durante l’Ottocento ed adeguato agli stili della villa. Negli anni 50/60 del Novecento, al suo interno si conservava ancora uno splendido trittico di scuola giottesca raffigurante la Madonna col Bambino tra i Santi Pietro e Paolo poi andato perduto. L’oratorio sorge sul luogo dell’antica chiesa di Sant’Andrea a Samprognano già presente sul finire del XII secolo. Nel 1228 la chiesa era aggregata alla badia di Candeli e nel 1260, insieme alle chiese di Orticaia, Santa Caterina a Casaromana e San Lorenzo a Fabiano, pagava una decima di sei staia di grano come contributo alla battaglia di Montaperi combattuta tra Firenze e Siena. Nel 1784 la parrocchia di Sant’Andrea a Samprognano era soppressa e il popolo annesso a quello di San Jacopo a Orticaia.
Oggi il piccolo luogo di culto appare egregiamente restaurato, inglobato in un grazioso gruppo di strutture rurali. Il suo interno mostra un’architettura lineare con soffitto a volta e lo spazio di preghiera suddiviso da una grande arcata. Sulle pareti restano le lapidi sepolcrali di alcuni componenti della famiglia Gentili, come il Conte Cav. Francesco, deputato al Parlamento Nazionale nel XIX secolo, i Conti Alessandro e Claudio Gentili e un altro Conte Francesco, Podestà di San Godenzo nella seconda metà del Settecento.
Massimo Certini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 26 ottobre 2024
1 commento
salve, ma è possibile visitare la villa anche solo esteriormente?