Il mistero della “Fonte a bottone”

Spaccapietre sul selciato per Vezzano- anni Cinquanta
VICCHIO – Quando Antonio tornava dai campi e vedeva Carolina la felicità invadeva il suo cuore. Certo, la poteva incontrare solo quando lei andava a messa; in quelle occasioni il giovane la osservava di nascosto da dietro qualche pagliaio con il cuore in tumulto.

la sorgente
Una volta la ragazza lo aveva visto di sfuggita e le era subito sfuggito un emozionato sorriso.. In quell’anno, si era negli anni Cinquanta, la siccità aveva colpito duramente il Mugello e Antonio, visto lo scarso raccolto, era stato costretto in piena estate ad andare a spaccare le pietre che servivano a rifare il selciato della strada che conduceva al paese di Santa Maria a Vezzano. Così anche quella sera se ne tornava stancamente a piedi verso la sua casa sotto le montagne con il pesante piccone sulle spalle quando ecco che la vide di nuovo sotto una quercia nei pressi del fosso di Vagliano.

la sorgente
Antonio s’avvicinò a Carolina che arrossì e abbassò lo sguardo; non ci fu tempo per riflettere, perché Antonio d’impeto la baciò. Nella foga di quel bacio nascosto e rubato un piccolo bottone intarsiato si staccò dalla camicetta della ragazza e ruzzolò nel profondo fosso. Disperata, Carolina chiese ad Antonio di andarlo a recuperare, altrimenti a casa sarebbero stati dolori. Il ragazzo si gettò incurante dei rovi nell’avvallamento dimenticandosi persino del pesante piccone che aveva ancora in mano; a un certo punto inciampò e l’attrezzo gli sfuggì volando dall’alto fino al fondo del fosso andandosi a conficcare, come attratto da una forza misteriosa, tra due grossi massi. Antonio cercò a lungo il bottone, sensibile alle accorate invocazioni della ragazza, ma non ne trovò traccia.
Cercò allora di recuperare almeno il piccone, ma nel toglierlo dalle rocce una polla di acqua abbondante e purissima sgorgò dal sottosuolo. Così, grazie a quel colpo di fortuna s’alimentò d’improvviso un fossatello che andava a finire molto più a valle nell’Ensa e che c’è ancora, ben vivo e freschissimo anche durante la calura estiva. Naturalmente, appena giunta a casa la ragazza si beccò una robusta romanzina quando cercò di accampare delle scuse per la mancanza dell’ormai famoso bottone. Nei paesi le voci, si sa, corrono più forte delle lepri, e tutti sapevano già del bacio rubato; in qualche modo si doveva porre rimedio. Così quel semplice, innocuo bottone caduto riuscì in primo luogo a dare il nome a una sorgente che da quel momento in poi fu detta “la fonte al bottone”, a risolvere il problema della siccità che da allora non fu più un problema almeno per i contadini dei poderi confinanti.

fidanzamento contadino
Infine, costrinse due giovani a unirsi in matrimonio, e un uccellino mi ha riferito che la cosa ai due ragazzi non fece assolutamente dispiacere. Resta il mistero del bottone intarsiato; nonostante sia stato cercato a lungo dai ragazzi del posto che ormai lo consideravano una specie di sacro talismano dell’amore, nessuno è più riuscito a ritrovarlo; per caso, non sarà mica stato un bottone magico?
Fabrizio Scheggi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – Maggio 2023
Una bella storia d’amore di altri tempi.
Ma il vero miracolo, se il corso d’acqua esiste ancora, non è tanto il suo sgorgare improvviso quanto la sua sopravvivenza.
Forse è lontano dalla direttrice dell’alta velocità e la sua sorgente non ancora intercettata.
Ma non temano i maggiorenti locali e regionali che tanto hanno a cuore l’ambiente del Mugello. Dove la TAV non è riuscita i lavori per l’installazione delle pale eoliche sul Giogo di Corella sicuramente prevarranno.