
FIRENZUOLA – Il Codice Napoleonico venne applicato in Toscana a partire dal 1809; si può definire il primo codice moderno, nel quale si trovano norme chiare e da applicare con facilità, e dove si introducono concetti oggi considerati fondamentali come: l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, lo stato laico e la libertà di coscienza. A partire da tale data viene tolta, per la prima volta, l’esclusività della tenuta dello stato civile da parte dei parroci, tenuta che era divenuta obbligatoria, per le istituzioni ecclesiastiche, a partire dal Concilio di Trento. Lo stato civile diventa inderogabile per i sindaci delle varie comunità, che devono istituire degli uffici appositi per la sua gestione.
Anche a Firenzuola il maire (sindaco) si deve occupare della sua stesura in prima persona o tramite un suo delegato. Le nascite, morti e matrimoni vanno denunciati agli appositi uffici; ai parroci comunque viene tolta solo l’esclusività, ma non la possibilità di continuare documentare tali eventi nei registri parrocchiali. In sostanza lo stato laico fa sua una prerogativa che per secoli era stata di esclusiva competenza della Chiesa.
La lettura di vecchi documenti riguardanti il matrimonio ci mostra il funzionamento di questa istituzione ai primi dell’ottocento, durante la dominazione francese. In precedenza, il matrimonio, veniva celebrato solo in forma religiosa, l’introduzione del codice dette, a questo ordinamento, un’impronta fortemente laicista, dando disposizione di effettuare il rito civile prima di quello religioso, imponendo anche forme di stretto controllo nei confronti dei parroci, spesso insofferenti verso queste norme.
Ho preso ad esempio alcuni atti riguardanti il matrimonio di un abitante del popolo di Cornacchiaia, e precisamente di Sigliola, per addentrarci sul suo funzionamento a Firenzuola, nel periodo di dominazione francese.

Avanti la celebrazione dovevano essere fatte due pubbliche denunzie. Il sindaco o un suo delegato si trasferivano davanti alla porta del palazzo municipale alle 10 del mattino, sempre di domenica. Qui rendevano pubblica, leggendola a voce alta e intelligibile la promessa di matrimonio, indicando i nomi dei contraenti, quelli dei genitori, la loro condizione, il popolo di appartenenza e l’età
Il testo di questa denunzia restava affisso sulla porta del palazzo municipale. La pubblicazione andava ripetuta 8 giorni dopo, sempre di domenica e alla solita ora. La pubblicazione avveniva anche a voce, in quanto la maggior parte della popolazione non sapeva leggere e scrivere, e di domenica perchè si riteneva che in quel giorno vi fosse maggior afflusso di persone nel paese. All’epoca il municipio si trovava su via Giovanni Villani, poco dopo la chiesa di San Giovanni Battista, venendo da Porta Fiorentina. Il matrimonio poteva essere celebrato, se non vi erano opposizioni, non prima del terzo giorno successivo alla seconda pubblicazione. Tali pubblicazioni avevano valore per un anno, dopodichè doveva essere rifatta tutta la procedura. Questi atti erano riportati in un apposito registro. Per il codice la maggior età era stabilita in 21 anni per le donne e 25 per gli uomini; per i minori occorreva il consenso del padre edella madre senza il quale non era possibile sposarsi e in caso di celebrazione, questa poteva essere dichiarato nulla e l’ufficiale di stato civile sanzionato; in caso di mancanza dei genitori erano gli ascendenti che dovevano dare l’autorizzazione. Le nozze non potevano essere celebrate prima dei diciotto anni per l’uomo e i quindici per la donna. Una volta maggiorenni i contraenti dovevano chiedere, come atto formale, il consenso ancora per cinque anni; in caso di opposizione dovevano eseguire la richiesta per due volte a distanza di un mese, alla terza potevano celebrare il matrimonio anche senza preventiva del genitore.
Se nessuna opposizione veniva presentata si procedeva alla celebrazione del matrimonio. Agli sposi venivano letti i documenti che li riguardavano e il capitolo sesto del codice napoleonico, che riguardava le cause e la procedura per il divorzio (introdotto dallo stesso codice). Veniva poi chiesto separatamente agli sposi se intendevano prendere marito o moglie; per la legislazione allora vigente il consenso delle parti era indispensabile, pena la nullità dell’atto. Espletate queste formalità il il matrimonio era considerato celebrato. Veniva redatto l’atto alla presenza di quattro testimoni i quali, se sapevano scrivere, lo firmavano.

Per esempio, abbiamo preso i documenti relativi alle nozze celebrate di Giovanni Moncelli e Maria Domenica Casini, entrambi del popolo di Cornacchiaia, celebrate il 9 agosto 1813. Sappiamo che Giovanni era morto il 26 gennaio 1841, che di condizione era proprietario, ma che esercitava anche l’attività di muratore. La nascita è incerta, dovrebbe attestarsi tra il 1771 (l’atto di morte dichiara l’età di 70 anni) e il 1773 (l’atto di matrimonio dichiara 40 anni). Il suo ricordo rimane anche scolpito su un’architrave posta a Sigliola sulla quale si legge: “FECE DI SUA MANO GIOVANNI MONCELLI 1823”.
Di seguito riporto la trascrizione di una delle due pubblicazioni e dell’atto di matrimonio entrambi rilasciate davanti a Dionisio Berti, ufficiale facente funzioni in luogo del sindaco di Firenzuola Pietro Vivoli.
Pubblicazione
L’anno milleottocentotredici il di diciotto domenica del mese di Luglio
Noi Dionisio Berti aggiunto al Maire Ufficiale dello Stato civile della Comunità e Cantone di Firenzuola, dipartimento dell’Arno, dopo che ci siamo trasferiti sulla porta principale del nostro Palazzo Municipale, a ore dieci di mattina abbiamo denunziato e pubblicato per la prima volta, che vi è promessa di matrimonio infra Giovanni Moncelli di anni quaranta proprietario domiciliato a cornacchiaia in questa Comune figlio maggiore del fu Moncelli Giuseppe, e della vivente Lucrezia Casini proprietaria domiciliata in detto luogo e la ragazza Maria Domenica Casini di anni venticinque proprietaria domiciliata nell’anzi detto popolo figlia maggiore del fu’ Giuseppe Casini e di Maria Caterina di Paolo proprietaria domiciliata nel suddetto popolo di Cornacchiaia. La qual denunzia letta a voce alta è stata affissa alla porta d’ingresso [del] Palazzo municipale
Segue firma: Dionisio Berti
Atto di matrimonio

L’anno milleotocentotredici il di nove del mese d’agosto a ore due pomeridiane avanti a noi Dionisio Berti aggiunto al Maire Ufficiale dello stato civile della Comunità , e Cantone di Firenzuola Dipartimento dell’Arno sono comparsi Giovanni Moncelli d’anni quaranta compiti proprietario e domiciliato in Cornacchiaia popolo della Comunità suddetta figlio maggiore di Giuseppe Moncelli morto in detto popolo il di ventuno agosto millesettecentonovantasei come appare dall’atto di morte spedito da quest’Ufizio di Stato Civile decto di nove Agosto corrente, e di Lucrezia Casini proprietaria domiciliata in detto popolo di Cornacchiaia qui presente e consenziente, e la Maria Domenica Casini di anni ventiquattro compiti proprietaria nello stesso Popolo di Cornacchiaia. Figlia maggiore di Giuseppe Casini morto nel medesimo Popolo di sedici febbraio milleottocentoquattro come appare dall’atto di morte spedito dall’Ufizio suddetto in questo corrente giorno, e di Maria Caterina di Paolo pure proprietaria domiciliata in detto popolo e qui presente, e consenziente, i quali ci hanno fatto istanza di procedere alla Celebrazione del Matrimonio progettato tra loro e le di cui denunzie sono state fatte sulla porta principale del nostro Palazzo Municipale cioè la prima il di diciotto, e la seconda il di venticinque del prossimo passato mese di luglio a ore dieci di mattina non essendo stata affacciata opposizione alcuna a detto matrimonio abbiamo ammessa alcuna istanza; e dopo aver loro letti, i documenti relativi, e il capitolo sesto del titolo del Codice Napoleone del Matrimonio abbiamo domandato al futuro sposo , e alla futura sposa, se vogliono prender per marito, e per moglie avendo ciascuno di essi risposto separatamente, e affermativamente dichiariamo in nome della Legge che detti Giovanni Moncelli e Maria Domenica Casini sono uniti in matrimonio, su di che abbiamo steso il presente atto alla presenza dei Signori Antonio del fu Giacinto Liverani d’anni quarantotto bracciante e Francesco del fu Giuseppe Landi di anni trentasei donzello di questa Mairie, Antonio del fu Giovanni Raffini di anni quarantasei, e Sabato del fu Giuseppe Ferri contadino di anni trentacinque tutti quattro domiciliati in detta Comunità di Firenzuola dopo essere stato a tutti letto lo hanno firmato con noi solamente i tre testimoni Liverani Landi e Raffini avendo l’altro testimone Ferri, gli Sposi, e le rispettive loro madri dichiarato di non sapere scrivere.
Seguono firme autografe: Francesco Landi Antonio Liverani Antonio Raffini Dionisio Berti.
Sergio Moncelli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 4 settembre 2022
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