SCARPERIA E SAN PIERO – Alle falde orientali di Montaccianico a nord di Sant’Agata, lungo la strada che porta al Mulinuccio, si trovava fino a quasi un secolo fa una specie di tabernacolo che in realtà era uno dei due pilastri (quello di destra) che segnavano l’ingresso a un appezzamento agricolo. Il pilastro era stato ingrossato tanto da ricavarvi una nicchia per accogliere una immagine sacra, forse a scopo propiziatorio e anche per nobilitare il luogo e il suo proprietario.
La nicchia infatti conteneva una copia in pietra serena (foto 1) di uno stupendo bassorilievo in marmo realizzato da Donatello nel 1425 detto Madonna de’ Pazzi (foto 2).


Ora di quel pilastrone non rimane più neppure una di quelle poche pietre che ancora affioravano fino a qualche decennio fa, ma – cosa più importante – la Madonna con Bambino che esso accoglieva è stata salvata, benché corrosa dalle intemperie, grazie al provvidenziale intervento del professor Antonio Giovannini, eminente figura di intellettuale di Scarperia, nel 1921.
E se il bassorilievo è ancora visibile proprio a Scarperia nell’atrio del Palazzo dei Vicari, sotto la loggia accanto al pozzo (foto 3), credo però che sarebbe opportuno “riscoprirlo” e valorizzarlo per il suo significato artistico e simbolico. Infatti oggi è pressoché ignorato da tutti, sia perché la collocazione non è per nulla evidenziata, sia perché non mi sembra di ricordare iniziative di valorizzazione, almeno negli ultimi tempi. In fondo si tratta di una pregevole e antica copia (XVI- XVII secolo?) di un capolavoro di Donatello che da tempo non è più in Italia, ma in Germania, nel Bode Museum di Berlino.

Restaurata per quanto possibile e incorniciata in modo più dignitoso, e poi ricollocata magari in un posto più adeguato e ben segnalato, valorizzerebbe sicuramente il già importante patrimonio artistico presente nel Palazzo.
Ma come avvenne il rinvenimento e il salvataggio di quest’opera?
Come si è detto fu scoperta per caso nel 1921 dal prof. Antonio Giovannini di Scarperia. Il quale, mentre rientrava dal castello di Montaccianico, sui cui ruderi era stata collocata con una solenne cerimonia una lapide commemorativa del sesto centenario della morte di Dante, scorse isolato all’ingresso di un campo un pilastrone tutto scrostato e semiabbandonato con dentro il bassorilievo.
Fu subito colpito dalla qualità artistica ed espressiva delle figure di Maria e del Bambino, ma anche dalla avanzata corrosione del volto della Madonna e di altre parti, dovuta alla natura poco compatta della pietra e alla sua secolare esposizione alle intemperie. Decise allora di far fare una fotografia e di segnalare il ritrovamento alla Soprintendenza ai Monumenti. Poi cominciò a fare ricerche finché nella Storia dell’Arte Italiana di Adolfo Venturi rinvenne la foto dell’originale di Donatello da cui era stata tratta la copia. Trovò anche notizia che il bassorilievo donatelliano proveniva da Casa Salviati prima di passare alla Famiglia Pazzi e successivamente in Germania dove tuttora si trova.
La provenienza dell’opera da Casa Salviati (che almeno dal sec. XVII possedevano a Sant’Agata una fattoria oltre a un imponente Palazzo nel centro del paese) suggerì al Giovannini l’ipotesi che la copia fosse stata commissionata proprio dai Salviati e da loro collocata sul pilastrone , all’entrata di quello che doveva essere un terreno di loro proprietà.
Avvisò poi il signor Amerighi proprietario di allora (1921) della Fattoria della Casa Bianca e di quel terreno, e lo convinse a staccare il bassorilievo e a donarlo al Comune di Scarperia per salvarlo dal completo deterioramento. Così la Madonna di Montaccianico (come la battezzò il Giovannini) dal solitario campo ai piedi del rilievo dove sorgeva la più poderosa fortezza degli Ubaldini, passò nell’atrio del Palazzo dei Vicari.
“Così – sentenzia Giovannini al termine della sua rievocazione – quel terribile Montaccianico, che, diroccato nel 1306 dal fiorino e dalla paurosa vendetta dei Fiorentini, fece sorgere lo strategico castello di San Barnaba in Scarperia… oggi dona una Madonna Donatelliana stata più secoli là sola, senza culto, a diffondere il suo divino amore di madre, congiunta con la faccia, con gli occhi e con le mani al suo Bambino.”
Il trasferimento dell’opera da Montaccianico a Scarperia, benché avvenuto a distanza di sei secoli, non può non richiamare simbolicamente quel passaggio del potere politico dagli Ubaldini di Montaccianico sconfitti e dispersi nel 1306, al Palazzo di Scarperia emanazione di Firenze vittoriosa, ossia dal potere feudale dei Signori dell’Appennino al dominio della città mercantile. In sintesi quel trapasso epocale dal medioevo alla modernità.
Lo spostamento della copia donatelliana dal tabernacolo campestre fino alla collocazione definitiva dove si trova tuttora non deve essere stata evidentemente una cosa tanto semplice, visto che ci vollero ben diciannove anni. Una lapide ci ricorda infatti che il bassorilievo fu lì sistemato l’8 settembre 1940.
(Le notizie del ritrovamento sono tratte da un articolo di Antonio Giovannini sul Bollettino della Società mugellana di Studi Storici del 1921).
Filippo Bellandi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 14 marzo 2019