Baccio da Montelupo, il Cristo rubato
MUGELLO – E’ la storia di un Cristo in legno, un tempo conservato nella sagrestia del convento di San Bonaventura al Bosco ai Frati. Una scultura particolare, inconfondibile, attribuita a Baccio da Montelupo. Purtroppo trafugata verso la fine degli anni ’70 del secolo scorso. Probabilmente un furto su commissione, dettato dall’avidità di qualcuno che vive, o ha vissuto, nella superbia del suo animo irrispettoso verso il prossimo. Insomma, una ferita aperta.
Il convento di San Bonaventura al Bosco ai Frati è prima di tutto l’icona della cristianità del territorio, fin dagli albori del francescanesimo. Poi è stato, e seppur in minima parte ancor oggi lo è, luogo di una importante raccolta d’arte, grazie alla munificenza della famiglia de’ Medici. In particolare furono donati dipinti, sculture, preziosi volumi per una grande biblioteca un tempo ospitata nell’ala ovest del convento. Opere e oggetti dal valore inestimabile. Su tutte il noto Cristo di Donatello, fortunatamente ancor oggi conservato nel museo ricavato nella storica “Sala del capitolo”.
Ma nella sagrestia contigua alla chiesa, appeso al pannello centrale sopra i banconi cinquecenteschi, ve n’era un altro. Certo più piccolo, dalle dimensioni di 80 x 70 cm., in pratica la metà del più famoso di Donatello, ed attribuito allo scultore ed architetto Bartolomeo Sinibaldi detto “Baccio da Montelupo” (1469-1535). Anch’esso un Cristo ligneo, “legno intagliato e dipinto”, molto particolare, che la professoressa Margrit Lisner, nota studiosa di sculture, lo indicò come un lavoro derivato, per la somiglianza, da quello della chiesa di San Frediano, in Firenze, opera, appunto, di Baccio da Montelupo.
Ecco la descrizione tratta dalla scheda ufficiale redatta dalla Soprintendenza, solo pochi anni prima del trafugamento: ”Il Cristo è inchiodato alla specchiatura centrale del grande bancone di sagrestia; ha la testa reclinata e gli occhi chiusi; il perizoma sottile aderisce al corpo, incrociandosi anteriormente, è attraversato verticalmente in corrispondenza della croce attualmente mancante da due bande decorative, sottilmente delineato in oro. L’aureola, le dita delle mani e la parte anteriore del perizoma sono mutili.”.
Non è mai stato possibile stabilire, in maniera compiuta, come sia avvenuto il trafugamento. Forse, con il ricorso all’aneddotica, sembra che dopo i festeggiamenti, consumati proprio nei locali del convento, a seguito della celebrazione di un matrimonio, i frati ne rilevarono la sparizione. Un furto su commissione? Sicuramente. Un gesto dettato dall’avidità di qualcuno. Oltre il reato un atto sacrilego verso un’opera devozionale. Una ferita aperta. Il Cristo di Baccio da Montelupo del Bosco ai Frati è stato inserito nello schedario dei beni artistici trafugati stilato dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, con il numero di repertorio 13570/1.
Ormai da più di quaranta anni se ne sono perse le tracce. Adesso, non è possibile capire se questa nota possa essere letta da chi si rese artefice di quell’atto. Tantomeno se riesca a raggiungerne gli eventuali eredi. Ma sarebbe bello, auspicabile, un gesto di pentimento così da far tornare quel Cristo nella sua dimora storica. Già, la speranza. Da richiamare con le parole del Santo del luogo, San Bonaventura: “Sperare è volare”.
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 23 aprile 2018