Pieve di San Pietro a San Piero a Sieve – Lapide
“Nell’anno del Signore 1275 il prete Giambono fece fare questo ospedale per la salvezza della sua anima, Mastro Panizza mi costruì”. Era uso comune nei tempi antichi che a completamento del cantiere fosse posta un’iscrizione in memoria dell’opera compiuta, riportando il nome del committente con la formula “fecit fieri” e il nome del capocantiere con la formula “me fecit”.
Questa lapide si trovava sul muro esterno dello spedale, poi Cappella della Compagnia, che si trova davanti alla chiesa. Oggi è sostituita da una copia. Gli spedali erano luoghi di accoglienza per i viandanti e soprattutto per i pellegrini, i quali passavano per il Mugello in direzione di Roma provenendo dalla pianura padana, attraversando gli Appennini al Passo del Giogo. Il prete Giambono, che era probabilmente il pievano della chiesa, fece costruire a sue spese lo spedale come atto di carità. Né di lui né di Panizza, che fu il capocantiere, rimangono altre notizie. Qualche aspetto interessante emerge però dai modi con cui è stato inciso il testo. Infatti, la scrittura usata non è tipica della zona fiorentina, soprattutto per la forma di alcune lettere, ma sembra essere più vicina al gusto del nord-Italia. Questo ha fatto pensare che l’incisore fosse uno dei tanti scalpellini venuti da oltre gli Appennini che spesso lavoravano in quei tempi nei cantieri delle chiese di Firenze e nelle campagne vicine.
È probabile anche che non fosse abituato a scolpire iscrizioni, non solo perché sbaglia a scrivere la parola ‘hospitale’ -mettendo nel posto sbagliato la lettera ‘h’-, ma soprattutto perché rimane a corto di spazio per poter concludere il testo ed è costretto a usare l’angolo in alto a destra.
scheda a cura di Francesco Calamai
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