• Italiano
  • Home
  • News
  • Le Arti
  • Storia e storie
  • Personaggi
  • Palazzi e chiese
  • Opere
  • Scienza e tecnica
  • Mugello da salvare
  • Libri
    • Gli Autori
    • Lo Scaffale
  • I collaboratori

“Con tutto l’amore di cui siamo capaci”: la storia di Beppe Pratesi

MUGELLO – È stato pubblicato “Con tutto l’amore di cui siamo capaci: il nostro modo di essere preti”, la conversazione di Beppe Pratesi e Lucia Frati con Antonio Schina. Un libro uscito per il Centro di Documentazione di Pistoia Editrice, che ripercorre la vita di Beppe Pratesi, attraversando quasi un secolo di storia: da Luco di Mugello al seminario, alla fabbrica, al sindacato, da Don Milani alle lotte operaie, dai cambiamenti interni alla Chiesa a quelli del territorio e della società: un viaggio durato una vita che Pratesi ha deciso di raccontare senza filtri in questo volume.

Il 20 ottobre 1964 Lorenzo Milani scrive una breve lettera a un giovanissimo prete, che in quel momento è cappellano a San Salvi, quartiere fiorentino, invitandolo a firmare il documento, da lui promosso insieme a Bruno Borghi, contro la rimozione di monsignor Gino Bonanni da rettore del seminario, in cui si pone, per la prima volta, la questione della necessità di un dialogo autentico, non formale, tra vescovo, parroci e fedeli, mettendo in discussione lo stesso rapporto con il vescovo, fino ad allora di dipendenza assoluta. Lorenzo usa una espressione tipicamente sua: “Sei uscito da poco di seminario e saresti un ingrato se ti disinteressassi”. Quel prete è Beppe Pratesi, che non si disinteressa allora e non si disinteresserà più, sempre schierato dalla parte degli ultimi. E’ tra i pochissimi firmatari di quel documento, fondamentale per la Chiesa fiorentina e italiana: “Su certe cose non si torna indietro” dice Beppe, riflettendo cinquant’anni dopo.

Beppe appartiene alla generazione appena successiva a quella di Milani e Borghi: in seminario, a Firenze, ha avuto come rettore appunto Gino Bonanni, vivendo l’esperienza del rinnovamento da lui promosso. Ha avuto come insegnanti, tra gli altri, Enrico Bartoletti, Giovanni Vannucci, Luigi Rosadoni, ha seguito le iniziative del sindaco Giorgio La Pira, è stato partecipe del confronto e delle discussioni che ha suscitato l’uscita, nel 1958, del libro “Esperienze pastorali” di Milani. Cappellano prima a Palazzuolo sul Senio, poi a San Salvi, poi a Montelupo Fiorentino, ottiene dal vescovo di andare a lavorare, assieme ad un altro sacerdote, suo compagno in seminario, Beppe Socci, come bracciante agricolo a Castiglioni, comune di Montespertoli, nella tenuta dei Frescobaldi, avviando nello stesso tempo una comunità, che ha a riferimento i Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld e che suscita interesse e partecipazione. Dopo l’intervento del cardinale Florit, che ordina l’interruzione di questa esperienza “nè lì, né altrove, né in nessun altro luogo”, vive nella comunità del Porto di Viareggio fondata da Sirio Politi, mentre è operaio metalmeccanico alla F.E.R.V.E.T., azienda di riparazione e manutenzione di carri ferroviari. E’ a lungo delegato sindacale, impegnato in vertenze e mobilitazioni, di carattere politico e sociale. Nel frattempo, conosce Lucia Frati, ad un certo punto decidono di andare a vivere insieme, avranno 5 figli e, come racconta Beppe, “continua a fare il prete assieme a lei”: “condividere il sacerdozio con una sposa non solo non è tradimento o abbandono, ma è viverlo con sensibilità femminile, sotto lo sguardo materno e paterno del Padre”.Farà l’esperienza di una cooperativa agricola nel pisano, di un’altra in Mugello, terra delle sue origini, in cui ritorna a vivere alla fine degli anni ’70, è poi vivaista e giardiniere. Fa un’esperienza di volontariato in Burundi. In Mugello, tra le tante iniziative in cui è coinvolto, è attivo nelle lotte ambientali contro l’alta velocità e impegnato nel sociale, soprattutto sul tema della salute mentale, con l’associazione Astolfo, di cui sarà tra i fondatori e poi in solidarietà con le vittime della comunità del Forteto. Una vita intensa, senza mai smettere di considerarsi prete, al di là del rapporto interrotto, non per sua volontà, con la gerarchia, e con un modo che si potrebbe definire “naturale” di risolvere la questione del celibato. In appendice al libro, l’originale della lettera di Borghi e Milani, articoli sulla esperienza di prete operaio, il programma della cooperativa “Il Bosso”, un ricordo di Beppe Bocci, due interventi sulla visita di papa Francesco a Barbiana.

©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 3 maggio 2021

Print Friendly, PDF & Email
About the Author
Previous Story

La civetta porta disgrazia: a chi?

Next Story

La cultura arriva a Scarperia e San Piero con “Librata in Piazza”

Related Posts

0

Mario Lancisi racconta Don Milani e il suo rapporto con il Mugello

Posted On 03 Mar 2023
, By Nicola Di Renzone
1

Mario Lancisi presenta il suo libro su don Milani alla biblioteca di Borgo San Lorenzo

Posted On 27 Feb 2023
, By Irene De Vito
0

“Le Ragazze di Barbiana”: sarà presentato online il libro di Sandra Passerotti

Posted On 03 Mar 2021
, By Andrea Pelosi
0

Le classi del Giotto Ulivi sulle orme di don Milani

Posted On 31 Gen 2020
, By Irene De Vito

Leave a Reply Annulla risposta

*
*

© Il Filo 2013 CF/P.IVA 05160370481 - Informazioni sul copyright
Web project by Polimedia - Siti che funzionano