Pieve di San Pietro a San Piero a Sieve – Vetrate e affresco, di Rodolfo Fanfani, sec. XX
La mattina del 9 settembre 1944 l’esercito tedesco minò il ponte sul Carza che si trova nelle vicinanze della pieve, facendolo saltare. Lo scoppio di notevole violenza investì anche la chiesa, mandando in frantumi le vetrate delle finestre e facendo crollare parte delle volte. Le vetrate che erano andate perdute nella guerra erano state commissionate solo pochi anni prima, nel 1935, al mastro vetraio Rodolfo Fanfani e furono pagate tramite la donazione di famiglie locali, i cui stemmi campeggiavano al centro delle finestre.
Gli stemmi e i nomi delle famiglie che si vedono oggi sono invece quelli dei benefattori che pagarono il lavoro nel 1945 alla ditta Chini di Borgo San Lorenzo, che ha firmato la finestra della cappella del fonte battesimale, aperta proprio nel 1945. L’unica delle vetrate che presenta ancora il disegno di Fanfani del 1935 è il finestrone centrale della facciata. La vetrata è ornata dall’immagine di San Francesco di Sales, eletto nel 1750 secondo patrono della chiesa. Il finestrone è stato restaurato nel 2018 in occasione dei lavori alla facciata e al sagrato.
Sempre di mano di Rodolfo Fanfani è l’affresco di San Pietro dietro l’altare maggiore. La grande figura del Santo sembra oggi fuori posto, ma quando fu dipinta nel 1935 la chiesa aveva molte più decorazioni pittoriche, in parte perdute con i danni della guerra, in parte coperte durante i lavori di ricostruzione dall’intonaco bianco. Anche le due finestre ai lati di San Pietro furono aperte solo in questa occasione. L’affresco è riuscito a salvarsi dalla distruzione e dalla cancellazione durante gli anni della guerra.
Fanfani disegnò il Santo come se si trattasse di una vetrata, con una linea di contorno marcata e campiture omogenee. La stasi in cui sembra imprigionato il santo, il vestito all’antica, le grandi mani e piedi e la posa scelta, sembrano riprendere esempi di una tradizione lontana di decorazione dell’abside, come quella di San Miniato al Monte o del Cristo Pantocratore del Battistero di Firenze; un recupero dell’antico allora già ripreso in Mugello da Galileo Chini nell’abside della pieve di Borgo S. Lorenzo.
scheda a cura di Francesco Calamai
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