Mucha e Galileo. A Firenze una straordinaria mostra sull’Art Nouveau
FIRENZE – E’ il grande artista ceco il protagonista della mostra “Alphonse Mucha. La seduzione dell’Art Nouveau” che nel Museo degli Innocenti di Firenze si tiene fino al 7 aprile prossimo. Ma nel percorso espositivo non manca una ricca sezione dedicata alla produzione artistica di Galileo Chini e della Manifattura San Lorenzo.
Quella su Alphone Mucha è una mostra ricca e di grande fascino, che racconta, con un allestimento appropriato e coinvolgente, l’estro di questo straordinario artista, che cerca nell’arte un valore immutabile e universale, convinto che una bella opera costituisca il “simbolo del bene” e contribuisca a sollevare l’animo del pubblico, finendo col generare una società migliore.
Nei suoi lavori, tutto è pensato per riuscire ad arrivare alla comprensione della bellezza, unico modo per elevare la qualità della vita, e le forme aggraziate del corpo femminile e le sinuose linee della natura servono a guidare lo sguardo dell’osservatore verso il punto focale della composizione. Mucha predilige temi semplici e universali come le stagioni, i fiori e le ore del giorno, temi facilmente comprensibili anche per un pubblico non esperto e immediata ispirazione alla ricerca del bello.
La mostra di Firenze offre un’ampia scelta dei suoi disegni, delle stampe decorative, dei manifesti teatrali e pubblicitari, e ancora, calendari, cartoline, foto e oggettistica. Per le sue opere si parla di “Stile Mucha”, divenuto di gran moda in tutta Europa.
Anche in Italia fiorì questa rivoluzione del gusto e dello stile, basato su un ideale di bellezza, caratterizzato da linee sinuose e floreali. E allora nella mostra su Mucha non poteva mancare una sezione dedicata a Galileo Chini, uno dei massimi rappresentanti dell’Art Nouveau in Italia, e che, in occasione della recente celebrazione dei 150 anni della nascita, è stato protagonista di numerose iniziative in tutta la Toscana.
“Inquieto e coraggioso, sperimentatore di tecniche e di stili, Chini diventa protagonista nel panorama dell’Italia della Belle Epoque – spiega Francesca Villanti, curatrice della mostra su Mucha, a Olga Mugnaini su La Nazione -. Pur restando testimone della tradizione antica, Chini è capace di cogliere gli stimoli, di elaborarli e declinarli con uno stile personale. Diventa così pioniere nella sperimentazione di forme audaci e innovative, rielabora con grande maestria le linee del passato arricchendole con le linee sinuose che dominano i principi di rinnovamento e di modernità espressiva dell’Art Nouveau di matrice francese e belga, non dimenticando il rigore delle linee che contraddistinguono lo stile dell’Europa centrale”.
Numerose le opere di Chini esposte al Museo degli Innocenti, per la mostra su Mucha: vasi e piatti in ceramica, dipinti, bozzetti su carta. E all’ingresso, nelle note sull’esposizione organizzata da Arthemisia, si ringraziano Paola Chini, Vieri Chini e Adriano Buccoliero.
“Con Mucha e numerosi artisti coevi – prosegue Villanti – Galileo Chini condivide la necessità di diffondere la bellezza a tutti gli strati sociali e di annullare il pregiudizio tra arti maggiori e minori”. E le tante opere che saranno prodotte alle Manifatture San Lorenzo, a Borgo San Lorenzo, dimostrano proprio questo, proponendo un’arte che si diffonde dappertutto, nelle chiese come nelle abitazioni private, negli oggetti di arredo come nelle vetrate. E le numerose ceramiche esposte a Firenze mostrano il vasto repertorio di forme e di colori che contraddistinguono la produzione chiniana, per la quale Galileo adotta spesso il tema iconografico di sognanti fanciulle, ritratte con figure flessuose aggraziate, con lunghi capelli fluenti ornate da composizioni floreali. In parallelo con l’arte di Mucha: l’accostamento tra le opere dei due artisti è uno degli elementi di più grande interesse della mostra fiorentina.
Paolo Guidotti
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 3 febbraio 2024