Sul lago
C’era nel trapassato remoto poi scompare, asciugato da sommovimenti tellurici e dallo spostamento dei continenti, la mano dell’uomo l’ha ricostruito in dimensioni più piccole proprio dov’era. Tutt’intorno i segni del tempo: a Cafaggiolo una costola (?) di balena (?), una strada che da San Giovanni in Petroio precipita nel lago a Ghiereto, con tanto di piloni di un ponte arcaico oggi sommersi. Di più. I resti di un accampamento di 30.000 anni fa in cui si produceva farina. Gira voce si tratti del primo esempio di agricoltura ben prima che la coltivazione stanziale rovesciasse il destino del mondo.
Nella conca dove risplende l’acqua del lago di Bilancino c’è davvero di tutto, la storia, e che storia, e il futuro. L’osso di balena – così battezzato da secoli – svetta dalla facciata di un’abitazione di faccia al castello mediceo. Balena o mammut? Comunque vada, un tempo lontano lontano quando un lago di proporzioni giganti esisteva davvero.
Quanto al ponte, sorgeva sul fiume Sieve e collegava la collina alla via per il passo dello Stale (la Futa). Vi è passato il mondo: Dante in viaggio per Bologna, un paio di re, un pugno di porporati, forse addirittura un papa, sicuramente eserciti e mercenari.
Lo stanziamento di cacciatori-raccoglitori, sulla sinistra del lago per chi viene da Barberino, è stata un’autentica sorpresa. Inaspettata! Il pestello usato per tritare la tifa, una pianta palustre, mette in ombra ogni e qualsiasi oggetto destinato a produrre farina. Il motivo? Perché è il più antico.
Non sarà un esempio di raffinata scultura, il cacciatore non sarà stato il Cellini, e però quell’oggetto è il primo nel suo genere. Nel mondo. Paleolitico per la precisione, quando sappiamo che solo nel Neolitico, migliaia di anni più tardi, si getta il primo seme da cui trarre il raccolto.
Il futuro, volendo, si spalanca subito dietro l’angolo. Volendo e potendo, appunto.
Il lago di Toscana può dare di più. Vanta una posizione invidiabile, è raggiungibile con facilità, è di una bellezza assordante, il paesaggio che lo circonda emoziona, perfino Pieraccioni, e dobbiamo essergliene grati, lo ha valorizzato da par suo. Che fare? Investirci.
Riccardo Nencini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 16 giugno 2019