Vezzano e la guerra delle campane
MUGELLO – Ho da poco “partorito” un nuovo libro intitolato Santa Maria a Vezzano e dintorni, il paese della mia infanzia e dove risiedo; per chi fosse interessato ad averlo c’è un solo modo, contattarmi e chiedermelo. D’altronde, anche se non dovrei dirlo io, un libro su una frazione rappresenta una vera rarità; bisogna essere appassionati di storia locale e, per dirla tutta, anche un tantino fuori di testa per farlo. Eppure, vi posso assicurare che scrivendolo mi sono imbattuto in una storia avvincente, piena di sorprese e curiosità, pregna di vicende umane, religiose, contadine e popolari, ma anche di eventi che non hanno niente da invidiare alla grande Storia, quella con la “S” maiuscola. Basti pensare che gli edifici religiosi del paese sono ricordati già dal XII secolo, a partire da un privilegio papale stipulato nell’anno di grazia 1168, pensate un po’, nella lontanissima Benevento.
Oggi, però, voglio raccontarvi soltanto di un piccolo mistero legato all’antica presenza a nord di Vezzano di ben tre chiese stranamente edificate appena cento metri l’una dall’altra: Santa Maria, San Pietro e Sant’Andrea. Fatto curioso direte voi, dietro al quale vi sono ragioni imprevedibili e direi quasi sepolte in antichi documenti capaci di svelarci l’arcano. Basta indagare, ed io sono qui apposta per farlo.
Partiamo da un fatto; tanti secoli fa una strada frequentata partiva da Sagginale (ponte detto di Annibale o comunque un guado romano) e dai dintorni di Pesciola (origini romane) si dirigeva attraverso Vezzano (Vetianum, anch’essa località di origine romana da gens Vetia), verso Ponteruscello (ponte e tratti di selciato romano) per poi superare il crinale appenninico. A questo punto mi darete almeno un briciolo di credito se suppongo che si trattasse di una strada romana seppur secondaria, voi che ne dite? Viene comunque citata in diversi documenti medievali e il fatto che il “sindaco” di Vezzano pagasse un tributo per mantenere il ponte di Sagginale la dice lunga sul legame tra due luoghi non poi così vicini.
A inizio Ottocento questa strada era ancora chiamata “comunicativa per Farneto”, tanto per ribadirne la residua importanza; infatti, transitava non solo adiacente a chiese, antichi fortilizi e hospitali per i pellegrini come quello detto Il Salomone, ma segnava il confine fra tre importanti proprietà. Subito a nord di Vezzano s’incrociavano, infatti, su questa viabilità i terreni della Badia di Marradi, quelli dei potentissimi Guidi di Battifolle (del ramo di Gattaia) e quelli del vescovo fiorentino. Un gran guazzabuglio medievale, avrebbe detto Merlino ne La spada nella roccia di disneyliana memoria.
La prima chiesa a essere fondata fu probabilmente quella che in paese era chiamata da tutti e non a caso la chiesa vecchia, ovvero San Pietro. Edificata su un terreno adiacente al corso del torrente Pesciola, fu prima monastero su input della Badia di Marradi ma presto si trasformò in chiesa legandosi al vescovo fiesolano e alla contea guidesca di Gattaia, diventando luogo di preghiera dei fidelis feudali che lavoravano i vicini poderi “d’altura”. Ciò accadeva già a metà del XII secolo.
Passarono pochi decenni e la Badia di Marradi, per non perdere potere e presidio su questa zona di transito per lei strategica, edificò sui terreni limitrofi la chiesa di Sant’Andrea a Vezzano e il vicino hospitale de Il Salomone. Quest’edificio religioso era così importante e necessario per la zona che fu persino esentato dai contributi in grano per l’esercito fiorentino nella battaglia di Montaperti; il rettore prestò semplicemente garanzia per i rifornimenti delle chiese limitrofe. Detto ciò, secondo voi a quel punto il vescovo fiorentino (probabilmente Giovanni da Velletri) che governava il territorio limitrofo a sud se ne poteva stare con le mani in mano? Neanche per sogno; preso anche lui dal terribile contagio fabbricativo, un bel giorno sempre sulla ormai affollatissima strada di confine fece edificare la chiesa di Santa Maria (primo documento notarile del 1220). In seguito il potere del vescovo fiorentino si estese a tutte queste chiese che furono assegnate alla Pieve di San Cassiano in Padule; Santa Maria diventò poi addirittura Prioria (1565), incorporando le altre e alla fine persino il paese di Vetiano-Vezzano modificò il nome in Santa Maria a Vezzano, tanto per far capire chi comandava da queste parti. Ma questa è un’altra storia, forse interessante ma che, immagino con vostro vivo dispiacere, non racconterò in queste righe.
Qui voglio invece narrare la tragicomica situazione di tre chiese che per tutto il Duecento e oltre operarono l’una di fianco all’altra. Tra i diversi rettori si accesero varie dispute, e alla fine non si potevano proprio sopportare. Poca roba, intendiamoci, per lo più legata a modeste ragioni di confini: ripicche sull’usufrutto di un pascolo, sottrazione dei frutti di un pero, lamenti per sconfinamenti di polli o pecore.
Un’antica tradizione popolare racconta però che un giorno Ubertino, collerico rettore di Sant’Andrea, s’indispettì con Bernardino, rettore di Santa Maria reo di aver sottratto un gruppo di “anime” dal suo popolo. Indispettito e per dispetto cominciò a suonare le campane in largo anticipo in occasione delle ricorrenze religiose; a sua volta, Ubertino veniva però anticipato per ripicca dal prete di San Pietro il quale, su istigazione di Federico Novello dei conti Guidi, volle anche lui far sentire, è proprio il caso di dirlo, la sua ..campana! Andò a finire che tutto il giorno un grande scampanio percuoteva senza ragione alcuna la campagna di Vezzano. I poveri contadini, impegnati nel duro lavoro nei campi, non avevano un attimo di tregua e non sapevano più a che santo, pardon, a che prete voltarsi. Insomma, fu per anni una vera “guerra delle campane” e nessuno ci capiva più nulla, tanto che ormai tutti andavano in chiesa per chiedere lo stesso miracolo: la fine di quel tormento o, al limite, almeno la grazia di non diventare suonati.. come una campana! Appunto.
Fabrizio Scheggi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – settembre 2022