RACCONTI DI CAMPAGNA – L’incantatrice di bachi
MUGELLO – Era la fine degli anni sessanta del Novecento e nella campagna mugellana si vedevano ancora transitare cigolanti carri trascinati dalle maestose vacche chianine. Risuonavano nelle aie i rumori rituali della battitura mentre le concimaie, territorio prediletto di galline e lombrichi, facevano bella mostra di sé nelle vicinanze della colonica.
Lucia guardava con preoccupazione Antonio, quel suo piccolo bimbo di due anni, magrissimo, scoordinato nei movimenti che si agitava piangendo in continuazione; e la madre aveva trasmesso la stessa ansia anche alla figlia più grande, Francesca, una bimba sensibile che aveva ormai otto anni.
Suo marito Giovanni, invece, sembrava quasi distratto e più che sul figlio pareva concentrato sul lavoro nel suo podere vicino a Lumena. “Bisogna fare qualcosa”, disse un giorno Lucia al marito, “questo bimbo non mangia niente e in più si move male, non afferra bene le cose; domani vado da Cesira su a Spazzavento perché lei è una guaritrice e di sicuro saprà cosa fare”.
Il marito era scettico, non credeva a quelle stregonerie; gli sembravano soldi buttati via, però di fronte alla determinazione della moglie c’era ben poco da fare e alla fine si arrese. Così la mattina dopo Lucia si vestì di tutto punto, prese la borsetta con pochi soldi dentro, il bambino in collo, la figlia Francesca per mano e salì sul monte verso la casa della guaritrice.
Cesira, la guaritrice, aveva un aspetto trasandato e i suoi capelli, che sembravano appena esplosi intorno a un grosso petardo, s’affannavano per rimanere incollati al capo. Se ne stava su una sedia di paglia a fare la calza e, quando arrivarono i visitatori, alzò appena gli occhi.
Una volta che Lucia ebbe spiegato tutta la situazione, si mise a sedere di fronte al piccolo Antonio e lo fissò a lungo pronunciando frasi senza senso. Poi d’improvviso esclamò con voce cupa: “Questo bimbo c’ha i bachi, e per scacciare i bachi vanno segnati, tagliati e poi incantati; solo dopo vanno via!”.
Francesca la vide toccare con gesti che parevano magici il corpo del fratellino “segnandolo”, poi prese un lungo filo di spago, lo tagliò in tanti piccoli pezzetti sempre recitando strane formule e li gettò in una bacinella d’acqua tiepida.
Nella sua ingenuità di bimba guardava stupita e con un certo timore tutta la scena quando a un certo punto si accorse che i piccoli pezzetti di spago tagliati e caduti nella bacinella iniziarono a muoversi come dei veri bachi contorcendosi disperatamente nell’acqua! E anche sua madre Lucia, almeno a giudicare dalla faccia che fece, aveva visto quella strana cosa! Poi l’incantatrice di bachi prese un po’ di quell’acqua, bagnò la pancia e la fronte del bambino e alla fine esclamò “Ecco fatto, vedrai che domani i bachi vanno via!”. Poi Cesira riscosse quanto pattuito e ricominciò a fare la calza come niente fosse.
La famigliola riprese la strada da Spazzavento a Lumena e se ne tornò a casa dove raccontarono tutta la scena a Giovanni. Lucia dichiarò convinta: “i bachi domattina vanno via”, ma il marito tagliò corto: “Tu sei solo una donnetta che crede alle superstizioni, ma io e un mi faccio incantare, e un son mica un baco io!”.
Invece, strano a dirsi ma il mattino successivo Antonio stava decisamente meglio, sorrideva e disse che aveva molta fame; così i genitori ma anche la sorellina tirarono un sospiro di sollievo. Giovanni uscì nell’aia sorridendo; proprio davanti a lui transitò per terra una fila di circa due metri di processionarie del pino che avevano deciso proprio quel mattino di spostarsi da una pianta rinsecchita per andare a spolparne un’altra più fresca.
Il contadino rimase di stucco e in quel momento si convinse che quelli erano proprio gli stessi bachi che avevano tormentato a lungo il su’ figliolo. Esclamò tutto felice: “Ma allora è vero che con l’incantesimo i bachi vanno via!”. E fu solo allora che anche lui credette.
Fabrizio Scheggi
(dedicato alla memoria di Luciano)
Nota dell’autore: pur basandosi su fatti realmente accaduti, ogni riferimento a luoghi o persone e puramente casuale
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 30 marzo 2025
Bellissimo racconto.
Mia nonna toglieva “il mal dello spiedo” oltre che il malocchio e il Fuoco di Sant’Antonio.