Si tratta di realtà non evidenziate dall’elenco del Repetti ma citate da altre fonti
Rocca di Rapezzo
Sulla antica strada che collegava la Valle del Senio con quella del Santerno, passando per il Castello di Mantigno, si trovava la Rocca di Rapezzo, che sorgeva sul saliente che sovrasta l’attuale chiesa. Questa rocca appare agli Ubaldini, riconfermata dall’editto di Federico II del 1220. Da qui si poteva raggiungere San. Pellegrino passando per “Ceppeda” rocca in possesso dei Pagani e da qui a “Colletta” o “Castello del Colle” e poi a Frena (Lorens pg.214).
Castrum Rapetii venne eretto dagli Ubaldini nell’XI secolo. Nel 1220 Federico II lo confermava a Ugolino Ubaldini ed in seguito appartenne sempre a questa famiglia. La rocca sorgeva sul rilievo presso la chiesa di Rapezzo, dove si rinvengono tracce delle fondamenta di una torre quadrata. (Rocche e Castelli di Romagna di AA.VV. – libro 1-pag.295)
Rocca di Monte La Fine
Appare appartenente agli Ubaldini quando nel 1349 (anno della caduta di Montegemoli) i Fiorentini se ne impadronirono. Bencivenni Mancini e Rosso de’ Ricci vengono incaricati da Firenze a fortificare e munire la rocca. Durante la guerra del 1352, con i Visconti, Giovanni D’ Oleggio assieme agli Ubaldini espugnano la Rocca. Nel 1361 la rocca è di nuovo in mano ai Fiorentini e nel 1364 risulta degli Alidosi. Nel 1372 Firenze ordina la definitiva demolizione della Rocca di Monte La Fine. (Rocche e Castelli di Romagna [993] Lorens pg.210)
Rocca di Monti
Nella zona di Monti risultano presenti resti della rocca presso il podere “Castello”, più in basso in località Trapoggi viene indicata una torre (metri 8,30 per 8,00 alta 14 con barbacane) oggi adibita ad abitazione. (Rocche e Castelli di Romagna – Lorens pg.210).
Altre emergenze fortificate risultano essere state presenti in vari luoghi: a Cornacchiaia, prima del Castello di Monte Gemoli, sembra sia esistita un’antica rocca di incerta collocazione. Si ha notizia poi di torri di guar-dia, come quella sul Monte Altuzzo o quelle di Biforco, Poggiarelle e Poggio Tondo, nei dintorni del castello di Montegemoli.
Castello di Bruscolo
(San Martino)
Attuale territorio comunale di Firenzuola
Resti del castello situati a mt. 812 sulla sommità del Poggio Rocca, nei pressi dell’omonimo abitato.
Fu uno dei castelli dei conti Alberti di Mangona, confermato loro da Federigo, con atto del 10 agosto 1164 e da Ottone IV, del 4 ottobre 1209.
Di un conte Antonio di Giovanni degli Alberti di Bruscoli parlano le storie bolognesi e fiorentine all’anno 1376, come di animoso ed esperto capitano, che per un ardito colpo di mano tolse Bologna alla compagnia inglese comprata dal Legato pontificio. Allo stesso conte Antonio si riferisce l’orribile attentato subito da altro fratello nel palazzo di Bruscoli eseguito nel maggio 1380.
Vedere MARCHIONNE di COPPO STEFANI, Istor. fior..
- Repetti – Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana, Volume I pg.
288.
Nel corso del Duecento e nel secolo seguente gli Alberti di Mangona, frazionando ripetutamente il patrimonio, originando diversi rami, tra i quali quello di Bruscoli, che si segnalò per la ferocità e l’ardire …
I Sommari dell’Archivio Pepoli registrano per il 1404 che “gli uomini del comune di Bruscoli si liberarono dal Dominio del comune di Bologna e dalli Signori Pepoli per la parte che avevano comprato nel castello di Bruscoli e si assoggettarono al comune di Firenze…”, ASB , Archivio Pepoli, Istromenti e Sommari dall’anno 1400 all’anno 1499.
Da: “Dal Medioevo alla Repubblica” Stefanini e Abantuono – Grafiche A&B Bo-logna 2004.
1540: «Baragatia et Brusculum ad manus domini Taddei de Pepulis devenerunt eo quod adiutorium florentinis dissidentibus inter se lìlisit»
Cronica civitatis Bononie’e, p. 42.
1565, luglio 5: il testamento di Bartolomeo di Bartolomeo di Vinciguerra Panciatichi di Pistoia risulta redatto “in kastro Bruscoli, comitatus comitatum de comitibus Alberti de Mangona, quod kastrum est comitis Iohanni de Bruscholo”
Diplomatico Comune di Pistoia
Il poggio del castello, foto sopra, oggi detto San Martino, dal nome dell’antica chiesa di Bruscoli nel cui luogo esiste oggi una cappella.
Sotto a sinistra, tracce dell’ingresso al castello, a destra interno della cannoniera realizzata successivamente alla base del castello.
L’ingresso al castello sul lato sud del castello
Interno della postuma cannoniera alla base nord del castello.
Badia di Moscheta
La Badia di San Pietro a Moscheta, fu fondata nel 1034 da San Giovanni Gualberto. Secondo altre fonti locali, invece, la chiesa sarebbe stata realizzata dal Beato Rodolfo dei Galigai. Il complesso ha conservato scarse tracce dell’età medievale: rimane il duecentesco portone d’ingresso al monastero, a sesto acuto con cunei dentati. Il monastero raggiunse notevole fortuna nel corso del Duecento, epoca alla quale sono da riferire i pochi resti medievali. Secondo la tradizione locale, la chiesa sarebbe stata distrutta dal fiume che scorre poco distante, che si sarebbe ingrossato per le preghiere di San Giovanni Gualberto: il santo, infatti, si sarebbe indignato per le dimensioni del convento, pretendendo più umiltà. Altri resti più recenti risalgono al XIV secolo, fra i quali va segnalato il cortile porticato.
Nel XVIII secolo il monastero fu soppresso per effetto di un decreto granducale[3], i beni furono venduti all’asta e la chiesa divenne sede di parrocchia, soppressa nel 1986[1]. L’attuale chiesa è stata costruita più di recente, e oggi all’interno dell’abbazia ha sede il Museo del paesaggio storico dell’Appennino, inserito nel sistema museale del Mugello Alto Mugello Val di Sieve.
La Badia
(S.Stefano a Gualdo)
Da “I Monti della Pietra” di Paolo Campidori – Tipolitografia Toccafondi B.go San Lorenzo 2004
Non lontano da questa cappellina (di San Zanobi) vi era uno Spedaletto (da distinguerlo dallo spedale della Ca’ Bruciata) per soccorrere e curare i viandanti poveri e in difficoltà. Ancora esisteva nella zona del Peglio, assai vicino a questo luogo, un Cenobio, o se vogliamo, una Abbazia benedettina, detta Santa Maria a Branchi. Io ho ritrovato, presso il mulino del torrente Diaterna, murati sulle pareti esterne di una casa colonica, alcuni fregi in pietra che potrebbero risalire ai secc. XI-XIII, e potrebbero essere appartenuti a questa Comunità monastica.
a cura di Franco Poli
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