MUGELLO – Emilio, un colono sui quarant’anni che tutti chiamavano “Milio”, viveva in un casolare isolato della Val di Strulla in Mugello. In fondo era un brav’uomo, onesto e lavoratore; purtroppo aveva un carattere identico a quello di un orso appena uscito dal letargo invernale e per questo motivo gli altri contadini della zona si tenevano ben lontani dalla sua tana.. pardon, dalla sua casa. E avevano validi motivi; geloso del podere, appena qualcuno si avvicinava troppo andava su tutte le furie minacciando e accusando l’incauto di voler rubare uva, castagne oppure le mele del frutteto cui teneva tanto. Rimasto orfano in tenera età, non era riuscito nemmeno a trovare una ragazza per condividere quella semplice e dura vita, anche se lo aveva sempre desiderato. Ma dove mai la poteva trovare uno come lui? Per esempio una identica a Ginevra, la figlia dei vicini contadini che, quando lo vedeva, pareva arrossire. Era carina ma di sicuro, pensava Emilio, non avrebbe certo voluto accanto a sé un orso simile, e così aveva lasciato stare. Col tempo era rimasto intrappolato nel suo isolamento e si era lasciato andare; non pettinava più i suoi bei capelli scuri e ondulati, non si curava di quello che aveva indosso e i suoi occhi, che un tempo erano arguti e penetranti, erano nascosti da un ruvido velo di tristezza. Arrivò la notte di Natale del 1950; aveva lavorato nella vigna a lungo e da quanto era affaticato, non riusciva a prender sonno. Scese dal letto, si mise addosso una “giubba” e sedette pensieroso sulla soglia di casa con le braccia avvinghiate ai ginocchi. Era ormai mezzanotte e intorno c’era solo il silenzio; dai vicini casolari sparsi per la campagna non proveniva alcuna luce. Gli abitanti, stanchissimi per la dura giornata di lavoro, come sempre erano andati a letto molto presto, con le galline si diceva una volta.
Emilio non voleva dormire, fissava il cielo stellato e pensava alla sua vita, alle poche fortune e molte disgrazie, rassegnato e con addosso quel fatalismo tipico del mondo rurale. Però in fondo al cuore, nonostante i problemi personali, restava ottimista. Un giorno guardando in cielo lo avrebbe visto davvero attraversato da una stella cometa che sarebbe diventata la “sua” stella; avrebbe espresso un desiderio e la vita sarebbe cambiata. Avrebbe così vissuto, finalmente, un vero Natale; o almeno ci sperava un pochino. In quell’istante avvertì una forte vibrazione, la casa tremò tutta e una luce accecante passò velocissima appena sopra il tetto della colonica lasciando dietro di sé una scia luminosa e andando a schiantarsi con un grande boato in mezzo al suo meleto. Corse a perdifiato in quella direzione tra fumo acre e polvere sollevata; finalmente in mezzo all’erba che bruciava di fiamme violacee vide una profonda buca. Nell’aria fluttuavano in una strana danza scintille infuocate insieme a strane goccioline simili a petali rosa; era come se i meli avessero fiorito fuori stagione, ma in fondo che ne sapeva “Milio” di meteoriti? Quella per lui era una grande magia. La mattina dopo, vincendo il carattere riservato, provò a raccontare ai vicini lo strano evento notturno, ma nessuno volle crederci. Pensarono tutti che fosse un’invenzione dell’”orso” per tenerli lontani, ancor di più, dalla proprietà. Emilio pensò invece semplicemente che la stella cometa tanto desiderata, la “sua” stella di Natale era finalmente arrivata a cambiare la sua vita. Poco lontano, appoggiata a un vecchio carro vide Ginevra insieme alla scia luminosa del suo sorriso.
Fabrizio Scheggi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 24 dicembre 2023