Felicità respirabile appartiene ad Inno alla gioia (1983) di Margherita Guidacci e prende spunto dallo stesso passo del poeta spagnolo Jorge Guillén che fa da epigrafe all’intera raccolta, ovvero i primi versi di Amor a Silvia (Homenaje II 27): “Habito el amor. / Me envuelve, / Solar, el viento profundo / De una dicha respirable” (traduzione italiana: ‘Abito l’amore. / Mi avvolge / Solare, il vento profondo / Di una felicità respirabile’). Ma l’entusiasta solarità delle parole di Guillén è riletta dalla Guidacci attraverso l’estasi di una fra le più celebri apparizioni divine narrate dalla Scrittura, per disegnare uno stato di gioia momentanea e pervasiva, non avvertibile per visione ma percepibile con la totalità del proprio essere, quasi fosse un anticipo della beatitudine che attende i corpi dei risorti. Il ‘solare senso di esistere’ è infatti “innanzitutto recepito e rivelato dal corpo, per cui l’eternità risulta preceduta dagli istanti protratti della perfezione provata” (così Marco Marchi, Abitare l’amore. “Inno alla gioia” di Margherita Guidacci, in Per Margherita Guidacci, Atti delle giornate di studio, a cura di Margherita Ghilardi, Firenze, Le Lettere, 2001, pp. 135-50, a p. 144).
FELICITA’ RESPIRABILE
(da Inno alla gioia)
…una dicha respirable
Jorge Guillén
Non c’investì come un vento gagliardo1, non incendiò roveti
non ci costrinse a volgere altrove lo sguardo
tremanti di sgomento2, sopra una terra sacra.
Fu una brezza dolcissima3, appena percettibile
in un trasalimento4 di foglie e nell’assenso dell’erba:
carezza sui capelli e farfalla di luce5
posata a un tratto su una crespa6 d’acqua.
E noi la conoscemmo7 dalla pace
che ci avvolse profonda8 – come di agnelli al meriggio,
quando null’altro conta fuorché il solare9 senso di esistere.
Non fu la mente, infatti, ma il nostro corpo stesso che per primo l’accolse
in larghi sorsi di vita: felicità respirabile.
1. gagliardo: vigoroso, veemente. Riferimento esplicito all’apparizione di Dio al profeta Elia sul monte Oreb: “Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti… ma il signore non era nel vento…” (Primo Libro dei Re 19, 9-12). – non incendiò roveti: qui e ai versi seguenti il riferimento va invece all’apparizione di Dio a Mosè: “L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto… Il Signore… riprese: ‘Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!’… Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio” (Libro dell’Esodo 3, 1-6).
2. sgomento: stato di grave smarrimento e paura.
3. brezza dolcissima: prosegue qui il rinvio all’episodio dell’apparizione di Dio ad Elia, già presente al verso 1: “Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello…” (Primo Libro dei Re 19, 12-4).
4. trasalimento: sussulto improvviso. – assenso: indica il docile piegarsi dell’erba, che sembra annuire assecondando il lieve movimento del vento.
5. farfalla di luce: piccola lama di luce sull’acqua, paragonata alle ali di una farfalla per il suo dolce e rapido ondeggiare.
6. crespa: increspatura sulla superficie di uno specchio d’acqua.
7. conoscemmo: riconoscemmo; da intendersi come intima conoscenza interiore.
8. profonda: da riferirsi a pace del verso precedente. – meriggio: le calde ore del mezzogiorno, quando il sole è alto sull’orizzonte. Il paragone con la quiete del gregge nasce da un immaginario tipico della Scrittura, si ricordi ad esempio Cantico dei Cantici 1, 7 “Dimmi… dove vai a pascolare il gregge, dove lo fai riposare al meriggio”.
9. solare: è ripreso dal passo di Guillén riportato in epigrafe, così come l’aggettivo profonda del v. precedente.
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