Un giardino di sculture di Giuliano Vangi, il Centro Culturale per Barberino: è la tesi di laurea di Iole Spinnato
BARBERINO DI MUGELLO – Iole Spinnato, di Scarperia, si è recentemente laureata con 110/110 in Scienze dell’Architettura a Firenze. E lo ha fatto con una tesi che merita raccontare, perché riguarda Barberino di Mugello e uno dei più grandi scultori del mondo, al quale Barberino ha dato i natali, Giuliano Vangi. E così Spinnato racconta la propria avventura di ricerca.
Finalmente! Ce l’ho fatta, finalmente! Martedi 17 aprile alle ore 13.40 mi sono laureata in Scienze dell’Architettura e pure con il massimo dei voti!
A pensare che 10 anni fa avevo smesso di studiare dopo aver sostenuto praticamente quasi tutti gli esami e poi la paura di non farcela ha chiuso attorno a me un muro invalicabile. Così la mia vita è andata avanti senza la laurea con i figli da crescere e il lavoro da disegnatrice presso uno studio tecnico… con la sconfitta sempre negli occhi.
Ma per fortuna (o perché me lo merito, ancora ho da capirlo), l’uomo della mia vita mi ha “preso per un orecchio” e mi ha rispedito fra i banchi di scuola”, a 37 anni in mezzo ai ragazzi appena maturati!
E’ stata un’esperienza eccezionale! La grinta e la fiducia in me sono riaffiorate e non ce n’è stato per nessuno!!! In due anni ho dato tutte le materie scientifiche che mi mancavano col massimo dei voti e poi la laurea.
Insieme al mio relatore, il professore Claudio Zanirato, abbiamo scelto un tema bellissimo perché riusciva ad unire le mie due passioni: l’architettura e la scultura. Così ho pensato ad un progetto per accogliere le opere dello scultore Giuliano Vangi, nel capoluogo di Barberino di Mugello quale paese natio del Maestro e ho intitolato la Tesi: “Fondazione Giuliano Vangi: Un Giardino di sculture come Centro Culturale per Barberino di Mugello”.
La Fondazione quindi è caratterizzata da due ambientazioni: l’edificio che contiene le opere più delicate del maestro oltre ad ambienti plurifunzionali (quali aule didattiche, sale conferenze, aree di lettura e di relax…) e un parco in cui sono custodite le opere più grandi e che necessitano a mio avviso di un ambientazione più naturale; l’area cosi fatta trovandosi a poche centinaia di metri dal centro storico (tra la circonvallazione est e Via Aldo Moro ovvero l’area sottostante il Castello di Barberino), è già collegata al Centro storico dal percorso pedonale del Corso Corsini. Questo percorso pedonale rappresenta il collegamento tra la Fondazione Vangi e il Palazzo Pretorio in piazza Cavour, in cui sono conservate alcune opere grafiche e la “Donna vestita di lana” (opera scultorea in gesso colorato) che il Maestro ha donato al paese in occasione della sua Personale nel 2011.
Col progetto quindi, ho inteso concludere questo percorso, ovvero il percorso che ho chiamato “Il Giardino” che senza soluzione di continuità, unisce “il Dentro” e il “Fuori”, il paese di Barberino e le opere del Vangi, l’edificio e il parco; infatti tale percorso entra “fisicamente” dentro l’edificio e prosegue su una rampa dove termina in una piattaforma in cui si trova l’opera che secondo me rappresenta più di tutte, la leggerezza e la Libertà: è la “Donna e Gabbiani”; qui il mio edificio, con la sua trasparenza carica di atmosfera, diventa una sorta di teca che sorregge – protegge – illumina l’opera stessa.
Insomma l’architettura che ho pensato si ispira ad una citazione che fa il Vangi nel descrivere la sua opera scultorea dal titolo “Etruria”: “… però il blocco è come spaccato in due e, mentre nella parte anteriore c’è la fatica dell’andare avanti, dalla parte dietro ci sono due figure, una maschile ed una femminile, che si guardano: è la Vita, è l’Amore …”
Come il Maestro che, al fine di cercare la sostanza profonda dell’Uomo all’interno della materia inerte, con il suo agire, incide sulla materia stessa creando dei vuoti e dei pieni, così l’edificio da me progettato vuole cogliere questo agire d’Arte ripensato in chiave architettonica; quindi ho considerato un blocco di materia e con il mio agire l’ho spaccato in due, formando così due figure materiche che sono una complementare all’altra ma essendo staccate, creano “un vuoto pieno di tensione”, uno spazio carico di vibrazioni che ho voluto evidenziare con un volume di forma organica che vive di vita propria e viene animato da materiali traslucidi in un percorso plastico che contrasta drasticamente con la matericità più statica e geometrica dei due volumi che lo affiancano.
La parte piu’ materica dell’edificio si ri fa metaforicamente alla “fatica dell’andare avanti”, mentre il corpo centrale piu’ leggero e dinamico (come la cassa toracica che respira di vita propria) rimanda alla metafora della Vita e della Libertà.
L’essenza del progetto si è materializzata, oltre che sulla carta, con il modello (riproduzione in miniatura del progetto che i laureandi di architettura presentano alla tesi), il quale, realizzato da elementi di metallo e legno, si presenta con un linguaggio scultoreo, a riprendere così quell’incontro tra scultura e architettura che ha contraddistinto tutto il progetto.
Un ringraziamento particolare va al mio professore – relatore Claudio Zanirato e a tutti i professori che in particolare mi hanno seguito in questi ultimi due anni di carriera accademica (per le sfide che mi hanno lanciato e che mi hanno aiutato a crescere soprattutto nella mia autostima); alla Biblioteca del Comune di Barberino e in particolare la Sig.ra Manuela Bacchiega; all’Associazione culturale “Amici di Giuliano Vangi” e soprattutto il Presidente Gian Piero Luchi e l’Architetto Antonella Perretta (per la passione all’arte che hanno trasmesso in tutti questi anni dalla fondazione dell’Associazione nel 2011 a tutta la comunità mugellana); all’Amministrazione comunale di Barberino di Mugello (per la sua disponibilità); allo Studio Aedes (escluso mio marito che devo ringraziare a parte); all’Ingegnere Pierfrancesco Miniati (per l’enorme aiuto tecnico che mi ha dato con la sua conoscenza sui computer); all’ingegnere Alessio Benelli (per le consulenze sulla parte strutturale del progetto); allo Studio Larinni e Associati; alla ditta MaDe Steel s.r.l. e soprattutto Matteo Poggi e Debora Campertogni (per aver materializzato fedelmente e impeccabilmente con metallo e legno il progetto); tutti gli amici e parenti che mi sostengono ogni giorno in tutte le cose che faccio.
Ovviamente ringrazio il maestro Vangi, che ahimè non ho ancora avuto l’occasione di conoscere personalmente, il quale con la sua arte ha ispirato questo progetto; Samuele e Rebecca, i miei due figli che mi hanno seguito talvolta con interesse e ammirazione, talvolta annoiati per il tempo sottratto loro; con la speranza che sia stata loro da esempio. Infine (last but not least) dedico questa esperienza così importante per me, all’Uomo della mia vita che ho conosciuto all’inizio di questa avventura e che mi ha accompagnata e stimolata per arrivare fin qui (con “santa” e amorevole pazienza).
Iole Spinnato
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 23 aprile 2018
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