Modi di dire e di scrivere, però meglio da non dire e non scrivere
MUGELLO – Trentacinque anni fa, più o meno, un sondaggio demoscopico metteva in evidenza quante fossero le parole utilizzate in media da ogni italiano: quattrocento parole pro capite. Anche la popolazione del Mugello rientrava in questi numeri. Poi il propagare dell’alfabetizzazione, la diffusione dei mezzi informativi e la globalizzazione con parole straniere, certamente, insieme hanno contribuito ad aumentare il bagaglio lessicale di ognuno di noi. In qualche caso però se ne fa un uso improprio se non scorretto.
No via, non è il caso di scomodare il ricorso alle celebrazioni dell’anno di Dante per parlare di lingua italiana. Anzi, aldilà delle ricorrenze, ogni tanto è bene confrontarsi su come si scrive e si parla, senza con questo voler dare lezioni a nessuno, di certo per non averne alcun titolo e pretesa. Così, ecco qualche frase scritta in libertà dentro e nei dintorni di certe espressioni che, purtroppo, dilagano fra gli odierni modi di dire e di scrivere. Avviso al lettore: troverete qui sotto una lista di espressioni limitata di proposito, esposta, appunto, per essere condivisa, integrata e ampliata.
“Divieto assoluto” – una locuzione che compare sui cartelli informativi luminosi lungo la viabilità della Città Metropolitana di Firenze e in qualche comunicato della Regione Toscana – ma un divieto resta tale e usare il rafforzativo “assoluto” evoca il dubbio che possano esistere altri tipi di divieto, quello “permissivo” e quello “forse sì, forse no” – sconcertante leggerlo in avvisi pubblici – somarata.
“Picnic all’aria aperta” – un refrain usato spesso, ogni anno, col giungere della primavera, nei servizi giornalistici e in qualche promozione di alcune associazioni – resta da capire come poter partecipare ad un “picnic al chiuso” – naturalista.
“Gita fuori porta” – una frase ricorrente per il Lunedì di Pasqua, la Pasquetta, quando si sprigiona la voglia della scampagnata – sfugge a cosa potrebbe riferirsi il contrario, cioè una “gita entro porta”, ammesso appunto che possa definirsi gita il muoversi entro l’area di una città o paesello che sia – girovago.
“Vestirsi a strati” – le definizioni nel campo della moda sono incontrollabili – questa sulla quantità di capi da indossare appare paradossale – di norma, tutti, ogni giorno, siamo “vestiti a strati”, cioè indossiamo indumenti, e vesti in genere, che insieme formano l’abbigliamento, offrendoci la possibilità di toglierne o aggiungerne uno, o più, di volta in volta – ridondante.
“Ultimo addio” – ancora un rafforzativo usato anche nei titoli della poesia e del cinema, tuttavia non sdoganato dal lessico ortodosso – un addio di per sé resta unico – teatrale.
“Macchia di leopardo – pelle di leopardo” – espressione che trae spunto dalla cromia del manto del felino – ripeto, il manto pilifero animale e non la pelle – la prima, la macchia del leopardo forse potrebbe essere un insieme di rovi e di sterpi ove si nasconde e vive – la seconda, la pelle, non ho idea se in effetti sia maculata – indefinito.
“Convergenze parallele” – una perla di geometria derivata dalla politica, durante il periodo di ricerca per improbabili e ampie maggioranze parlamentari – le parallele non si incrociano, ognuna è tracciata in un piano, in uno spazio, con la propria identità – rebus.
“Un tornante a 180 gradi” – di nuovo geometria, qui applicata ai tracciati stradali – anche se di rado, in certi casi per cronache televisive e radiofoniche, nei resoconti di prestazioni sportive amatoriali e di gite su strade montane, per indicare la curvatura di un tornante viene citato l’angolo piatto (180 gradi) per enfatizzare come la strada percorsa svolti quasi su sé stessa – ebbene, un tornante con un angolo al vertice di 180 gradi di fatto è “un rettilineo” – tracciatore.
Chissà, forse ci sarà un seguito.
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 26 Agosto 2021
MAH… mi viene in mente “E’ una coppia di ragazzi giovani” …
come se esistessero le coppie di ragazzi anziani !