Per amore e per forza. Esperienze pastorali ai confini del mondo
PALAZZUOLO SUL SENIO – In questi giorni di disagio e di sacrifici giova rileggere le parole di uno dei vecchi (allora giovani) preti della nostra campagna. Don Mario Boretti (1921 // 2011) fu catapultato al medioevo di Mantigno, nel comune di Palazzuolo sul Senio, dalla moderna Peretola e l’impatto fu, quantomeno, scioccante.
Per sei anni, dal 1947 al 1953 fu privato della possibilità di fare un bagno, anzi di avere l’ acqua in casa e se per i suoi parrocchiani questa era la normalità per lui e per la madre fu uno scomodo molto arduo da affrontare. D’ inverno, la neve, si adagiava sui monti per mesi ed era difficile cavalcare le cavalle di neve, fino ai mille metri, per andare a dire la messa a Campanara, altra sua parrocchia, con la tonaca tenuta su con una mano e con il bastone nell’altra. Sempre d’inverno alle cinque era buio e la cucina, già buia per la fuliggine era rischiarata appena dal lume a petrolio che la madre vegliava come una vestale romana. senza un soldo, rimase colpito quando il parroco che se ne andava e a cui lui dava la sostituzione pretendeva da lui la stima delle bestie che gli lasciava e … che non avrebbe mai visto perchè non ne possedeva.
Era impossibile, almeno per il primo paio d’ anni, comprendere il suo gregge, che parlava solo il dialetto romagnolo, Due anziani gli portavano il pane che avevano fatto lievitare tenendolo sotto le coperte in fondo al letto al contatto con i piedi e, la notte, cercava di scansare le pozze che, al chiaro di luna, parevano pietre lisce. Di giorno, invece, mentre faceva la processione del Corpus Domini o leggeva il libro e prendeva nelle buche o schivava le buche e inventava le preghiere.
Con aderenze verso un paio di deputati (uno comunista e uno democristiano) era riuscito a fare la strada che univa al paese, era riuscito a portare la luce nella canonica e a far impiantare due lampioni a ridosso della chiesa (la prima luce pubblica) addirittura era riuscito a far venire il Papa !!! O per meglio dire la sua voce tramite un’incerta radio a galena che trasmetteva la voce solenne di Pio XII nella sua benedizione urbi et Orbi. Per solennizzare l’ anno santo era anche riuscito a costruire una piccola grotta di Lourdes con i sassi presi dal fiume. Era sopravvissuto alla neve, alla tanta neve, che lo costringeva a sfalcare con la tonaca legata alla cintura. era sopravvissuto a interminabili serate passate a giocare a carte a lume di cherosene. Era sopravvissuto a sei anni senza un bagno e con l’acqua del catino che, d’ inverno, spesso e volentieri, ghiacciava.
Alla fine si era affezionato al suo gregge, fatto più di vitelli che di anime, e a Natale, prima della messa, li aveva invitati nella canonica dove aveva allestito un bell’albero adorno di caramelle che prima della messa erano sparite nelle fauci di bambini curiosi di tanta grazia di Dio. Erano sparite anche le galline che la madre allevava e a chi dava la colpa alla volpe, la madre rispondeva, che le volpi non mangiano anche le penne.
Eppure, questo mondo arido e tagliente, gli rimarrà sempre nel cuore, ringraziando da adulto la Provvidenza per averlo mandato in quella terra di missione. nel testamento lasciò scritto, riguardo alla sua sepoltura, di essere composto con, ai piedi, gli scarponi che adoperava per andare dai suoi parrocchiani a Mantigno.
Gianfranco Poli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 21 Marzo 2021