“A scuola di scultura”. Le classi IIIE e IIIF di San Piero a Sieve raccontano il Simposio
SCARPERIA E SAN PIERO – Il Simposio Internazionale di Scultura “Premio Antonio Berti” non si limita solo agli artisti che partecipano, ma punta a far conoscere ed interagire anche il mondo della scuola con questa realtà. Come nel caso delle classi 3E e 3F della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo di Scarperia San Piero, che insieme alle professoresse Giorgia Lisi di arte e Licia Pini di lettere hanno fatto visita allo scultore vincitore, tirandone fuori una bella intervista.
La XVII edizione del Simposio internazionale di Scultura “Premio Antonio Berti”, che si è svolto a San Piero dal 14 al 25 settembre 2021, è stata per noi ragazzi delle classi III E e III F della Scuola Secondaria di primo grado “Andrea del Castagno” l’opportunità per cogliere l’espressione dell’abilità creativa e dell’immaginazione di giovani artisti provenienti da diversi paesi del mondo (Cina, Turchia, Albania, Italia e Giappone): un bell’esempio di come l’arte appartenga a tutti e rappresenti un legame fra paesi anche distanti.
Poter guardare da vicino l’affascinante percorso che trasforma un blocco di pietra in un’opera d’arte, osservare gli artisti al lavoro e poter rivolgere loro delle domande per comprendere meglio la loro visione del mondo e il modo con il quale la rappresentano è stato molto bello ed interessante.
Il primo motivo di stupore è stata la nube di polvere bianca che ci ha accolto al nostro arrivo al parco Antonio Berti che ospitava la manifestazione. Durante la visita ci è stato spiegato l’uso dei diversi strumenti necessari per lavorare la pietra: il flessibile per togliere gran parte della pietra in eccesso, la subbia e il mazzuolo per creare dei tagli netti, delle punte in ferro con diverse zigrinature utilizzate con lo scalpello meccanico per rifinire. Questo ci ha fatto pensare a come la scultura sia cambiata nel tempo e, in quel momento, a tanti di noi sono venuti in mente artisti come Michelangelo e Bernini che invece usavano solo mazzuolo e scalpello. Ci è stata poi fatta notare l’importanza della precisione nell’uso del trapano quando si fanno dei fori profondi, perché se si esagera si rischia di dover modificare il progetto o, peggio, sostituire l’intero blocco di pietra.
Gli scultori del Simposio avevano avuto la possibilità di visitare le cave di pietra serena di Firenzuola per conoscere meglio la materia prima dalla quale realizzare le loro creazioni a tema libero e ci hanno detto che questo tipo di pietra è più “gommosa” rispetto alle altre pietre o ai marmi.
Lo scultore può realizzare un’opera in base ad un’ispirazione oppure semplicemente dando sfogo alle proprie sensazioni e le fasi operative sono di solito tre: uno schizzo su carta, un modellino di argilla e poi l’opera in pietra.
La scultura, diversamente dalla pittura, è tridimensionale, si può ammirare a 360 gradi, deve giocare con lo spazio e diventa un tutt’uno con il paesaggio. Inoltre, secondo Donald Sufka, uno degli artisti che ha risposto alle nostre domande, la scultura consente anche all’artista più timido di esprimere i propri sentimenti con maggiore libertà.
Fra le opere degli 8 artisti, di cui sei in gara e due fuori gara, molti di noi sono stati colpiti da quella realizzata da Greta Fila “Custodia 20.20″ perché ci è sembrata molto diversa dalle altre e perché l’autrice, creando questa scultura che rappresenta una sedia scomoda, ha inteso evocare in modo efficace la quarantena, che, inizialmente, poteva illuderci di essere una comoda vacanza a casa ma che poi si è rivelata tutt’altro che piacevole. Molto suggestiva ci è parsa inoltre “Natura di confine” di Claudia Zanaga (opera che purtroppo è stata fatta oggetto di uno spregevole atto di vandalismo dopo la chiusura della manifestazione) per le rilassanti linee delle colline e dei campi coltivati del paesaggio toscano e le inserzioni di marmi di diversa provenienza, tra cui Carrara. A molti di noi è sembrata di grande effetto anche “Il lavoro” di Giovanni Mezzetti, opera che si è aggiudicata il Premio Giuria Popolare e che, sia per la posizione del soggetto che per il suo volto, riesce proprio ad esprimere la fatica del duro lavoro. Siamo stati inoltre molto incuriositi dalla scultura di Kumiko Suzuki e dal modo in cui l’artista riusciva a scrivere versi danteschi sulle pagine aperte del suo libro di pietra, “Omaggio a Dante”, opera fuori concorso che sarà collocata presso la nostra Biblioteca comunale.
Ma veniamo ora all’opera vincitrice, “Uomo toscano” di cui abbiamo in molti notato il piede destro proteso in avanti quale simbolico augurio di buona fortuna. È dunque senz’altro partita col piede giusto l’esperienza al Simposio di Abdulkadir Hocaoglu, l’autore dell’opera, che, raggiunto da noi telefonicamente qualche giorno dopo la premiazione, ci ha rilasciato la seguente intervista:
Kadir, perché ti piace l’arte? Come ha avuto origine la tua passione specifica per la scultura? Cercavo un modo per esprimermi, un mio modo. Ho sempre avuto una grande passione per l’arte e l’espressione artistica.
Hai un tuo laboratorio artistico? Sì, a Carrara, insieme ad altri ragazzi con i quali collaboro. Lavoriamo per noi, per la nostra crescita e arricchimento personale e come artisti.
Lavori su commissione? Sì anche così. Le commissioni mi permettono di ampliare le mie conoscenze e competenze artistiche. È grazie al compenso che ricevo dai committenti che posso acquistare nuovi materiali ed attrezzi e sperimentare nuove tecniche ed espressioni. Posso realizzare qualcosa di nuovo al quale forse, da solo, non avrei mai pensato. Le commissioni sono molto importanti.
Che rapporto hai con la pietra? Come ti senti quando scolpisci? Creare una cosa con la pietra o con il legno è una meraviglia ed è soddisfacente. Toccare con mano i materiali, far nascere da un blocco informe di pietra una scultura, un’opera, che mi rispecchia, che mi rappresenta, è una gioia indescrivibile, mi appaga e mi rende felice.
Quali sono i materiali che utilizzi per scolpire? Di solito utilizzo pietra, legno e ferro.
Come cambiano le tecniche di lavoro a seconda del materiale prescelto? Ogni materiale ha i suoi attrezzi specifici, per esempio per lavorare la pietra utilizzo un capezzatore per togliere i pezzi più grandi, un mazzuolo o un flessibile con disco diamantato, poi scalpelli piatti o gradine e unghietta per lavorare in fase intermedia, e per terminare il lavoro carta vetrata, raspe, scalpelli piccoli per levigare e rendere finita l’opera.
A quale artista ti ispiri? Mi ispiro principalmente a Giuliano Vangi che effettua degli studi anatomici e gioca con la figura umana. E quali emozioni vorresti trasmettere con le tue opere? Spesso mi sento limitato e chiuso, quindi, per esprimermi, trasmettere le mie emozioni e il mio modo di essere, utilizzo la scultura come mezzo. Con la scultura riesco a comunicare.
Se avessi potuto colorare la tua scultura di che colore l’avresti colorata? E perché? Non l’avrei assolutamente colorata. Colorare la pietra cambierebbe il suo essere e le farebbe perdere il significato insito al suo interno: il suo colore naturale e la sua materia sono già perfetti, non avrebbe avuto senso cambiarli.
Come è nata l’ispirazione per scolpire l’opera presentata al Simposio? Ho voluto fare qualcosa di fortemente legato al territorio e alla Toscana. Il piede destro porta fortuna e il volto del soggetto si ispira all’uomo toscano, la mano l’ho infine inserita come terzo elemento, per richiamare il numero tre e avere un collegamento tra piede e testa. Testa, piede e mano, il numero tre, tutto ha un collegamento con la cultura rinascimentale, nata e cresciuta in questi territori. Come mai hai scelto di realizzare una scultura cubista? Per trovare un mezzo di espressione personale e per incuriosire le persone approfondendo l’idea: se avessi realizzato qualcosa di più esplicito non avrei invitato le persone ad una riflessione o a porsi una domanda, l’intento era proprio questo, far pensare e riflettere.
Ti aspettavi di vincere? Come ti sei sentito quando, mentre proclamavano il vincitore, hanno detto il tuo nome? Non mi aspettavo di vincere perché pensavo che ci fossero sculture più belle, come ad esempio quella di Claudia Zanaga, pensavo avrebbe vinto proprio lei. Quando è successo mi sono sentito molto felice. Per noi questi premi sono molto importanti per avere un riconoscimento a livello professionale, per il curriculum e la mia carriera di scultore è importantissimo aver vinto un concorso.
Cos’è che, secondo te, ha convinto la giuria a scegliere la tua opera? Il collegamento con il territorio, perché era una scultura pensata ed ideata proprio per San Piero, dove passa la via degli Dei, non fatta in maniera generica. E’ un lavoro che rimarrà sempre fortemente legato alla terra di appartenenza.
Se non avessi fatto lo scultore, quale altro tipo di attività avresti svolto? Bella domanda! Ho fatto il liceo scientifico, non pensavo di fare scultura, pensavo di fare ingegneria o architettura, come i miei familiari che sono tutti architetti o ingegneri. Mi piaceva però disegnare, mio padre mi ha supportato nella scelta, dicendomi di fare quello che mi rendeva felice e così ho fatto.
Sei legato al tuo paese di origine? Molto, sono di origine curda ma nato e cresciuto ad Istanbul. La famiglia è una cosa molto importante per me, cerco di passare tutto il tempo possibile con i miei familiari e cugini, tornando a casa spesso, anche per due o tre mesi all’anno.
Perché hai deciso di venire in Italia? Quando ho fino l’università volevo specializzarmi su qualcosa di fortemente materico, cercavo un Master per approfondire la conoscenza e la lavorazione del ferro e del legno. Poi un mio ex professore mi ha parlato dell’Erasmus che aveva fatto a Carrara e sono rimasto colpito. Sono arrivato quattro anni fa. Ho trovato un materiale che mi ha affascinato fin da subito, marmo e pietra sono stati una stupenda scoperta: la loro lavorazione, come si scolpiscono, tutto mi è piaciuto, mi sono dedicato solo a quello. Prima di arrivare in Italia avevo solo nozioni generiche sulla lavorazione della pietra, qui ho potuto specializzarmi ed imparare bene.
In che città preferiresti vivere? Voglio restare a Carrara, è il posto giusto, Voglio però girare, viaggiare per Simposi per accrescere la mia professione, il tutto però tenendo Carrara come punto fermo.
Hai un libro preferito, un libro che ti ha cambiato la vita? Amo la poesia e i libri che narrano di tempi antichi, altre epoche. Forse il mio preferito è quello di uno scrittore turco, un libro stupendo di poesie che si intitola “835 satır” scritto da Nazım Hikmet. Mi piace moltissimo anche “kuyucaklı Yusuf” scritto da Sabahattin Ali. Probabilmente sono entrambi i miei libri preferiti.
Vandalismo, cosa pensi del brutto gesto compiuto su un’opera del Simposio? Sono cose che succedono, è una cosa triste ma capita spesso e non possiamo farci nulla, la gente fa spesso cose sciocche, senza senso. È successo purtroppo anche ad un altro simposio, dove delle persone, di notte, hanno gettato una scultura a terra. Non ci si può arrabbiare, si può solo aggiustare il danno sperando che la gente cambi, alla fine non ci importa di coloro che hanno fatto questo gesto, a noi interessa il nostro lavoro.
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 13 ottobre 2021