L’oratorio di Santa Maria delle Grazie al Ponte all’Olmo
SCARPERIA E SAN PIERO – L’oratorio di Santa Maria al Ponte all’Olmo si trova poco a valle dell’abitato di Marcoiano, posto all’apice di un angusto lembo di terreno generato dalla confluenza del Fosso della Castellana con il torrente Tavaiano. Un luogo di culto molto amato dal popolo di Marcoiano che in ogni epoca ha provveduto con amore alla tutela e alla cura delle strutture secondo un senso di profonda devozione per l’immagine della Madonna che vi si custodisce.
Le sue origini sembrano molto antiche, forse collocabili all’inizio del XIII secolo e strettamente correlate alla viabilità ed ai metodi di comunicazione del periodo.
Questa zona del Mugello occidentale, prima compresa nella consorteria dei Cadolingi e poi in quella degli Ubaldini, era interessata dalla principale via di comunicazione che consentiva di raggiungere il nord del Paese. Seguendo la valle del Tavaiano la strada saliva in Appennino fino al Passo dell’Osteria Bruciata per unirsi qui ad un’altra importante arteria proveniente da Sant’Agata e proseguire quindi verso la regione romagnola. Considerata “buona tanto per la fanteria come pure per la cavalleria ma non per i carriaggi che non possono passarvi,” la strada era molto transitata già nel 1200 e così rimase almeno fino alle prime decadi del secolo successivo, quando fu aperta e resa agibile la nuova strada del Giogo.
Secondo il costume del tempo, le strade maggiormente frequentate prevedevano in luoghi stabiliti, la presenza degli hospitali per l’accoglienza dei pellegrini e dei viandanti più poveri. Si trattava sempre di strutture modeste, articolate su un piccolo ambiente per il riposo ed il ricovero cui si univa spesso un semplice luogo di culto per il raccoglimento e la preghiera, indispensabili prima di affrontare le insidie ed i pericoli che il cammino sulla montagna poteva riservare.
La struttura di Ponte all’Olmo mantiene inalterate le qualità di antico luogo di sosta, con un piccolo locale di ricovero posto nella parte posteriore e lo spazio di preghiera nella zona antistante del complesso.
L’oratorio infatti, si mostra caratterizzato da un ambiente asciutto che precede l’ingresso, costituito da un porticato a capanna sorretto da pilastri, con due piccole arcate laterali a tutto sesto e la centrale più ampia a sesto ribassato irregolare. Ai lati della facciata si aprono due finestrelle con inferriata, tipiche di questi luoghi di culto, in passato tenute sempre aperte per consentire una preghiera ed uno sguardo al dipinto della Vergine anche dall’esterno.
Accanto allo stipite di destra una fessura scolpita nella pietra e recante i caratteri L.P e LAM, consentiva il rilascio delle elemosine.
Sopra il portale d’ingresso una formella di pietra porta il simbolo della Croce sovrastante una stella ad otto punte. Nel suo insieme lo stemma può riassumere concetti di profonda sacralità ed enfatizzare il rapporto atavico tra la dimensione terrena ed il soprannaturale. La Croce infatti, è da interpretare come segno di speranza e riconciliazione di Dio con l’uomo, mentre la stella ad otto punte nell’accezione dell’iconografia classica prossima alla figura della Madonna, è simbolo di luce divina, fertilità e continuità del ciclo vitale.
In origine l’oratorio era compreso nella cura di San Benedetto a Mezzalla, la piccola rettoria unita alla chiesa di Santa Maria a Marcoiano nel 1350.
Il drammatico terremoto del 1542 lesionò gravemente tutti gli immobili della zona ed appare verosimile che gli effetti del sisma abbiano interessato anche l’oratorio di Ponte all’Olmo dando forse origine ad un primo radicale restauro come potrebbe suggerire una lapide che porta incisa a rilievo la data 1593, ancora visibile sul fianco destro dell’edificio.
Dal 1568 intanto, l’oratorio sarebbe stato assegnato definitivamente alla chiesa di Marcoiano secondo una condizione mantenuta fino ai nostri giorni.
Un’altra importante opera conservativa delle strutture deve essersi compiuta sul finire della prima decade del Settecento al tempo del rettore Don Giovanni Gucci. Tra gli altri lavori, quell’intervento concluso nel 1710 permise la collocazione sulla parete di fondo, di un nuovo Altar Maggiore, più adatto a celebrare la solennità ed il decoro del piccolo luogo di preghiera e conferire il giusto valore spirituale all’immagine miracolosa che vi si conservava.
L’opera fu realizzata grazie al lavoro di Arcangelo Jacopo Tortelli e resa possibile per la generosità delle elemosine raccolte nel popolo, così almeno si legge nell’epigrafe in latino posta sulla trave.
Il manufatto, ancor oggi perfettamente conservato, mostra una mensa di pietra sorretta da mensole a voluta e a sua volta sormontata da due colonne con capitelli corinzi sui quali si appoggia un elegante timpano a conchiglia interrotto dal trigramma bernardiniano. Al centro della dossale una semplice cornice racchiude l’immagine della Madonna con il Bambino benedicente, una pittura ad affresco databile al XV secolo, probabilmente in origine parte di un dipinto ben più ampio, integrante le figure di altri Santi in adorazione della Vergine.
Alcuni particolari del dipinto e le zone dissolte nella parte inferiore lasciano intuire una dimensione più estesa dell’affresco e uno stato di conservazione forse già compromesso all’inizio del Settecento, arginato probabilmente solo dopo l’apposizione del nuovo altare.
Entrando nell’oratorio lo sguardo è tutt’ora rapito da questa struttura imponente appoggiata alla parete di fondo e dall’immagine che racchiude, un elemento elegante ma perfettamente inserito in un ambiente sobrio che sa elevarne il senso di solennità e restituire quei simboli di sacralità essenziali alla devozione popolare.
L’interno dell’oratorio si mostra infatti, come un ambiente di preghiera molto semplice, ordinato nelle forme, coperto a capriate lignee e pavimentato in cotto. Prende luce dall’oculo della facciata e da quattro lunette aperte sulle pareti laterali. L’intero perimetro dell’aula è caratterizzato da una balza scura delimitata da una cornicetta a motivi geometrici che si ripete all’imposta della travatura.
Il luogo è apparso in ogni tempo come rifugio spirituale del popolo di Marcoiano che in passato vi si riuniva per chiedere grazie e aiuto alla Vergine nei periodi di calamità naturali e carestie. Una pratica mantenuta anche durante il secondo conflitto mondiale, quando in seguito ad un bombardamento fu necessario abbattere la secolare piante di olmo che aveva dato il nome all’oratorio.
L’ultima dimostrazione di affetto per questo grazioso luogo di culto si è manifestata recentemente, al termine della campagna di restauro conclusa nel 2023 e proposta dal Circolo Popolare di Marcoiano che ha provveduto concretamente al completo ripristino delle strutture ed al restauro dell’affresco.
Un altro esempio di profonda moralità per un popolo che nonostante la natura semplice e appartata del luogo di appartenenza ha saputo riconoscerne i valori culturali e di costume offrendoli come simboli di fede e di accoglienza comune.
Massimo Certini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 28 luglio 2024