Le Piaggiuole
(oggi Le Piagnole)
Il castello del riottoso Cavernello di Ubaldino degli Ubaldini che si oppose ai Fiorentini dal 1324 al 1350 con alterne vicende.
Le Piagnole ,rimangono tracce sul crinale che da Monte Coloreta scende verso il Diaterna. Sul posto si trova anche una chiesetta: San Biagio a Pignale ed alcune case coloniche di cui una ancora ben conservata. Si ha notizia che nel 1373, hanno che segna la definitiva caduta degli Ubaldini, il castello fu ceduto per 7.000 fiorini ai fiorentini da Andrea ed Ugolino di Ottaviano, che diventarono così cittadini di Firenze, con il diritto di fregiarsi della croce rossa della Repubblica.
Il Castello delle Piagnole appare nel maggio del 1324, quando il Comune di Firenze tentò inutilmente di far capitolare il Castello di Cavernello di Ubaldino Ubaldini. Ci vorranno altri otto anni perché, nel gennaio del 1332, dopo concessioni, il Gonfaloniere di Giustizia ne entrasse ufficialmente in possesso. Successivamente la fortificazione dovette ritornare in possesso dei suoi vecchi signori, perché nell’estate del 1350 la Repubblica si fa di nuovo consegnare le chiavi dallo stesso Cavernello.
Lo Stefani (pg.286) citando lo Scarsella, dice che nel 1373 furono tolte da Firenze agli Ubaldini, numerose rocche, e che «oltre a questi furono infino per l’altra guerra (1350 ?) disfatte due altre castella , cioè fue Belmonte e Le Piagnole nell’Alpe» concedendo ai loro fedeli di ricomprare i loro diritti perpetui, facendoli franchi per dieci anni da ogni tributo.
Le Valli
La località «Le Valli» punto centrale, dominante le vallate del Santerno e della Diaterna, nodo stradale di transito dall’alto Medioevo (Passo dell’Osteria Bruciata – Cornacchiaia – Pietramala) fino al XVI secolo (Passo del Giogo – Firenzuola – Pietramala) ha sempre svolto un ruolo strategico nel controllo delle comunicazioni transappenniniche tra Firenze e Bologna.
1374 -16,17,19 giugno – Firenze acquista da Ubaldino Davizi da Galliano il pedaggio delle Valli e la gabella del mercato di Santerno Le Valli [ASF Dei Capitoli III 156-159 pg.187]
Diz. Geografico Fisico della Toscana di E. Repetti v. 5, p. 673:
VALLI (S. BARTOLOMMEO A) nella Valle Transappennina del Santerno. – Borgata con chiesa parrocchiale nel piviere di Cornacchiaia, Comunità Giurisdizione e quasi due miglia toscane a settentrione di Firenzuola, Diocesi e Compartimento di Firenze.
Trovasi sulla vecchia strada che da Bologna per Valli saliva sull’Appennino di Castel Guerrino per scendere di lassù nel Mugello.
Fu costì dove il Card. Ottaviano degli Ubaldini nel 1294 ricevè i delegali del Comune di Bologna per ratificare a nome della sua consorteria la vendila fatta ai Bolognesi del Castello di Cavrenno. – Vedere CAVRENNO.
Nella stessa borgata di Valli sull’ antica strada postale di Bologna nei secoli andati esisteva uno spedalelto per i pellegrini.
La parrocchia di S. Bartolommeo a Valli nel 1833 contava 214 abitanti.
Da: Rocche e Castelli di Romagna – Vol.I
VALLE – Le Valli [712]
Castrum ad Vallis apparteneva nel 1117 agli Ubaldini che ne ebbero riconferma da Federico II nel 1220: Verso la Fine del Secolo XIII l’Arcivescovo di Bologna, Ottaviano Ubaldini, ne fece la sua residenza estiva costruendovi una villa. Nel 1350, durante la guerra tra il Comune di Firenze e il Visconti, gli Ubaldini lo espugnarono benchè difeso strenuamente dai Bolognesi. Nel 1404 venne in possesso dei Fiorentini che lo tennero fino al 1479, quando le truppe dello Sforza occuparono il castello e lo distrussero per sempre. E fu nella villa di “castrum ad Vallis” che nel 1300 Arrigo Rossi e Sinibaldo Tornabuoni, per il Comune di Firenze, Ubaldino Malavolti e Paolo Corvi, per il Comune di Bologna, firmarono un trattato di pace che li obbligava a conservare e difendere “in pace et tranquillitate statum utrusque Civitatum dictarum et Comitatuum et Districtuum earundem, omnes invicem inierunt, insimul fecerunt, et contraxerunt et firmaverunt inter se invicem et vicissim, societatem, unonem, et compagniam duraturam, scilicet usque ad triennium proxime secutorum completum”.
Le Valli si trova al centro dell’assolato altipiano della Posta; il poggio aguzzo che ospita la chiesa un tempo reggeva la rocca. Ai suoi piedi un fabbricato si chiama Mercatale e un altro è detto Casa del Comune: ambedue conservano poche tracce della propria struttura originaria, come del resto anche la Villa di Ottaviano.
Bibl.: Ammirat, XXIV, 42; Casini, I, 83, 104; Ghirardacci, I, 419; Lami, 596, 755; Savioli, I, i°, 179.
Monte Beni
Nonostante i recenti crolli della montagna (1263 mt.) la cima si conserva a foggia di piano sfalsato su due livelli, con tracce di manomissioni, ma senza resti visibili di manufatti. Certamente importante punto di osservazione dell’alta valle del Santerno e della Diaterna
Carta topografica (C.R.T.) di Monte Beni, prima dell’ultima frana.
Infine tra il 17 e il 23 di ottobre 1306 il Comune di Firenze provvedeva all’acquisto della proprietà di Montaccianico dietro pagamento ai figli di Ugolino da Senni e di Ugolino di Feliccione di 15.600 fiorini d’oro. Mentre soltanto nel dicembre del 1308 si arrendevano i figli di Tano da Castello assediati nella fortezza di Feliccione e di Montebeni che Firenze otteneva con il pagamento di altrettanti 20.000 fiorini. Da: http://www.montaccianico.it
Da: Rocche e castelli di Romagna Vol.I BO 1970
MONTE BENO – Monte Beni [1263]
Fabbricato dagli Ubaldini, castrum Montis Beni venne in possesso, nel 1352, del Comune di Bologna, al quale lo tolse nel 1359 Tano Ubaldini con l’aiuto di Bernabò Visconti … Venuto in possesso del Comune di Firenze, venne smantellato per sempre.
Bibl.: Boninsegni, 478; Casini, I, 25, 26, 107,162; Chini, I, 223; Fantuzzi, V, 468; Ghiradacci, II, 259; Lami, 757; Repetti, supplemento, 152; Villani, II, 605.
Da: Forme e strutture del popolamento nel contado fiorentino v.II – P.Pirillo – 2008
1309 – 13 febbraio il Comune di Firenze invita il Comune di Bologna a distruggere il castello di Monte Beni, tenuto dagli Ubaldini da Filiccione, per la sicurezza della strada Bologna-Firenza che passa per Santa Barnaba (Scarperia);
1324 – disputa tra Francesco e Vanni di Tano degli Ubaldini, contro Maghinardo Novello diGiovanni di Ugolino degli Ubaldini sulla proprietà di vari castelli fra cui Monte Beni;
1360 – aprile, i figli di Tano di Castello degli Ubaldini, con l’aiuto degli Sforza, riprendono il castell di Monte beni e lo fortificano con steccati e capanne
da:Cronica del Villani – Tomo IV, Libro 9, CAP.LXXXVIII – pg. 289
[Anno 1360] Come parte degli Ubaldini presono Monlebene.
I figliuoli di Tano da Castello, della Casa degli Ubaldini, seguaci de’ signori di Milano, e pertanto ai loro consorti nimici, nel detto anno e mese d’aprile, di ciò non prendendo guardia que’ della casa loro, con numero di fanti a ciò bastevoli, una mattina innanzi il fare del giorno presono Montebene, e lo steccarono di steccati e fossi, e dentro vi feciono capanne, e lo fornirono di vittuaglia e guernimenti da difesa, aspettando secondo l’ordine dato gente d’ arme da pié e da cavallo da’ signori di Milano per fare da quella parte guerra a’ Bolognesi rompendo le strade. E a dì 15 d’aprile con dugento Ungheri, e con trecento barbute, e con loro fedeli cavalcarono infino presso a Bologna, e levarono gran preda di prigioni e bestiame, e altri danni feciono assai. Poi a dì 23 del mese i Bolognesi con loro forza, e con loro i figliuoli di Maghinardo degli Ubaldini e loro fedeli, essendo partita la maggior parte della detta gente de’ signori di Milano, che male poteano nell’ Alpe dimorare, cavalcarono alle valli, e in quelli vi trovarono della detta gente misono al taglio delle spade; e in quelli paesi presono e uccisono e danneggiarono i fedeli dell’Alpe, e con quella preda maggiore che fare poteano si ridussono a salvamento : a quelli di Montebene non poterono noiare, per la fortezza del luogo. Montebene per metà é del comune di Firenze, il perché i Fiorentini mandarono ambasciadori agli Ubaldini, e gli ripresono dell’ impresa, considerato che aveano occupato del contado di Firenze; da loro ebbono tanta umile e cortese riposta, a non voler far cosa dispiacesse al comune, che per non fare nuova impresa per allora loro risposta fu accettata, non che l’ingiuria con l’altre non fosse riposta e riserbata a loro maggiore ruina.
a cura di Franco Poli
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