Chiesa di Santo Stefano a Pescina (Vaglia)
Nell’abitato di Paterno, accanto al ponte sul Carzola, una tabella stradale indica, Via di Pescina. La strada prosegue lungo il torrente, in leggera ascesa verso il Monte Morello. Un percorso che consente poche distrazioni e segue l’andamento sinuoso del corso d’acqua attraverso un ambiente in prevalenza boschivo di querce basse e roverelle, tipico di quest’angolo più meridionale del Mugello.
Il complesso di Santo Stefano a Pescina compare a 497 metri di quota, alle falde del Poggio di Trini.
In antico il luogo, collocato lungo il primitivo tracciato della strada Bolognese, era sede di scambio e di commercio per viandanti e faccendieri del tempo.
Sul finire del Trecento una grossa frana avrebbe trasformato per sempre morfologia e aspetto di questo territorio, spazzando via abitazioni e proprietà attorno alla chiesa, rendendo la zona di esclusivo carattere rurale.
Di origini antichissime, la chiesa di Santo Stefano era inserita nel piviere di San Martino a Sesto già nel 1025 e solo nell’aprile del 1790 fu aggregata come prioria alla pieve di San Pietro a Vaglia. La lontananza dalla matrice le avrebbe concesso la dotazione del Fonte Battesimale.
Nella prima metà del secolo scorso la chiesa svolgeva ancora il proprio ruolo pastorale e figurava ricca di un notevole palinsesto di opere d’arte. Nei documenti dell’epoca, troviamo descritto al suo interno un pregevolissimo altare di terracotta invetriata attribuito prima a Luca e poi in una successiva valutazione, a Giovanni della Robbia. Nel 1906 parti della grande pala d’altare furono trafugate, privando l’opera della propria integrità originale che non si sarebbe mai più ricostituita. La terracotta, dedicata a una Natività di Gesù Cristo, mostrava carattere tripartito con fregi e cornici a fruttami. Attorno alla figura principale della Natività comparivano le tre nicchie con le coppie dei Santi Niccolò e Sebastiano, Santa Felicita e Sant’Antonio, Santo Stefano e San Lorenzo. La sovrastava un fregio di cherubini e nella predella, insieme agli stemmi dei Davanzati e dei Pazzi, compariva la data 1512.
Per motivi di sicurezza, con la chiusura al culto della chiesetta di Pescina, parti della pala smembrata furono traslate nella chiesa di Santa Maria a Paterno, mentre altre furono affidate alla pieve di San Pietro a Vaglia con l’intento di poterle conservare e consentire in futuro un nuovo assemblaggio dell’opera. Fortunatamente, grazie all’impegno della Soprintendenza, oggi possiamo ammirare ancora l’opera nuovamente ricomposta e collocata sull’altare di destra della pieve di Vaglia, e anche se alcune parti originali non vi figurano più, il lavoro pregevole dei restauratori ci consente di apprezzare interamente il fasto e il valore artistico di questa notevole pala d’altare robbiana.
L’intero complesso parrocchiale di Pescina, versava fino a qualche tempo fa in totale abbandono; oggi appare invece in parziale ristrutturazione, con la canonica restaurata ed adibita a civile abitazione.
Lo stato della chiesa presenta purtroppo una condizione preoccupante, con urgente necessità di restauro che permetterebbero di ammirare ancora un luogo di culto di dimensioni contenute ma dall’architettura elegante, caratterizzata da un edificio semplice , coperto a due spioventi con l’ingresso preceduto da un portico con arco ribassato. Il campaniletto a vela munito di due fornici si appoggia sul fianco sinistro della costruzione. Le sue campane, molto antiche, sono conservate nella pieve di Vaglia.
In prossimità della chiesa vi è anche una piccola cappella caratterizzata da elementi e linee goticheggianti che poco si adattano allo stile e all’architettura della chiesa, probabilmente costruita in epoca più recente ad esclusivo uso cimiteriale.
Poco a valle del complesso è la Fonte Letizia, un vecchio e caratteristico abbeveratoio di campagna recante un tempo l’immagine di Sant’Antonio Abate, ora solo evidente riferimento per gli amanti del trekking che percorrono l’anello 6B.
Scheda e foto di Massimo Certini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – giugno 2019
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