
MUGELLO – Il 2020, tra tutte le ricorrenze, segna anche il centenario dell’elezione a Sindaco di Borgo San Lorenzo del socialista Pietro Caiani, a coronamento del “biennio rosso” di affermazione del Partito Socialista in tutto il paese.



Affinché Pietro Caiani non sia solo il nome di un viale che dal SS. Crocifisso di Borgo San Lorenzo porta al Campo Sportivo Romanelli, il Filo mi ha chiesto un ricordo dell’episodio e approfitto di una vecchia mia pubblicazione “Pietro Caiani. Il Sindaco galantuomo” attingendone a piene mani e per approfondire sull’uomo e su una vita spesa per il bene comune.
Nel primo Novecento Borgo San Lorenzo inizia ad assumere una crescente importanza nel Mugello, aumenta la popolazione, vengono costruite abitazioni di un certo pregio, si sviluppa la produzione agricola, tanto da far guardare alla mezzadria non già come al miglior strumento possibile, bensì come ad un esoso sfruttamento, vengono introdotte nuove tecniche di lavorazione. L’agricoltura è praticamente l’unica vera risorsa economica della zona cui si aggiungevano attività legate ai boschi e all’allevamento, alle cave, all’artigianato (barbieri, calzolai ecc.) e a molti lavori stagionali nelle fattorie, inerenti l’agricoltura e le opere pubbliche, soprattutto con lo sterro e la costruzione di strade. Crescono i servizi e le opportunità di svago, si moltiplicano enti e associazioni, organismi di tutela degli operai e società di mutuo soccorso. Diventa importante anche per gli equilibri politici in vista delle elezioni amministrative ma, soprattutto, delle elezioni politiche. Infatti, in poche grandi famiglie si concentrano tutte le decisioni civili e amministrative a causa delle norme elettorali che restringevano il diritto di voto ad elite privilegiate. Lo scontro politico nel Mugello si contraddistingueva soprattutto per la presenza di due grandi fazioni, quella del Partito Nazionalista di Torrigiani e quella giolittiana che faceva capo alla famiglia Gerini. La figura prevalente di questo periodo è Filippo Torrigiani, monarchico, possidente di Galliano di Mugello eletto nel collegio di Borgo San Lorenzo per 26 anni.
Ma la situazione politico-sociale è in fermento. I cattolici dopo anni di astensione e di assenza dalla vita politica iniziano a organizzarsi intorno alle strutture della chiesa così come i socialisti, che si stanno diffondendo in tutto il paese, riscuotono consensi tra quello che oggi sarebbe definito il “ceto medio”, piccoli commercianti, artigiani e lavoratori in proprio, ma anche tra gli operai e i contadini. Tra questi ultimi venivano riscontrate maggiori difficoltà, a causa dell’ateismo e dell’anticlericalismo dei socialisti, accolti con diffidenza da famiglie ancora assai ancorate alla religione.
In questo contesto, Pietro Caiani nasce il 12 giugno 1813 da Giovanni, detto “Bubbolino” e Maria Uliva Cantini. Di famiglia operaia, il padre è calzolaio, è avviato al lavoro sin da giovanissimo presso Natale Gigli, barbiere con laboratorio nel Corso dove alla fine dell’800 è ragazzo di bottega. Nel 1901 nei locali dell’edificio nell’odierna Piazza Gramsci, apre una sua bottega di barbiere che tanto peso avrà nella storia locale e nella vita sua e della famiglia non solo come attività artigianale, ma anche come riferimento forte di impegno sociale e politico. Nel giugno del 1911 diventa padre di una figlia significativamente chiamata Italia Libera Redenta, e un anno dopo, il 20 giugno 1912, si sposa con rito civile con Anita Lapucci; nel 1914 nascerà l’altra figlia Leda, nel 1917 il maschio Gino.
Pietro Caiani partecipa attivamente alla vita associativa e politica della comunità borghigiana, nel 1907 con altri fonda il Ciclo Club Appenninico di cui sarà per anni consigliere (insieme al compagno Federigo Dori), la Lega Proletaria, il Circolo Mugello e si distingue per le sue qualità umane e politiche al giornale “ La Fischiata ” stampato a Borgo San Lorenzo nel 1914, e al “ XX Settembre ” giornale di ispirazione post-risorgimentale, così denominato in ricordo della presa di Porta Pia.
L’esperienza della “ Fischiata ” sarà centrale per la formazione del Caiani: attorno a quel giornale quindicinale (sottotitolato “Organo del libero popolo mugellano”) ruotano personaggi di estrazione mazziniana, laica e socialista, piccoli commercianti e artigiani, ferrovieri e “intellettuali” tutti accomunati dall’insofferenza nei confronti del clericalismo.
Il dopoguerra si presentava a tinte fosche, povertà e disoccupazione avevano creato un diffuso malcontento nella popolazione, tanto da dover registrare, a Firenze, un assalto ai negozi per l’approvvigionamento. Ad aggravare drammaticamente la situazione il 29 giugno 1919, festa del Corpus Domini, il Mugello fu colpito da un violento terremoto. Iniziano a difondersi le lotte dei mezzadri e contadini riuniti nelle Leghe che portarono a un “patto colonico” che l’Associazione Agricola Mugellana fu costretta a firmare pur in presenza di forti contrapposizioni tra Federterra e Federmezzadri.
Alle amministrative del 1920 il PSI conquista 25 consigli provinciali e 2800 comuni tra cui Milano, patria del socialismo riformista di Turati. Votano per il Partito Socialista artigiani, commercianti, ferrovieri mentre il mondo contadino privilegia il Partito Popolare, è ancora scarso l’insediamento operaio in generale, e nel Mugello inesistente.
A Borgo San Lorenzo il 26 settembre 1920 i risultati elettorali (Si vota con il suffragio universale anche se limitatamente ai soli uomini, gli aventi diritto al voto sono 5644, i voti validi 3115) cancellano i liberali guidati da Frescobaldi e assegnano 6 seggi al Partito Popolare e ben 24 al Partito Socialista. Maurizio Borri, liberale, ottiene 558 voti, Adone Zoli, del PPI, 1292, Pietro Caiani, socialista, 1463 voti. Una grande affermazione nell’ambito di una avanzata complessiva del PSI in tutto il paese che, sconvolgendo ogni previsione, premia i socialisti di Borgo San Lorenzo per le lotte dei dirigenti locali a sostegno delle Fornaci Brunori e delle ceramiche Chini, per la manovalanza del Genio civile, per la grande incertezza dimostrata dalla precedente compagine liberale la quale aveva portato alla disfatta politica anche la lista dei Nazionalisti guidati da Pecori Giraldi. Nel Mugello le amministrative consegnano quasi tutti i Comuni nelle mani dei partiti popolari. Il ceto politico rappresentato da nobili e proprietari terrieri viene di colpo azzerato, si fa strada una nuova classe dirigente formata da artigiani, piccoli esercenti, operai, mezzadri, i giovani fanno un deciso passo in avanti.
Dopo che il Commissario il 12 ottobre aveva inviato ai nuovi consiglieri la relazione dell’attività e della situazione del momento, il 13 ottobre, il nuovo Consiglio Comunale elegge per la prima volta il socialista Pietro Caiani Sindaco di Borgo San Lorenzo. Assessori sono Arnaldo Dori (vice sindaco che si occuperà dell’amministrazione), Amedeo Boni (Lavori Pubblici), Guido Billi (all’Annona), Attilio Fredducci (alle Finanze). Il Caiani mantiene la Pubblica Istruzione, assessorato di cui si occuperà anche nelle amministrazioni del dopoguerra. Capogruppo è Arduino Ambrosi, in Consiglio entra un giovane mutilato di guerra, Celestino Rossi, che condividerà con il Caiani tutta la vita politica.
I primi atti del Sindaco e della Giunta furono le deliberazioni di un sussidio di 1000 lire alla “Russia affamata” e l’adozione di misure per la concessione dei sussidi caritatevoli di baliatico e di malattia (dal 5 novembre al maggio 1922 la Giuntà approvò 37 delibere per i sussidi, nella prima seduta un elenco di 6 nominativi comportò un totale di 185 lire di contributi). La giunta Caiani compie una chiara scelta di campo e intraprende una iniziativa politica per bloccare i licenziamenti presso l’Associazione Agraria Toscana, con un costante impegno nella difesa e nella ricerca di posti di lavoro anche presso il Ministero dei lavori pubblici in merito alla ristrutturazione dei fabbricati danneggiati dal terremoto, si impegna per il contenimento dei prezzi dei generi alimentari, la costruzione di nuovi edifici; di contro affiorano le prime controversie sulla questione agraria, i proprietari ingaggiano le prime squadre punitive contro i contadini.
Alla fine dell’anno mentre il Sindaco Caiani e la sezione socialista erano impegnati nei problemi amministrativi, parte la controffensiva fascista con l’attentato alla società sportiva “Velox” avvenuta il 26 dicembre, cui seguì l’arresto di un anarchico effettuato per fomentare e favorire il flusso reazionario, arginato in un primo momento dai socialisti che avevano ben compreso la natura di questa sindrome la quale manifestava la volontà della provocazione e dello scontro.
Nel gennaio del ’21 i fascisti distruggono a Firenze il settimanale socialista “La Difesa”, cui seguì uno sciopero di protesta effettuato anche a Borgo San Lorenzo.
La Giunta Caiani giunge nel marzo del ’21 al bilancio in pareggio con un risultato di grande rilievo che coronava una efficiente politica amministrativa. Con la Relazione al Bilancio inizia la fase più difficile dell’Amministrazione socialista, la Giunta per realizzare gli obiettivi indicati compie scelte politiche forti a partire dalla revisione di una serie di tasse, apre nuove scuole rurali (essenzialmente per i figli dei contadini, a Figliano, Arliano e altre località), taglia i contributi, definiti “facoltativi”, al Quaresimale, alla scuola privata delle Stimmatine (700 lire), a quella di San Carlo (150 lire), determinando una reazione di cui si fece paladino il “Messaggero del Mugello”.
In questo periodo sullo stesso versante del PSI e della Giunta si trovava anche il Partito Popolare e il leader Adone Zoli, uniti nella lotta al fascismo ma profondamente divisi sulle questioni politiche e su quelle amministrative. Nel paese venivano sciolte le leghe, il fascismo trovava nuove adesioni e continuavano le azioni dimostrative violente, veniva profanata la tomba del tipografo comunista Adolfo Landi, morto a Torino al giornale “Ordine Nuovo”. Pietro Caiani scese in campo con violente polemiche nei confronti di questo tentativo di destabilizzazione della vita civile, aprendo un fronte anche con l’associazione Nazionale Combattenti accusata, a ragione, di favorire l’espansione fascista. In questo clima il 15 maggio 1921 si tennero le elezioni politiche che portarono a questi risultati: Blocco Democratico 781 voti (con il 21,7%), Partito Socialista 869 (24,2%), Partito Comunista 568 (15,8%), Partito Popolare 1.368 (38%), Partito Repubblicano, (13 0,3%).

Era un campanello d’allarme che non suonò invano, il Caiani e la Giunta continuarono a lavorare dando prova di grande efficienza e capacità amministrativa istituendo le tabelle delle tasse di esercizio e di vendita e di quella per la macellazione, nel bilancio vennero rivalutate le frazioni, furono previsti stanziamenti per le scuole, il telefono, l’acqua, erano confermate le scelte politiche di merito e di metodo. Gli atti amministrativi erano improntati con senso di equilibrio e attenzione ai bisogni, le linee di programma completate dal piano finanziario per la realizzazione, esplicando un riformismo che senza dichiarare scelte rivoluzionarie stava veramente cambiando la situazione, difendendo i ceti meno abbienti e risollevando la disastrata finanza comunale. Il 30 giugno vengono adottati provvedimenti in favore dei danneggiati dal terremoto. Sulla tassa di famiglia, istituita con quest’ultimi provvedimenti, scoppiò una polemica feroce che ebbe ripercussioni anche sul futuro della Giunta Comunale, provocò l’irreparabile rottura tra socialisti e popolari, fu oggetto di revoca da parte della Giunta Provinciale, determinò una serie di battaglie tra la Giunta Caiani, l’Unione Esercenti, l’Associazione Combattenti schierate in difesa dei ceti ricchi colpiti dal provvedimento comunale. E l’inizio della fine, mentre sii intensificano le violenze fasciste,e durante il Carnevale furono aggrediti anche l’assessore Dori e Corrado Nannelli.
La Giunta Caiani cerca di rispondere all’aumento costante della violenza con la prassi amministrativa, viene varato il Piano Regolatore, definito il programma per l’acquedotto di Casaglia, la costruzione di nuove scuole. Il 20 maggio 1922 viene celebrata la “Festa degli alberi” dagli alunni delle scuole comunali, con la consegna di un diploma consegnato dal Vice Sindaco Guido Billi, dal maestro Stefano Sartoni, dal Regio Ispettore Scolastico Luigi Cipriani. Si riapre la polemica sulla tassa di famiglia; il Sindaco chiamato a rispondere sul ricorso presentato dal Partito Popolare e sulla revoca della Giunta Provinciale, difende i principi contenuti nella disposizione a favore dei salariati, di equità e di giustizia, opponendosi alle falsità e alle strumentalizzazioni politiche. Non era però solo una questione di tasse (disposte in precedenza dal Commissario prefettizio Cammarota e applicate anche dai futuri sostituti di Caiani), era essenzialmente una battaglia politica contro il PSI e il suo Sindaco che la Giunta Provinciale non intendeva perdere; fu nominato un commissario straordinario che, modificando sostanzialmente il dispositivo comunale, sancì la prima forte sconfitta politico-amministrativa della Giunta borghigiana. A questa si aggiunse una profonda spaccatura all’interno del movimento operaio, determinata dai lavoratori delle Ferrovie colpiti dalle nuove tasse del commissario. La spinta del Caiani e del PSI si arrestò, e si indebolì anche l’idea di costruire una corretta amministrazione socialista fatta da operai, artigiani e commercianti che dedicavano il tempo libero della loro vita al Comune.

Nonostante l’intensificazione della violenza fascista che nel giugno del ’22 portò al blocco degli scioperi, la distruzione dei circoli, i licenziamenti, le camicie nere non erano ancora padrone del campo; il Sindaco raccoglie le ultime energie ponendosi alla testa dell’antifascismo, non piegandosi a insicurezze, mantenendo un comportamento esemplare in ogni circostanza, continuando a lavorare ad una serie di atti amministrativi anche di lungo periodo, come i lavori di riparazione dei danni causati dal terremoto, che non avrebbe mai terminato, per diffondere fiducia e stabilità. Il fallimento dello sciopero della fine del luglio 1922, indetto per protestare contro le violenze fasciste, rappresentò il colpo di grazia per i socialisti e spalancò le porte a nuove imprese fasciste, alla loro espansione, a sempre maggiori adesioni, alla lenta ma inesorabile sostituzione dello Stato, ad un nuovo ordine che chiudeva le Camere del lavoro, bloccava gli scioperi e obbligava gli operai al lavoro. Il 6 agosto 1922 avviene la capitolazione dell’amministrazione socialista di Borgo San Lorenzo, una delle ultime rimaste in Toscana. Il Sindaco Caiani, ormai isolato, viene chiamato in Comune dal Console Francesco Baldi e costretto alle dimissioni.
Analogamente anche i popolari furono costretti con la violenza ad abbandonare i comuni di Scarperia, di San Piero a Sieve, Barberino dov’era sindaco Giuseppe Bianchi. Alla fine del mese si dimetterà anche il Governo Facta, si apre la porta alla dittatura fascista.
Il 4 marzo 1923 le nuove elezioni amministrative portano all’elezione di un nuovo capo dell’amministrazione, Alfredo Agostini, eletto Sindaco sulla scia di un risultato elettorale che assegnò 3519 voti su 5464 al Partito Fascista. Il primo atto dell’amministrazione fu l’approvazione di un documento che plaudiva con retorica nazionalista al fascismo e al capo Benito Mussolini, quasi a voler cancellare gli atti della Giunta Caiani a sostegno della “Russia affamata”, dei poveri, degli oppressi. I socialisti sono costretti alla disgregazione, gli operai vengono sospesi o licenziati, chiuse le sedi dei giornali.
Lo stesso Caiani dal 1924 viene fatto oggetto di una vera e propria persecuzione da parte dei fascisti, che – per perfida ironia della sorte – avevano la sede accanto alla bottega di barbiere dove esercitava, e tenevano le riunioni nel Teatro proprio di fronte all’abitazione dell’ex sindaco socialista.
Nel 1942 il risveglio dal sonno fascista con la nascita a Firenze del Comitato Interpartito clandestino composto da DC, PSI, PCI e azionisti (cui aderirà successivamente anche il Partito Liberale), seguiranno il 22 agosto ’43 la rinascita della Federazione fiorentina socialista, sorta a casa di Gaetano Pieraccini (in Via Cavour, 18 a Firenze), e il formarsi del movimento della resistenza. Nell’autunno del ’44 il Partito Socialista conta 1800 iscritti e 50 sezioni nella provincia di Firenze, a Borgo San Lorenzo la sezione viene rifondata alla presenza di Foscolo Lombardi e Giovanni Pieraccini per iniziativa di un gruppo tra cui figurano Ottavino Calzolai, Celestino Rossi, Dino Graziani, Cesare Dreoni, Pietro Banchelli, Luigi Quintilio Bonamici e il Caiani, Luigi Nannoni viene eletto segretario.
Dalla fine del fascismo Pietro Caiani ricostruito la sezione e il gruppo dirigente socialista, partecipa alle elezioni amministrative sempre tra i capilista, fino al 1956 poco prima del ritiro, e si impegna alla guida dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione, distinguendosi per l’attaccamento al partito, per il rifiuto delle scissioni, opponendosi ad ogni tentativo di divisione nonostante i tentativi fatti da più parti, fra cui quelli di Bianca Bianchi per portarlo nel PSDI. Difendeva l’unità del PSI contro i compromessi, polemizzava anche con il PCI con il quale lavorava in Giunta a cui non perdonava l’errore, per lui soprattutto politico, della scissione di Livorno (“ la storia dimostrerà che avevamo ragione noi” era solito dire), privilegiando la prospettiva riformista e gradualista, collocandosi idealmente sulle posizioni autonomiste. Il 22 dicembre 1959 lascia la casa terrena e una vita ben spesa.
Massimo Biagioni
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 28 Marzo 2020
1 commento
Congratulazioni Massimo Hai fatto bene a riportare una parte della storia Borghigiana a memoria delle nuove generazioni .