E su Giotto, Vagnetti l’ebbe vinta…
VICCHIO – Ci rimase veramente male lo scultore Italo Vagnetti quando apprese in via assolutamente confidenziale il verdetto della giuria di esperti d‘arte che aveva esaminato, in una sala dei chiostri di Santa Croce a Firenze, i bozzetti presentati per realizzare una statua con la fisionomia di Giotto da collocare nella piazza di Vicchio. Quei “cretini” di giudici avevano scelto tra i sei concorrenti una “figuraccia” di Urbano Lucchesi, un professore di 53 anni che, sì, aveva al suo attivo diverse opere situate in Lucchesia ma che soprattutto poteva contare sull’aiuto di un commissario come Augusto Passaglia, docente di scultura all’Accademia di Belle Arti di Firenze: era forse un caso che fossero ambedue nativi di Lucca? Indignato, prese carta e penna e indirizzò una lettera, datata 7 luglio 1897, a Giuseppe Baccini, che era autorevole membro del Comitato esecutivo del progetto. Il suo bozzetto – scrisse – era di gran lunga superiore “sia per forma che per soggetto” per cui era vittima di una vera e propria “porcheria” che copriva favoritismi e losche manovre. La riprova? Nel verbale della Commissione erano state imposte al vincitore correzioni sulla base della sua idea originale: il Lucchesi non aveva messo in mano a Giotto il pennello ma solo un compasso, come se fosse stato solo un architetto!
Tanto fece e tanto mosse che la spuntò, con l’appoggio del sindaco di Vicchio Raffaello Casanuova e del marchese Filippo Torrigiani, che presiedeva il Comitato generale. Nella riunione del 16 luglio 1897 si deliberò di ribaltare il parere della giuria (che evidentemente aveva solo potere consultivo) e di affidare a lui il lavoro. Ci fu qualche strascico polemico. Quando su “La Nazione” del 17 luglio 1899 apparve un articolo del Baccini in cui si elogiava Vagnetti con toni encomiastici, il Lucchesi non perse l’occasione per puntualizzare che non era per nulla corretto affermare che vi fosse stato un vero “concorso”. Il vittorioso prescelto poté però replicargli che faceva testo la lettera che aveva ricevuto dal Comitato il 27 luglio 1897, dove si comunicava che il suo bozzetto era stato votato a maggioranza! E così fini la questione. Il retroscena è svelato dal copioso carteggio di Giuseppe Baccini, giacente in un fondo della Biblioteca Marucelliana di Firenze finora inesplorato e ricco di scoperte, che documenta ampiamente la poliedrica attività di questo appassionato studioso del Mugello.
L’idea della scultura (è notorio) scattò nella mente di Giosue Carducci quando nel 1891 fu ospitato per la prima volta nella villa del dottor Billi a Pilarciano. La poetica bellezza del colle di Vespignano gli ispirò un vibrato proclama agli italiani per spingerli a dedicare un monumento a Giotto nella piazza di Vicchio, perché «al padre della pittura italiana non ancora fu consacrato dall’Italia un segno d’onore nazionale». Senza dubbio però Baccini fu tra i più fervidi animatori dell’impresa, come testimonia il suo libretto intitolato Vicchio di Mugello e Giotto. Notizie e ricordi del monumento inaugurato l’8 settembre 1901, contenente, oltre alla cronistoria di questa vicenda, articoli e saggi per supportare l’attendibilità della nascita di Giotto nel Comune di Vicchio.
Chi era Italo Vagnetti? Nato nel 1864 a Firenze, aveva cominciato a lavorare come medaglista seguendo il mestiere del padre Giovanni e dopo aver frequentato l’Accademia delle belle Arti della sua città aveva completato la sua formazione all’Accademia di San Luca a Roma. Era più giovane di vent’anni rispetto al Lucchesi e tuttavia già allora vantava due busti eseguiti nella capitale (Bettino Ricasoli e De Samboy) e diversi monumenti in cappelle funerarie fiorentine, senza contare la notevole perizia applicata nei ritratti di innumerevoli medaglie. La commissione vicchiese della statua di Giotto era l’occasione d’oro per affermarsi come abile scultore, data l’attenzione che l’evento avrebbe sicuramente suscitato sul piano nazionale. Si mise al lavoro con alacrità e nel giugno del 1898 incominciò a modellare la statua in cera, anche se nei mesi successivi trascurò il suo laboratorio di via degli Artisti perché la moglie gli aveva dato un altro maschio (il secondo in soli 18 mesi!). Nello scusarsi del ritardo osservò che la figura aveva richiesto l’uso di 30 quintali di creta e ricordò che aveva ricevuto per i materiali necessari alla realizzazione del modello solo la metà delle mille lire previste dal contratto (alla fine chiese al Comitato che gli fosse corrisposto un rimborso spese di 1.730 lire). Il progetto iniziale prevedeva un monumento alto oltre 8 metri, con un basamento di 5 metri su cui dovevano essere apposti, oltre a due formelle di stile gotico con gli stemmi di Vicchio e di Firenze, i simboli di un genietto e di un’aquila, evocati a rappresentare il volo dell’artista verso la città del Giglio. Il 28 febbraio 1900 fu approvata la proposta di non eseguire questi due ornamenti giudicandoli inutili e ridondanti e di conseguenza la misura del supporto alla statua fu notevolmente ridotta in altezza. Intanto Baccini, che con altri amici aveva visitato l’atelier del Vagnetti ammirando la scultura pronta per la fusione, non lesinava di tessere lodi all’autore che aveva dato «splendida prova del suo bell’ingegno in opera di tanto valore» nonostante le difficoltà che parevano insuperabili per la mancanza di un autentico ritratto di Giotto. Evitando ogni atteggiamento accademico era riuscito – affermava – a fare un’opera giudicata eccellente e meritevole «del plauso spassionato di valorosi artisti che l’hanno veduta, e noi mugellani dobbiamo essergli grati e riconoscenti».Dovette passare però oltre un anno per assistere alla posa della prima pietra del monumento, avvenuta il 24 giugno 1901 nel corso di una solenne cerimonia che riunì le autorità cittadine e l’intero paese festante. Inutile dire che vi partecipò, ovviamente molto acclamato, lo stesso Vagnetti.
Il 16 agosto 1901 nell’officina fiorentina dei Fratelli Galli, in Via Cavour, avvenne la fusione della statua di Giotto, operazione «riuscita in ogni particolare perfetta», a detta del Baccini, che concludeva soddisfatto: «…ora non manca che di collocarla sulla bella base di pietra forte che sorge già sulla piazza di Vicchio, ove il dì 8 del prossimo settembre a ore 11 sarà inaugurata a onore e gloria dell’altissimo pittore e della terra che lo vide nascere».
E il programma venne rispettato.
Adriano Gasparrini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 10 marzo 2020
Pingback: Una gustosa visita a Vicchio con Vetrina Toscana