Pala dell’Assunta di Santi di Tito – Pieve di Santa Maria a Fagna
Questa pala, della pieve di Santa Maria a Fagna, è opera di Santi di Tito, pittore fra i più prolifici della seconda metà del XVI secolo; fu eseguita nel 1587 ed è firmata e datata. L’attuale collocazione dell’opera è sull’altare centrale della navata di sinistra, precedentemente era posta sull’altare maggiore e probabilmente fu spostata per lasciare il posto al grande ciborio con pitture alla moderna che viene segnalato sia in un inventario del 1613 e che in un libro di ricordi della pieve. Nel 1781 la ritroviamo nella collocazione attuale e probabilmente per adattarla meglio alla forma dell’altare, fu sagomata nella parte superiore, assumendo peraltro una forma più moderna, almeno per la concezione dell’epoca. I restauri, eseguiti fra il 2008 e il 2009, hanno evidenziato in basso a destra una figura che si differenzia da tutte le altre per la particolare fisionomia realistica: questa figura è il probabile ritratto di Giulio Dei, pievano di Fagna dal 1583 al 1607. Il Dei era originario del Casentino, apparteneva ad una famiglia benestante ed era legato da amicizia personale all’arcivescovo fiorentino Alessandro Marzi Medici. E’ probabile che questa amicizia e il possesso di una casa in pieno centro a Firenze, avessero facilitato una sua conoscenza con il pittore Santi di Tito, artista molto attivo che eseguì numerosi pale per diversi chiese fiorentine e della Diocesi e che nel 1580 avevo dipinto una Immacolata Concezione per l’oratorio di Castel San Niccolò in Casentino, ovvero il luogo di provenienza della famiglia Dei.
La realizzazione dell’opera si colloca nel pieno momento delle riflessioni sui dettami della Controriforma (Concilio di Trento 1545-1563): proprio a Firenze nel 1573 il sinodo provinciale aveva promulgato e diffuso le nuove esigenze della Chiesa in materia di rappresentazioni devozionali, che intendevano d’ora in poi istruire e coinvolgere emotivamente lo spettatore.
Il dipinto di Fagna evidenzia una serie di interessanti particolarità iconografiche volte a sottolineare il ruolo salvifico della Chiesa nel suo duplice aspetto di madre, della quale la Vergine è immagine, e di comunità, raffigurata dagli apostoli, mentre il coro degli angeli rappresenta un’ideale umanità santificata.
Non è un caso se la figura di San Pietro ha una forza espressiva maggiore di quella degli altri apostoli ponendosi con una mano al cielo e l’altra sul libro, quale vero mediatore tra uomo e Dio così come voleva la contemporanea riflessione sul ruolo del Pontefice (Pietro fu il primo papa). Nella pala poi sono raffigurati quattro libri nelle mani di altrettanti apostoli, chiaro riferimento ai quattro Vangeli. Tra i Santi ben delineati nella loro figura come S. Pietro, ve ne sono alcuni rappresentati solo con dei dettagli: una testa della quale si vede solo un orecchio, o una dove si nota solo un occhio. Tuttavia anziché rivelare una possibile noncuranza da parte del pittore, questa fu probabilmente una consapevole scelta teologica. Osservando con attenzione si nota come l’orecchio sia posizionato vicino a uno degli apostoli e in prossimità di San Pietro che sta parlando e indicando la miracolosa Assunzione della Madonna: è un evidente riferimento all’attenzione che si deve porre alla Parola di Cristo. L’occhio è posto in modo da guardare la figura laterale del pievano Dei ad indicare che l’opera dei sacerdoti, ma più in generale il comportamento di tutti i fedeli, è sotto l’occhio vigile di Dio e che è necessario comportarsi bene in ogni occasione della propria vita. In generale quindi si invita il fedele a vivere due dei messaggi proposti dalla Chiesa dopo il Concilio di Trento: ascolto attento della Parola di Dio e comportamento virtuoso.
scheda di Rossella Tarchi
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