“I valori” di Stefano Piovanelli. La recensione di Calogero Di Sazio
MUGELLO – Dopo “Il valore degli altri. Le relazioni umane come risultato dell’operare mentale” pubblicato nel 2016 – e affiancato da una meritoria azione in favore dei senza fissa dimora, il cui valore umano e i cui diritti vengono in più modi disconosciuti dalle stesse Istituzioni –, Stefano Piovanelli esce ora con l’altrettanto bello e ricco volume intitolato semplicemente “I valori”.
Come ricorda nell’introduzione, il suo riferimento principale è costituito dalla Scuola Operativa Italiana (SOI) di Silvio Ceccato, Giuseppe Vaccarino e Vittorio Somenzi. Ceccato in particolare si pose l’obiettivo di “giungere a una cibernetica della mente” e, già “negli annai ’50 realizzò un prototipo di mente meccanica, che prese il nome di Adamo II”. Per Ceccato – continua Piovanelli – “il valore attribuito non è qualcosa di predefinito, ma il risultato di un processo, in particolare di una operazione di confronto. L’esito può essere costituito da un’uguaglianza, da una differenza, da una misura. Se l’esito del confronto produce il soddisfacimento di bisogni e aspettative, i valori che ne risultano sono conformi o positivi; disfunzionali o negativi se non vengono soddisfatti”.
Insieme alla SOI, Stefano ritiene che: la conoscenza sia un processo, e in quanto tale perfettibile, come è inteso nella metodologia della ricerca scientifica; in generale, se le definizioni non sono operative – e cioè in grado di descrivere le concrete azioni con cui possiamo effettuare delle misurazioni, e quindi formulare dei concetti –, esse sono a rischio di basarsi su metafore e analogie di per sé scorrette, e spesso particolarmente vaghe o distorcenti. Ricordo che nei suoi libri Ceccato cerca spesso di tradurre le parole in definizioni operative, tali da guidare l’azione delle menti elettroniche che studiava.
Su questa base, Stefano rifiuta la metafisica e l’ambiguità delle sue definizioni – come quelle relative alla realtà, al rapporto causa-effetto, all’identità di qualcosa in generale e di una persona in particolare, ecc. –. Rimanendo fedele a questa ottica concreta e processuale, sottolinea come agiamo in maniera differente a seconda delle situazioni – e del modo in cui vi interagiamo –; il che in effetti mostrano un po’ tutti gli esperimenti di psicologica. Rispetto all’essere umano, sintetizza questo aspetto scrivendo che siamo né uno, né molti – e non a caso cita Pirandello –. Continua concentrandosi particolarmente su come costruiamo i nostri concetti, valori, ruoli, visioni del mondo – nonché le azioni che ad esse si intrecciano –, e come possiamo divenirne prigionieri – la SOI parla di dipendenze dell’operare –. Parente stretta e antica di questa ottica è certamente la visione metodologica inaugurata da Galileo.
Personalmente, vi intravedo delle somiglianze anche con i concetti della “rivoluzione kantiana” – ma non sono sicuro che Stefano condivida –, la quale intese chiudere alla possibilità di una conoscenza metafisica aprendo maggiormente a quella scientifica, nonché al tentativo di capire in che modo conosciamo e costruiamo la nostra visione delle cose. Più recentemente, è ovvio ricordare le visioni sistemiche e costruttiviste, e ancor la cibernetica; fors’anche la filosofia analitica. Peraltro queste basi “logiche” vengono usate da Piovanelli per studiare – con grande e ampio uso di studi provenienti dalle varie Scienze, e di osservazioni personali – anche il nostro mondo emotivo, sociale, politico, e le conseguenze negative e persino drammatiche a cui ci portano le dipendenze dell’operare; per cui il suo discorso non rimane quello del freddo studioso e osservatore ma, coerentemente con la sua ottica processuale, diviene anche fortemente impegnato.
In tal senso, vi si può forse leggere tra le altre anche una parentela con le elaborazioni della Scuola di Francoforte; o meglio con Bertrand Russell, logico matematico molto impegnato sul piano socio-politico. Il libro è diviso in tre capitoli: il primo riguarda i valori che si rifanno alla trascendenza. Vi sono analizzati i processi che danno luogo al pensiero trascendente e a quello realistico, all’uso del sacro come forma di potere, alla creazione di concetti contestuali – quali “materia” ed “energia –, di categorie di vario genere – affrontate per tipologie –, e al loro uso nella formazioni di ideologie e valori; nonché le incongruenze, contraddizioni, conseguenze negative che ne derivano; il secondo capitolo, intitolato “paradigmi e confronti”, discute delle visioni più generali, dei nostri “paradigmi” – ovvero dei nostri riferimenti fissi –, e di come possano risultare erronei e controproducenti; di come possano influenzarci, divenire profezie che si autoavverano, indurci alla rassegnazione, risultare in contraddizione con altre nostre azioni, renderci più facilmente sfruttabili, portarci a giustificare anche le azioni più immorali e dannose, ecc. Ogni paragrafo discute di una tipologia differente di dipendenze dell’operare, sempre con ampia citazione di esperimenti, studi e osservazioni provenienti da numerosi campi; il terzo capitolo, intitolato “i valori resi quantificabili”, tratta anche di gerarchie sociali, ruoli, status; del valore attribuito a sé, agli altri, alle varie “cose”; nonché degli strumenti con cui si cerca di misurare il valore, soprattutto delle persone. Piovanelli analizza e critica il ruolo e il valore attribuito al denaro, il modo in cui viene sfruttato il debito, ma anche il diffuso uso di quantificatori quali i test di intelligenza. Ciò costituisce una estrema sintesi.
Il libro è così ricco che si può leggerlo varie volte, trovandovi ancora qualcosa di interessante che non si era ben compreso o memorizzato. Stefano conclude che l’approfondimento della consapevolezza delle operazioni mentali che costruiamo, – intrecciandole con le nostre azioni, o con le società da cui veniamo influenzati, e che influenziamo – potrebbe essere importante per affrontare le nostre sfide personali, e quelle molto più ardue – forse soprattutto ecologiche e concernenti la pace – che ci attendono come collettività.
Calogero Di Sazio
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 24 ottobre 2022