Chiesa di San Bartolomeo a Petrone
SCARPERIA E SAN PIERO – Sfuggente all’occhio del viaggiatore che percorre la provinciale SP551 fra Borgo San Lorenzo e San Piero a Sieve, il borghetto di Petrone (attualmente corrotto in Petrona) appare forse come una delle località meno conosciute del Mugello, inglobata nel territorio comunale di Scarperia e San Piero. Nessuna tabella stradale ne indica la presenza e l’unico riferimento identificativo resta oggi il nuovissimo ponte ferroviario dell’alta velocità che proprio qui scavalca la provinciale lambendo il piccolo agglomerato di costruzioni rurali.
Le cronache più antiche relegano il borgo a Comunello rurale dove erano fiorenti gli scambi commerciali e un mercato. Da qui partiva un’antica strada che saliva ai Crocioni di Fagna dove aveva residenza stabile il cardinale Ottaviano degli Ubaldini, proprietario anche di vasti appezzamenti seminativi proprio nel popolo di San Bartolomeo a Petrone.
Recentemente questa appendice dimenticata del Mugello è tornata suo malgrado alle cronache dopo il violento terremoto del dicembre 2019 che ne ha danneggiato seriamente la chiesetta locale dedicata a San Bartolomeo, compromettendone la copertura (crollo della volta) e la staticità strutturale (articolo qui).
Di questa piccola costruzione sacra abbiamo traccia nelle Rationes Decimarum del 1276, quando la chiesa era tassata di due libbre e sei soldi. Più tardi ne avrebbero assunto il patronato i Medici affidandone la guida ad un Andrea loro consanguineo, come si legge in una visita pastorale del 1535, mentre un altro documento analogo del 1613 descrive la primitiva costruzione ancora “bella e comoda” ed in perfetto stato di conservazione. Nel 1815 la chiesa fu completamente restaurata o probabilmente ricostruita, secondo l’aspetto e l’architettura che ancora le appartiene.
Esternamente l’edificio denuncia un aspetto solido e compatto, coperto a capanna, con piccola tettoia sopra la porta d’ingresso e un semplice oculo nella parte superiore della facciata. Il campaniletto a vela con due fornici è sistemato nell’angolo posteriore sinistro della struttura. Su ciascuna delle pareti laterali si apre una finestra con vetrata policroma che rilascia poca luce sulla navata in prossimità degli altari laterali.
Ancora all’esterno, addossato alla parete destra, è un piccolo tabernacolo in marmo a tempietto, con epigrafi che ricordano i caduti nei due conflitti mondiali; un elemento tipico nel costume locale degli anni cinquanta del Novecento che si ripete spesso nelle chiese del Mugello, anche in quelle di aperta campagna.
Alla nuda austerità esteriore dell’edificio, privo di qualsiasi elemento architettonico di rilievo, si contrappone invece un interno ricco, munito di stucchi e fregi, e di tutti quegli elementi decorativi tipici delle costruzioni sacre dell’Ottocento.
Sopra l’ingresso è la cantoria che offre un colpo d’occhio globale sull’interno, con la disposizione accurata degli arredi e delle suppellettili. Un ambiente che lascia intuire l’assidua frequentazione di un passato non troppo lontano e una devozione popolare che ha costantemente arricchito il luogo di attenzioni e cure meticolose.
Il soffitto è caratterizzato da una volta a botte che si estende per tutta la navata e si conclude sull’arco monumentale a tutto sesto che divide l’aula dal presbiterio, recante la scritta D.Q.M. in honorem S. Bartholomai ap. Un’elegante cornice modanata delimita l’imposta della volta e segue l’intero perimetro dell’aula. Il presbiterio è rialzato di un gradino e delimitato da una balaustra di legno a colonnette quadrangolari; ha volta emisferica decorata da un affresco circolare. L’Altar Maggiore, di stucchi e marmi, ha conservato il suo orientamento originale Versus Deum, precedente le disposizioni liturgiche del Concilio Vaticano II.
Il ciborio di marmo bianco e stucchi è chiuso da una piccola porticina di legno recante la pregevole miniatura di un “Ultima cena” databile al XVII secolo e forse proveniente dalla chiesa vecchia.
Sulla parete di fondo, dietro l’Altar Maggiore è l’immagine a fresco di San Bartolomeo (sec. XIX), raffigurato fra uno stuolo di Angeli e Cherubini
Gli altari laterali sono due, ancora una volta riccamente decorati, preceduti da gradini e raccolti entrambi da una cornice a rilievo e fregi dedicati.
In Cornu Evangeli è l’altare della Madonna con ciborio finemente decorato e una nicchia che accoglie la statua della Vergine col Bambino. A fronte è invece l’altare intitolato a San Giuseppe recante una statua del Sacro Cuore dietro la quale compare una tela raffigurante la Sacra Famiglia, databile al XVIII secolo.
Da tempo non più officiante, la chiesa ha conservato a lungo i caratteri e l’aspetto tipico di molte chiesette di campagna presenti in Mugello e abbandonate nella seconda metà del Novecento dopo la fine della mezzadria e l’esodo verso il miraggio economico cittadino. E così l’abbiamo descritta, volendola ricordare come appariva qualche decennio fa, quando era staticamente integra e costituiva ancora il conforto interiore e il rifugio spirituale del popolo di Petrone, in quell’angolo dimenticato di pianura tra San Piero a Sieve e Borgo. Gli eventi da poco trascorsi, sembrano aver segnato il futuro di questo piccolo tempio dedicato in origine a San Bartolomeo, balbettante ora nella sua compromessa stabilità strutturale e nella sua identità spirituale, da tempo non più deputata all’accoglienza del culto cattolico ma bensì ortodosso.
in realtà la chiesa era in “uso” da una comunità ortodossa credo (io abito li vicino) solo che con il terremoto ora è tornata in disuso.