Caburaccia e il suo popolo

La chiesa di Caburaccia
FIRENZUOLA – Caburaccia sorge nella valle del Santerno, lungo l’antica strada che da Firenzuola andava a Piancaldoli e poi proseguiva verso Imola; c’è chi ipotizza che nei pressi passasse la via Flaminia Minor, che congiungeva Bologna a Roma passando per Arezzo. La prima testimonianza storica risalirebbe al 1305 quando, secondo quello che scrive Stefano Casini, la chiesa di San Zanobi fu annessa a quella di Santa Maria a Caburaccia; lo studioso firenzuolino però non ci dice dove abbia preso questa informazione. La prima notizia certa è il giuramento di fedeltà a Ottaviano di Maghinardo Novello Ubaldini, da parte del popolo di Caburaccia, avvenuto nel 1331. Al 1337 risale un atto di permuta tra la Chiesa di Santa Maria e quella di Santo Stefano a Rezzano.
Nel 1684 durante la visita pastorale dell’arcivescovo Giacomo Antonio Morigia la chiesa di Santa Maria venne elevata a Prioria (era la chiesa più importante del piviere dopo la pieve) e venne quindi dotata di fonte battesimale (prerogativa all’epoca solo delle pievi e delle priorie). Nel 1782 il Granduca Pietro Leopoldo concesse, a causa delle scarse risorse assegnate ad alcune chiese curate della diocesi di Firenze, alla chiesa di Caburaccia, una pensione provvisionale di 20 scudi, da prelevare dal patrimonio confiscato all’ordine dei Gesuiti soppresso nel 1773. Nel 1784 venne annessa la vicina chiesa di San Niccolò a Culcedra, già in cattive condizioni tanto che nel 1818 fu demolita e le pietre utilizzate per il restauro dell’oratorio di San Zanobi al Sasso.
Nel 1838 una frana di grosse dimensioni travolse la chiesa e alcune case di Caburaccia, distruggendole completamente. Ce ne dà testimonianza Domenico Santagata, geologo e chimico bolognese, in una memoria pubblicata nel 1840 su: Nuovi annali delle scienze naturali – Anno II tomo III. “il luogo chiamasi Caboraccie ed è là dove ha principio un rio chiamato Lianterno [ immagino sia il Diaterna ]. Era questo monte abitato e colto [ coltivato ] da un centinaio di persone che nel pendio settentrionale avevano a modo di piccola borgata stabilite la maggior parte delle loro case e la loro Chiesa. Nel primo giorno della quaresima passata, gli abitanti raccolti nella Chiesa sentirono il terreno a muoversi di sotto ai piedi, della qual cosa oltremodo sbigottiti e confusi si posero tutti in attenzione di ciò che fosse per accadere: e seguitando il terreno or qua or là a discendere lentamente, e perciò fatti certi di quel che era, vuotaron a furia le lor case e si misero in fuga non restando [ arrestandosi ] infino a che non giunsero sopra un monte vicino dove quasi istupiditi si fermarono a riguardare la rovina de’ loro abituri, i quali, passate poche ore, tutti ad un tratto affondarono, e precipitandovisi sopra il monte furono tutti miseramente sepolti. In quel punto che il terreno s’avvallava era l’aria tranquilla; niun rimbombo s’ intese, niun vapore esalò. Non altro vedesi al presente che un ampio deserto di rottami calcari, il quale gira all’ intorno quattro miglia, e nella sua parte inferiore, dove era la borgata havvi un lago le cui acque io non so con certezza se sgorgassero di sotto al monte, come affermano alcuni, derivassero dal Lienterno il quale chiuso dalle ruine inondasse quel luogo.”
Nel 1841 il paese appare riedificato completamente ad alcune centinaia di metri da quello distrutto. Il parroco utilizzò, durante i lavori, l’oratorio di Calcinaia per le funzioni religiose, fino alla ricostruzione della chiesa e la canonica, ricostruzione che procedette assai celermente anche per una elargizione di 25000 lire, concessa dal granduca Leopoldo II.
Il censimento di quell’anno ci dà interessanti informazioni sulla comunità di Caburaccia. Gli abitanti sono 164 divisi in 25 nuclei familiari. La condizione sociale è divisa quasi a metà tra 8 famiglie di coloni e 10 famiglie di piccoli proprietari. Convivono con alcuni nuclei familiari 7 garzoni, tra maschi e femmine, di età compresa tra 12 e 23 anni.
Vi sono anche 5 nuclei il cui capofamiglia è classificato come indigente casuale, appellativo che si applica a chi risulta momentaneamente senza lavoro, in genere persone che eseguono lavori stagionali. Vi sono poi un mugnaio con la sua famiglia e naturalmente il parroco, don Damiano Raspanti. La speranza di vita è assai bassa, vi sono solo quattro persone che superano i 70 anni: Braccini Giovanni Antonio ( 75 ), Bittini Lodovico ( 85 ), Martelli Maria Domenica ( 84 ), Bittini Domenico ( 76 ); gli ultrasessantenni sono solo 6. Il livello d’istruzione risulta basso: oltre al parroco sanno leggere e scrivere 5 persone e leggere solamente altri 9 individui.
Nel 1866, come appare sul Giornale del genio civile di quell’anno, vengono stanziate 4500 lire per l’ultimazione di un ponte sul Santerno e la costruzione di un ponte sul torrente Caburaccia. Il 10 luglio del 1861la parrocchia ricevette la visita pastorale dell’Arcivescovo Gioacchino Limberti. Il canonico Guido Palagi, che faceva parte del seguito del presule, ci lascia questa breve descrizione dell’avvenimento, in una lettera alla mamma: “ Attraversando a cavallo la Diaterna, da Bordignano salimmo a visitare la parrocchia di Caburaccia, celebre per due grandi avventure; la rovinosa fuga della chiesa e della canonica, cagionata per una smotta del terreno l’anno 1838, e l’aggressione notturna fatta da tre ladri armati al povero Parroco l’anno 1859, con grave suo danno e con grandissimo spavento.

Calice che era conservato a Caburaccia in una foto degli anni 70 (Dal catalogo generale dei beni culturali)
A Caburaccia ammirai una bella pisside cesellata, di antica forma, e con una piccola statuetta sul coperchio; quella che il buon Priore Raspanti potè salvare dalle rovine della Chiesa.”
Il Casini, nel suo Dizionario di Firenzuola, ci descrive altri oggetti d’arte: “un calice del XV secolo … di rame dorato con foglie in rilievo nel piede, con smalti di azzurro turchese su fondo rosso scuro nel fusto sopra e sotto il nodo. Altre foglie graffite stanno intorno la tazza.” Vi era poi un dipinto a olio raffigurante San Zanobi con mitra, pastorale e piviale di non eccelsa fattura, andato disperso durante la seconda guerra mondiale. La chiesa fu oggetto di alcuni restauri nel 1927 quando era priore Ernesto Mordini, che rialzò anche il campanile e fece aggiungere due campane alle due posizionate nel 1841. Nel 1942 ricevette la visita di Elia Dalla Costa, che si recò in questi luoghi inpervi a dorso di mulo. La parrocchia è stata soppressa, con decreto arcivescovile del 15 luglio 1986, e unita a quella di San Giovanni Battista a Bordignano.

Tabernacolo posto sul luogo dove sprofondò la chiesa nel 1838
In seguito alle scosse del terremoto del gennaio 2014, crollò parte della facciata (articolo qui) più o meno nel punto dove fu danneggiata durante la seconda guerra mondiale, rendendo l’edificio inagibile. Nel 2018, terminato il restauro reso possibile dal contributo del Banco Fiorentino, la chiesa è stata riaperta al culto (articolo qui).
Pochi sono gli arredi interni: l’altar maggiore in pietra serena, con tabernacolo a tempietto e due colonne in maiolica rossa sorreggenti la mensa, risalente ai primi del novecento; dietro è posizionata una statua della Madonna inserita in un tempietto di legno in stile neogotico.

Tabernacolo posto sul luogo dove sprofondò la chiesa nel 1838
Lateralmente un altare sempre in pietra serena sormontato da una nicchia con una statua di Santa. Due confessionali in legno della prima metà del novecento. La chiesa è un edificio semplice con rivestimento esterno in pietra, ad una navata e con una bifora in stile neogotico sulla facciata. Come ricordato precedentemente del popolo di Caburaccia faceva parte anche l’oratorio di San Zanobi al Sasso. Qui sul Sasso, dove secondo la tradizione San Zanobi si incontrò con Sant’Ambrogio per uno scambio di reliquie, sorgeva il castello di Pietramora con ai piedi una chiesa parrocchiale diventata poi cappella. Ogni anno, il 25 maggio, dalla chiesa parrocchiale partiva una processione dedicata al Santo che richiamava numerose persone dalle zone circostanti.
Sergio Moncelli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 16 gennaio 2022
Pingback: Il Filo – notizie dal Mugello » Caburaccia e il suo popolo