Chiesa di San Pietro a Luco di Mugello
LUCO DI MUGELLO (BORGO SAN LORENZO) – Corre l’anno 1086 quando nella località di Luco il Beato Rodolfo Falcucci, priore di Camaldoli, fonda presso un terreno donato al suo ordine da Gotidio e Cunizza sua sposa, signori del luogo, un monastero femminile camaldolese. Da quel momento, il monastero cenobio crebbe pressoché costantemente di importanza e ricchezza, tanto da accogliere tra le sue mura le giovani appartenenti al fior fiore dell’aristocrazia fiorentina. Nel 1220 la chiesa, intitolata come l’intero complesso monastico cui apparteneva, all’apostolo Pietro, fu solennemente consacrata, ma fu solo a partire dal 1473 che il monastero luchese ebbe una radicale ristrutturazione che, conclusasi nel 1476 (data leggibile sulla chiave di volta decorata con l’immagine di Pietro murata in una delle sale di accesso al monastero), dette al complesso una nuova “veste” rinascimentale. L’anonimo architetto autore dell’ampliamento, recentemente riconosciuto in un valido allievo di Giuliano da Sangallo, forse addirittura su suggerimento dello stesso Lorenzo dei Medici “Il Magnifico”, realizzò l’elegante e solenne chiostro le cui agili colonne che sorreggono gli ariosi archi, sono concluse da classici capitelli ionici, caratteristici di gran parte dell’architettura sacra fiorentina del periodo, lo splendido loggiato aperto verso l’orto, con colonne dai magnifici capitelli compositi, il refettorio e l’aula capitolare, oltre ad altri ambienti di passaggio o servizio. Inoltre, anche la chiesa fu ampliata e dotata all’interno di una classicheggiante tribuna con lesene e cornici ad ovoli, mentre la facciata fu arricchita di un bel portale lunettato. Infine, l’orto monastico fu dotato di una serie di piccoli oratori, che probabilmente costituivano un vero e proprio itinerario di preghiera. Ulteriori interventi furono svolti nei secoli seguenti, come la costruzione, all’esterno del recinto monastico, della esagonale cappella detta della “Divina pastora”, risalente al 1583. Inoltre, nel Seicento la chiesa subì notevoli rifacimenti, tra cui un imponente coro per le monache, e la realizzazione del monumentale altare maggiore. Nel frattempo, il monastero di Luco, la cui chiesa aveva anche assunto il titolo parrocchiale della comunità locale, si arricchì di arredi e beni, e nel 1523 visse uno dei suoi momenti di maggior gloria quando ebbe la possibilità di ospitare, fuggitivo dall’epidemia di peste che infuriava a Firenze, il “pittore senza errori”, Andrea del Sarto, il quale lasciò alcune importanti opere. In seguito, anche Vasari eseguì per il coro interno delle monache un dipinto raffigurante la Crocifissione con la Vergine, San Giovanni e la Maddalena, opera andata dispersa.
Nel 1808 il monastero fu soppresso dal governo francese e le monache camaldolesi, dopo quasi otto secoli, definitivamente allontanate. Le vicende successive condussero alla trasformazione dei locali del monastero in ospedale mugellano (funzione che svolse dal 1871 al 1989), mentre i locali prospicienti alla chiesa ed al suo cortile furono assegnati all’uso della parrocchia. La chiesa è stata, inoltre, interessata da un ampio e radicale restauro risalente agli anni 1930-32.
Opere
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