SCARPERIA E SAN PIERO – In occasione della “Giornata Mondiale del Rifugiato”, indetta dalle Nazioni Unite per commemorare l’approvazione nel 1951 della Convenzione di Ginevra, i ragazzi di Kondizione hanno messo in scena lo spettacolo “Il viaggio” nel piccolo e grazioso centro di Sant’Agata.
Una piccola piazza di paese, un bar, gente che va e che viene. Occhi arguti e dormienti, colori, i gesti repentini insieme ai movimenti stanchi dell’incombente finesettimana. Sant’Agata concede il suo cuore, la sua stradella interna, gli scalini di una vecchia scuola, la vista del campanile e l’orologio. Si apre con la sua umanità più varia, operai che sorseggiano una birra schiumosa, anziane a colloquio coi forestieri, alcune di loro altrettanto straniere, venute a riposarsi dalla ribollente Fiorenza. Poi uomini neri neri, alcuni un po’ più chiari, assonnati dalla calura estiva, mani che schioppettano su mani e richiuse finiscono al petto, i sorrisi innocenti e quelli svogliati. I bambini siedono, si alzano, ridono sguaiati e si gettano a terra come mistici impazziti.
Un filo di vento tocca le pelli sudate, refrigera e passa, si fa amare come un desiderio perpetuo. Qualcuno girella, non si sa perchè, ma c’è qualcosa in fermento nell’aria appena mossa. Poi tutto diventa chiaro, si adagia, riposa sui versi di una preghiera.
Mare nostro che non sei nei cieli. Vestito di nero e spavaldo, lui decide di dare il via alle danze, la ripete più volte, seguito da due giovani fanciulle che gli fanno eco. Mare nostro che non sei nei cieli. Inizia il viaggio e sei figure si alternano vagando tra le donne e gli uomini che intanto hanno posato chiacchiere e boccali. L’aria si riempie di acqua, di storie e di Storia, strabocca di esistenza e di morte.
Mare nostro che non sei nei cieli,/ ti abbiamo seminato di annegati più di/ qualunque età delle tempeste.
Sant’Agata si fa specchio di un mondo al limite tra gli abissi e il cielo, con gli attori che portano la voce di un’odissea disperata. Camminano confidando nel potere di una laica supplica, si scambiano di posto, si fermano e ripartono. E’ il viaggio, la migrazione messa in scena dai ragazzi di Kondizione, diretti da Rita Nencini e guidati dalle lancinanti parole di Erri de Luca, Jacques Attali, Davide Enia e Alessandro Baricco. Quindici minuti di racconto e implorazione, in cui il volume lentamente si alza attirando l’attenzione dei presenti fissi e dei passanti.
…sia benedetto il tuo sale / sia benedetto il tuo fondale, / accogli le gremite imbarcazioni / senza una strada sopra le tue onde / i pescatori usciti nella notte, / le loro reti tra le tue creature, / che tornano al mattino con la pesca / dei naufraghi salvati.
Il bastone della pioggia fa da sottofondo sonoro al dramma, alle reti dei pescatori che si alzano, al mare che solleva onde a muraglia, ai naufragi dimenticati o del tutto ignorati. E ci siamo noi, con la nostra irrequietezza, coi nostri dolori, con questo nomadismo – “sociale” o innato – che ci invita a scappare oppure a voler conoscere l’altro – sia esso spazio o uomo o donna – a tutti costi.
I tempi sono duri, come lo furono e lo saranno ancora. Ma ciò che conta è questo piccolo mondo insorto in cui, con un ultimo grido di rabbia, la sera protesta, si ferma il tempo, e un verso corale si ammanta di un pianto segreto. Mare nostro che non sei nei cieli!
Grazie ad Alessandro Pieri, Juan Foti, Lorenzo Rosi, Niccolò Mignani, Alessia Autelitano, Maddalena Caciotti per questa importante e riuscita interpretazione, e a Rita Nencini per la sapiente regia e la consueta dolcezza con cui dirige i suoi bravi e giovani attori.
Ivan Ferraro
Foto Serena Landi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 15 Luglio 2019
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