MUGELLO – Terre degli Uffizi in Mugello, l’esposizione del dipinto “La Resurrezione di Lazzaro” – il trittico di Nicolas Froment, ospitato nella “Sala del Capitolo” del convento di San Bonaventura al Bosco ai Frati, dal 1 Giugno al 6 Novembre – alcune considerazioni dopo questo primo e lungo fine settimana di Giugno.
Sì, almeno per ora, seppure dopo solo cinque giorni dall’inaugurazione, trapela grande soddisfazione. Il progetto Terre degli Uffizi in Mugello funziona. Certo è difficile poter stabilire se ciò sia frutto dell’enfasi per la novità, per il richiamo offerto dalle Gallerie fiorentine, per la semplice curiosità o, forse, davvero per la sede designata e per il contesto in cui questo dipinto in prestito è esposto. Chissà? Così, adesso, lasciamo spazio ai numeri: 504 ingressi, in cinque giorni. Indubbiamente un flusso di presenze favorito dal lungo ponte di questa prima settimana di Giugno. Ma questi numeri sono però corroborati dai lusinghieri commenti e pensieri lasciati nel libro dei visitarori del convento.
Gianni Frilli, referente OFM Toscana per il museo di Bosco ai Frati, ha ben sintetizzato lo scopo del progetto: “Questo è il luogo originario a cui fu donato e dove è rimasto per oltre trecento anni. È parte di una storia antica. Oggi riproposto di fianco al Cristo di Donatello, in uno scenario suggestivo, a ricreare l’ambientazione voluta dalla famiglia de’ Medici. Un sogno avverato“.
Nicolas Froment (1435-1486) – Il “Trittico” e il retro degli sportelli. Ancora non è ben chiaro se sia stato donato al convento di Bosco ai Frati da Cosimo “il Vecchio” o dal figlio Piero “il Gottoso”.
Nel pannello centrale, “La Resurrezione di Lazzaro“; nel pannello di destra, “Maria di Betania unge i piedi di Gesù“; nel pannello di sinistra, “Gesù parla con Marta” – sugli sportelli: a destra, “il vescovo Francesco Coppini” (che aveva commissionato l’opera); a sinistra, “Madonna con Bambino“.
Il dipinto venne trasferito, con le soppressioni napoleoniche e granducali del 1808/10, a Firenze, presso il monastero di San Niccolò di Cafaggio, e successivamente nel 1841 nelle Gallerie degli Uffizi, dove, non facendo parte della collezione esposta, è conservato nei depositi.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 6 giugno 2022